I Nebrodi consistono in 70 Km. di catena montuosa e con i Peloritani ad est e le Madonie ad ovest, costituiscono l’Appennino siculo. Si affacciano a nord direttamente sul Mar Tirreno mentre il loro limite meridionale è segnato dall’Etna, in particolare dal fiume Alcantara e dall’alto corso del Simeto. Rappresentano il 50% dei boschi di Sicilia e la loro valenza paesaggistica e naturalistica è unica. Il Parco, il più grande dell’isola, ne rappresenta il polmone verde oltre che un modello di sviluppo sostenibile che coniuga natura e cultura tra laghi e boschi, sapori tipici e sentieri, sorgenti, cascate e un’ospitalità disarmante. Abbraccia il territorio di 24 comuni (19 in provincia di Messina, 3 di Catania e 2 di Enna) ricchi di fascino storico, tradizioni popolari, sagre e feste patronali. Il paesaggio varia dalle dolci colline sul Tirreno ai verdi prati dei laghi (Ancipa, Biviere di Cesarò, Maulazzo, Trearie, Quattrocchi, Spartà, Pisciotto), fin dentro alle rocce più impervie solcate dai torrenti e sorvolate dai grandi rapaci, come a Monte Soru (m. 1847), il più alto, o alle Rocche del Crasto fra le cui fessure nidificano l’Aquila reale e il Grifone. La tradizione millenaria dei Nebrodi è scandita dalle stagioni: neve e caldi focolai in inverno ma un’esplosione di fioriture e sagre d’estate. I luoghi affascinano anche per la ricchezza architettonica, per i sapori, gli odori e l’artigianato tipico di una cultura contadina genuina che annovera ancora mestieri come i carbonai o i cavallari. Genuina come la cucina a proposito della quale non si può non citare i formaggi, l’olio d’oliva, il miele, il pistacchio, le nocciole, le fragole di Maletto. La pasta è fatta in casa, i secondi sono a base di carne e il salame del suino nero dei Nebrodi è solo una delle specialità del territorio. L’artigianato locale eccelle, oltre che nelle ceramiche di Santo Stefano, anche nella lavorazione del bronzo per le campane a Tortorici o nella realizzazione dei cesti in vimini e dei pizzi fatti a mano con i “tummuli” o ancora nella lavorazione del ferro battuto e del legno.
Nel Parco, che ricomprende le più importanti ed estese formazioni boschive della Sicilia, le specie arboree più significative sono rappresentate da Fagus sylvatica (estremo limite meridionale di diffusione), Quercus cerris, Quercus suber. Sono anche presenti formazioni a Quercus ilex, Taxus baccata, Ilex aquifolium. Si possono distinguere tre fasce vegetazionali: il piano mediterraneo, sino a 800 metri s.l.m., caratterizzato da macchia mediterranea (Euforbia, Lentisco, Mirto, Corbezzolo, sugherete, Lecci, Roverella). Fra gli 800 e i 1400 metri, con Querce, Cerri, Rovere; Oltre i 1400 metri con faggete molto estese (il faggio è il simbolo del Parco), il Frassino da cui un tempo si estraeva la manna e qualche Acero montano (Acer pseudoplatanus) con un esemplare di 24 metri d’altezza e 12 di circonferenza che è tra i più grandi d’Italia. Nel sottobosco, Ginestre, Rose canine, Viole, Felci aquiline, Agrifoglio, Biancospino. Un tempo i Nebrodi erano il regno di Orsi, Daini, Caprioli, Lupi e Cerbiatti (“Nebros” in greco significa proprio cerbiatto); oggi sono abitati da Gatto selvatico, Istrice, Volpi, Conigli, Lepri, Donnole, Ghiri, Martora e Testuggine terrestre. Oltre a Discoglosso, Tartaruga palustre, molti rettili, splendide Libellule e gli ormai famosi Suino nero dei Nebrodi e Cavallo sanfratellano, mezzo di locomozione fino a qualche decennio addietro. Ricca l’avifauna con 150 specie tra cui Aquila reale, Poiana, Falco, Nibbio, Gheppio e il Grifone dei Nebrodi. E ancora, Martin Pescatore, Coturnice, Upupa, Folaghe, Corvo imperiaòe, Merlo acquaiolo. Germani reali, Beccaccini, Pettirossi, Ballerine. Molti i migratori che svernano nei laghi come Aironi e Falchi di Palude sullo Spartà.
Il parco, esteso 90 mila ettari e dotato di centri visita posti nei punti nevralgici, è stato istituito con Decreto regionale n. 560 del 4 agosto 1993 modificato l’8 marzo 2005 e il 3 marzo 2010 per ampliamento del territorio protetto.