La riserva, estesa 2.800 ettari, è costituita dal Monte San Calogero, l’antico Euraco, che dall’alto dei suoi 1.326 metri domina la baia di Termini Imerese (PA). Un tempo rifugio di eremiti, oggi è caratterizzato da una florida vegetazione, da piccole gole scavate dai corsi d’acqua e da interessanti micro-cristalli osservabili in contrada Poggio Balate, dove dalle rocce emergono correnti idrotermali di fluorite che originano minerali particolarissimi. A proposito del suo nome, il territorio montano che si estende tra Caccamo e Termini era frequentato da calogheri, eremiti che avevano scelto di vivere nella solitudine; questi anacoreti erano venerati dagli abitanti del luogo e questa devozione diede origine al culto di San Calogero. Resti di insediamenti importanti come il dolmen di Mura Pregne, nel settore nord-est della riserva, il sito archeologico di Himera e castelli, torri di avvistamento, mulini, caricatori per il commercio del grano, ponti ed edifici religiosi sono testimonianze di un fermento che il territorio ha via via perduto. Nei secoli il monte è stato interessato da forze terrestri che ne hanno fratturato l’unità: è, infatti, possibile distinguere due grandi sistemi di faglia. L’erosione fluviale delle rocce calcaree ha comportato la formazione di imponenti gole, canaloni e forre mentre lo studio del carsismo sotterraneo ha messo in evidenza sulle pendici un profondo ipogeo che ancora non è stato studiato a causa della sua inaccessibilità.
Diversi i boschi di Sugheri, Lecci, con praterie di Euforbia, Carrubi, Ginestre. In alcuni valloni e depressioni lembi di copertura boschiva, una lecceta cespugliosa, un bosco artificiale a Pini ed eucaliptie. Le rocce verticali o strapiombanti sono spesso ammantate di edera. Nell’ambiente rupestre vivono il Cavolo rupestre, l’Euforbia di Bivona-Bernardi, la Stellina di Sicilia, il Litospermo a foglie di rosmarino, il Garofano rupestre, la Camomilla di Cupane, la Bocca di leone siciliana, l’Iberide rifiorente ed altre piante. Nota curiosa sono le erbe cosiddette “spaccapietre”, utilizzate per la cura dei calcoli renali (Atamanta siciliana e Cedracca comune). Copioso risulta l’Ampelodesma, chiaro indice di degrado dell’ecosistema. Tra gli arbusti si notano l’Orniello, il Carrubbazzo, la Ginestra spinosa, il Pungitopo. Tra i nuclei di bosco e gli arbusteti c’è la prateria che nelle zone pascolate presenta piante resistenti come la Spina bianca, Carciofo selvatico e Onopordo maggiore. Buona fioritura primaverile di orchidee tra cui l’Ofride gialla e la Fior di vespa, l’Orchidea aguzza, a farfalla e la screziata. Si trovano anche orchidi come la Tridentata e quella di Branciforti. Ricca la presenza di insetti (coleotteri ed emitteri e variopinte farfalle). Arrivando in vetta, attraverso le piste forestali, si potrà godere, infine, di un panorama spettacolare.
La riserva, istituita con Decreto regionale n. 742 del 10 dicembre 1998, è affidata in gestione all’Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana.