La Riserva protegge un ambiente carsico di elevato interesse. Ricade nei territori di Santa Ninfa e Gibellina (TP), su un altopiano caratterizzato da numerose cavità sotterranee. Comprende la grotta di maggiore estensione ed interesse e parte del suo bacino di alimentazione esteso 150 ettari, denominato “Biviere”. La Grotta è la più estesa e interessante delle 40 scoperte in zona. E’ un complesso sistema ipogeo orizzontale, esteso circa 1.400 metri, formatosi ad opera del torrente Biviere che nasce dal Monte Finestrelle, scorre nella valle e termina il suo corso superficiale in un inghiottitoio, un salto di 7 metri attraverso cui le acque si riversano nel sottosuolo contribuendo a formare la grotta. Il corso d’acqua sotterraneo, dopo aver attraversato la cavità, termina in un sifone non percorribile dall’uomo e riemerge in una risorgiva. La Grotta, formata da due gallerie sovrapposte, è costituita da cunicoli sagomati dalla forza delle acque che un tempo la riempivano completamente. Il ramo superiore, ormai quasi asciutto, è ricco di spettacolari formazioni (cupole, canali di volta, meandri) testimonianza dell’antico passaggio delle acque. Nel ramo inferiore, attivo di scorrimento idrico, l’azione dell’acqua provoca evoluzione negli ambienti. Le concrezioni presentano grandi dimensioni e variabilità di colori e forme: colate e colonne, stalattiti e infiorescenze raggiungono dimensioni di un metro e interessano gallerie e saloni. Negli angoli riparati crescono le eccentriche, stalattiti modellate dalle correnti d’aria e in alcune zone si sviluppano le Pisoliti, dette “perle di grotta” per la loro bellezza e rarità.
Il Biviere è caratterizzato da fenomeni sotterranei (grotte) e superficiali (doline, inghiottitoi, valli cieche). Abitate fin dalla protostoria (c’è anche una necropoli paleocristiana), le contrade della riserva diventano villaggi sotto gli arabi e feudi nel 1600. Nel 1968 vengono rase al suolo dal terremoto della Valle del Belice e vengono ricostruite negli anni ’70-’80 (nelle vicinanze il “Cretto di Burri” che ricopre Gibellina vecchia). Dominano coltivi e rimboschimenti. Tuttavia sopravvivono lembi di macchia mediterranea, caratterizzata da euforbia arborea, timo, orchidee selvatiche e diverse specie endemiche e rare. La fauna comprende Riccio, l’endemico Toporagno di Sicilia, Coniglio, Istrice, Donnola, Volpe. Fra gli uccelli la Poiana, il Gheppio, l’Usignolo, la Ghiandaia, il Gruccione. Pe gli anfibi il Discoglosso. D’interesse la fauna della grotta dove è stata scoperta una specie di artropode nuova per la scienza: il millepiedi “Choneiulus faunaeuropae”.
Gli uffici della riserva – istituita con Decreto regionale del 16.5.1995 integrato l’11.8.1995 e affidata in gestione a Legambiente – hanno sede a Santa Ninfa e dispongono di sala video e biblioteca.