Si estende per circa 2.500 ettari tra i boschi dei Monti Sicani, in territorio dei Comuni di Contessa Entellina, Giuliana e Sambuca di Sicilia, a cavallo delle province di Palermo e Agrigento. Percorrendo i sentieri che la attraversano si possono ammirare testimonianze dell’antica civiltà contadina (marcati, bevai, neviere) ed un suggestivo paesaggio boschivo caratterizzato da imponenti formazioni rocciose separate da profondi canali. Comprende un bosco naturale di querce ed uno artificiale di conifere ed è di particolare interesse non solo per la ricca vegetazione garantita dal manto boschivo e dal ricco sottobosco ma anche per la presenza del sito archeologico di Monte Adranone (VI-III sec. a. C.), antica città degli Elimi, e dell’Abazia di S. Maria del Bosco (XVI sec. d. C.). Sono diversi i sentieri che portano alla scoperta di questo meraviglioso luogo tra i quali il “Sentiero per Monte Genuardo” che arriva sulla cima da dove si vedono i centri abitati di Sambuca e Giuliana, i laghi Arancio e Garcia e l’Etna in lontananza.
Il bosco è caratterizzato in massima parte da Leccio e Roverella, Acero campestre e Sorbo montano. Il sottobosco da Pungitopo, Biancospino e Rosa canina. Tra le specie rare il Giaggiolo siciliano, la Bivonea gialla e l’Evax delle Madonie. Negli ambienti umidi Cerfoglio e Asplenio. Tra la fauna Conigli selvatici, Gatti selvatici e Martore. Per l’avifauna il Picchio rosso maggiore, il Picchio muratore, il Rampichino, la Capinera, la Cinciallegra e rapaci come l’Allocco, il Barbagianni, la Civetta, lo Sparviero, il Falco iodolaio, che nidifica, e l’unico avvoltoio rimasto in Sicilia: il Capovaccaio. Tra i rettili la vipera, il saettone e il geco.
Il sito archeologico di Monte Adranone è inerente a un insediamento greco punico a 1000 metri di quota. Gli scavi hanno portato alla luce una necropoli, le mura di cinta e vari settori dell’area suburbana. Numerosi i reperti rinvenuti tra cui un superbo corredo funerario di crateri fittili e suppellettili bronzee scoperto nel 1886 da ignari contadini nella “Tomba della Regina”. L’Abazia di Santa Maria del Bosco deve il suo nome al ritrovamento da parte di alcuni eremiti dell’effige della Madonna all’interno del cavo di un albero. Distrutta nel 1643, fu ricostruita su progetto del Vanvitelli nel 1757 ed è costituita da un edificio principale con due chiostri in stile classico con al centro una fontana. Dal secondo chiostro si può accedere al refettorio dove si trova l’affresco sulla “Moltiplicazione dei Pani”.
La riserva, istituita con Decreto regionale n. 479 del 25 luglio 1997, è affidata in gestione all’Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana.