La riserva ricopre circa 600 dei complessivi 950 ettari di Filicudi. L’isola – il cui nome deriva da “Phoenicusa” che in latino vuol dire ricca di felci – è geologicamente la più antica delle Eolie, ha una superficie di 10 kmq. e una forma leggermente ovale che si prolunga a sud-est, come una virgola, nel promontorio di Capo Graziano collegato al resto dell’isola da una stretta lingua di terra (e dove sono stati portati alla luce i resti di un villaggio di capanne dell’età del bronzo).
L’isola – punto di sosta di uccelli migratori tra cui Aironi e Fenicotteri – è la parte superiore di una struttura vulcanica sommersa ed è costituita dai prodotti di sei centri eruttivi oramai inattivi, tre dei quali sono gli antichi vulcani di Fossa delle Felci (774 m.) che porta lo stesso nome di quello di Salina, Montagnola (m. 383) e Monte Terrione (m. 278). Caratteristici sono i terrazzamenti nei quali è fiorente la coltivazione del cappero (detto “orchidea delle Eolie”). I suoi abitanti – poche centinatia nei mesi invernali – sono insediati a Filicudi-Porto, Pecorini e Valdichiesa.
Le coste alte, quasi a vertigine sul mare, presentano bellezze non comuni. Declivi con terrazze rivestite di boschi di ginestre e digradanti verso il mare, seguono a strette valli, a dirupate scogliere e a coste ora severe, ora ridenti. Predomina la macchia mediterranea impostasi sui terreni un tempo coltivati, ma non mancano vicino alle abitazioni piante come il Pino, l’Ibiscus e la Bouganvillea. L’attrattiva principale è però il mare incontaminato dove e qua e là si ammirano singolari formazioni (come lo scoglio Giafante, simile, per l’appunto, alla zampa di un elefante) e profonde cavità. Notevoli quelle del Maccatore, di S. Bartolomeo, del Perciato e la famosa Grotta del Bue Marino. La leggenda la voleva piena di mostri ma in realtà è stata abitata dalla Foca monaca. I giuochi di luce all’interno producono fenomeni di rifrazione suggestivi che ne fanno un angolo tra i più incantati delle Eolie.
Sulla rotta per Alicudi si profilano (entrambi riserva integrale anche perchè sito di nidificazione del Falco della regina) lo scoglio Montenassari e lo Scoglio Canna alto circa 80 metri! Sarebbe quanto resta di un antico condotto di alimentazione di un apparato vulcanico o forse un imponente getto di lava pietrificato. Nei pressi veniva praticata la pesca del corallo e delle spugne e comunque in tutto il mare dell’isola fiorisce la pesca di Aragoste, Cernie e Ricciole.
La riserva è stata istituita con Decreto regionale del 25 luglio 1997 ed è affidata in gestione all’Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana.