Nell’ambito del corso di Fondamenti del restauro tenuto dal professor Andrea Alberti (soprintendente belle arti e paesaggio per le province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso) presso l’Università IUAV di Venezia, si è analizzato un processo di studio territoriale che tiene conto, in primis, delle comunità e delle preesistenze di un luogo. Perchè il restauro non identifica soltanto l’intervento diretto su una struttura, ma “costituisce il momento metodologico del riconoscimento dell’opera d’arte nella sua consistenza fisica e nella duplice polarità estetica e storica” (C. Brandi, Teoria del restauro, 1963). E’ dunque un momento di apprendimento in grado di legare lo studioso all’opera d’arte, la comunità al territorio.
E’ quel che avviene in Sicilia con la Fiumara d’Arte di Antonio Presti (in collaborazione con il consorzio Valle dell’Halaesa): un tentativo di restaurare un’identità sociale e territoriale ormai perduta, in cui si cerca di riscoprire la Bellezza di un luogo restaurandolo. “Una bellezza universale” – spiega Presti – “che non conosce spazio e tempo, manifestando in questa società contemporanea annichilita dal nulla, il grande valore della rinuncia”.
Un progetto atipico per un tempo moderno fin troppo conosciuto e specializzato; un tempo che non lascia spazio al diverso. Un progetto diverso che non lascia spazio al tempo; una diversità che nel tempo della quotidianità, anzichè normalità diviene eccezionalità. E’ proprio così che la Fiumara d’Arte di Antonio Presti esce dalla modernità per abbracciare la diversità, ed è proprio così che porta la diversità alla normalità.
Nel PDF il Progetto di ricerca sul restauro di Fiumara d’Arte.
Emanuele Cicero – Università IUAV (emanuele96c@gmail.com)