Il Parco dell’Etna – esteso 59 mila ettari e primo ad essere istituito tra i Parchi siciliani con Decreto del Presidente della Regione del 17.3.1987 – ha il compito di proteggere l’ambiente naturale e lo straordinario paesaggio del vulcano attivo più alto d’Europa. E i suoi boschi, i sentieri, i panorami e i prodotti tipici sono un accattivante invito per viaggiatori e amanti della natura, dell’enogastronomia e dello sport. In uno al fascino dei centri storici dei venti comuni del suo territorio.
L’Etna, alta circa 3350 metri, è un ambiente unico al mondo e nel 2013 è stata dichiarata patrimonio naturale dell’umanità. Gli arabi la chiamavano Djebel-Utlama (Montagna per eccellenza). E’ un vulcano complesso, originatosi dalla sovrapposizione di prodotti eruttivi. In pratica almeno due edifici vulcanici (Trifoglietto e Mongibello) succedutisi e sovrapposti. Le prime manifestazioni sono di 570 mila anni fa: dove oggi sorgono Acicastello e Acitrezza c’era un immenso golfo nel quale iniziarono eruzioni sottomarine che con altre subaeree lo hanno riempito. Tra 100 e 60 mila anni fa si sono formate le pareti della Valle del Bove. 15 mila anni fa un cataclisma fece collassare la parte sommitale dell’edificio di circa 3900 metri che si era formato e centinaia di anni dopo, nella parte Sud della caldera, iniziò l’attività di edificazione del Mongibello recente o Etna. 6000 anni a. C. con un evento apocalittico collassò buona parte della porzione terminale e nel 1280 a. C. un altro evento apocalittico del quale è forse rimasta eco nella leggenda dei Sicani che abbandonano la Sicilia orientale. Il dinamismo di oggi si è stabilito da meno di 2000 anni. Nel 1669 si é originata l’ultima grande eruzione; dal 1971 si osservano eventi con frequenza elevata; e di certo il “futuro” dell’Etna non sarà diverso da quello dei suoi predecessori.
La flora del Parco offre repentini mutamenti per il continuo rimaneggiamento del substrato dovuto alle colate laviche. Alle altitudini più basse, dove un tempo erano foreste di leccio, ecco vigneti, oliveti, frutteti, noccioleti e, ad ovest, pistacchieti; tutti nel contesto di boschi di Querce e Castagni. Intorno ai 2.000 metri il Faggio e la Betulla, endemica dell’Etna. Più in alto formazioni pulviniformi di Spino santo (Astragalo) che offrono riparo a Senecio, Viola e Cerastio. Al di sopra, tra i 2.450 e i 3.000 metri, pochissimi elementi riescono a sopravvivere e ancora al di sopra, sino alla sommità, si stende il deserto vulcanico dove nessuna forma vegetale si mantiene in vita. Fin da epoche remote la ricchezza del suolo vulcanico ha permesso alle popolazioni di vivere di agricoltura e allevamento e la presenza millenaria dell’uomo sul vulcano ha lasciato impronte profonde in terrazzamenti, magazzini, palmenti, cantine. Oggi vigneti, oliveti, pistacchieti, noccioleti e frutteti circondano il vulcano mentre Il particolare microclima lo ha caratterizzato per la coltura della vite e la produzione di vino sin dall’antichità (un DPR del 1968 ha concesso ai vini la DOC “Etna”). Animali ormai estinti sono i lupi, i daini e i caprioli ma sul vulcano vivono ancora la Volpe, il Gatto selvatico, la Martora, l’Istrice, il Coniglio, la Lepre, la Donnola, il Riccio, il Ghiro, il Quercino. Moltissimi sono gli uccelli e in particolare i rapaci; tra i diurni lo Sparviero, la Poiana, il Gheppio, il Falco pellegrino e l’Aquila reale, tra i notturni il Barbagianni, l’Assiolo, l’Allocco, il Gufo. Aironi, Anatre e altri uccelli acquatici si osservano nel lago Gurrida, unica distesa d’acqua dell’area montana. Nelle zone boscose è possibile intravedere la Ghiandaia; sulle distese laviche, alle quote più alte, la Coturnice e il Culbianco.