Incastonata nei monti Iblei, si estende per 3900 ettari in territorio dei Comuni di Sortino, Ferla, Cassaro, Buscemi e Palazzolo Acreide (SR). Prende il nome dall’omonimo fiume ed è di grande rilievo paesaggistico, botanico e storico-archeologico. Di straordinaria bellezza è il sistema delle “cave” prodotte dall’azione millenaria dei corsi d’acqua che hanno disegnato canyon. La valle del fiume Anapo (che vuol dire “invisibile” perché in molti punti si ingrotta e scompare alla vista) comprende anche Pantalica, abitata fin dall’età del bronzo. Verso la metà del XIII sec. a. C. i Sicani, stanziati sul mare, si spostano nell’entroterra e scelgono questa zona perchè le coste non sono più sicure. Della città resta poco, eccetto l’incredibile numero di tombe scavate (chissà con quale fatica, visto che il ferro non era ancora stato scoperto) nelle scoscese pareti calcaree. Sono più di 5000 quelle che punteggiano le pareti formando cinque necropoli. In seguito Pantalica rivive con i bizantini che vi impiantano piccoli villaggi rupestri ma dopo viene abbandonata. Emergenze paesaggistiche sono: i Platani orientali lungo il fiume; La Necropoli di Filiporto; il Palazzo del Principe o “Anaktoron”, costruito con tecnica megalitica e attribuito a maestranze micenee; l’Oratorio di San Nicolicchio; la Chiesetta di San Micidario; l’insediamento bizantino di Cristo Pantocratore; i fori di sfiato e l’acquedotto Galermi, costruito dal tiranno Gelone per convogliare le acque del fiume fino a Siracusa e tuttora utilizzato per scopi irrigui. Il percorso della valle si snoda in uno straordinario paesaggio di gole e pareti strapiombanti e una strada soprastante offre suggestivi panorami delle profonde fenditure create dall’Anapo o dal Torrente Cava Grande suo maggiore affluente. Nel 2005 Pantalica è stata dichiarata Patrimonio dell’UNESCO.
Nel fiume abitano la Trota siciliana e la Trota fario (indice di elevata qualità delle acque), la Tinca, Anguille e Granchi. Tra gli anfibi, Rana verde e Discoglosso dipinto. Sulle rocce l’Oleandro. Il bosco ripariale è costituito da Salici, Pioppo nero, Orniello, Carpino e Roverella mentre nel sottobosco Vitalba, Biancospino, Lentisco, Euforbia e Pungitopo. Legati al fiume sono il Martin pescatore, Merlo acquaiolo, Gallinella d’acqua, Piro piro piccolo. La macchia è a Leccio, Terebinto, Fillirea e Alaterno. Qui si aggirano Gatti selvatici, Volpi, Martore e Donnole. Nelle zone scoscese Coturnici di Sicilia e inoltre Upupa, Codibugnolo di Sicilia, Scricciolo e Ballerina bianca e si può avvistare la rara Aquila di Bonelli, il Falco pellegrino e il Lanario. Tra i rettili il rarissimo Colubro di Riccioli. Vi fioriscono 59 tipi di orchidee ed anche specie rare o endemiche. Rivestono particolare interesse botanico la Salvia triloba, la Phlomis fruticosa e la Ferula comune.
La riserva, istituita con Decreto regionale del 25.7.1997, è affidata in gestione all’Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana.