Ubicata nel territorio del Comune di Carini (PA), ad una quota di circa 22 m s.l.m. e con accesso da tre aperture, la grotta di Carburangeli si sviluppa nel sottosuolo per circa 400 metri con andamento orizzontale. All’interno, la lenta percolazione dell’acqua ha generato, nel corso di migliaia d’anni, una splendida varietà di concrezioni carbonatiche quali stalattiti, stalagmiti e colonne che nell’insieme creano ambienti di rara suggestione. L’accesso alla cavità immette nel primo ampio vano dal quale, attraverso gallerie e passaggi più o meno stretti, si penetra nelle “stanze” più interne. La formazione della grotta è da ricollegare alle variazioni del livello del mare che hanno interessato il Mediterraneo. In particolare, dopo la deposizione dei sedimenti quaternari, dalla cui litificazione si sono formate le rocce che oggi costituiscono il sottosuolo della Piana di Carini, tutta l’area è stata soggetta a fenomeni di erosione da parte del mare e delle acque meteoriche che hanno originato le gallerie della grotta e di altre cavità limitrofe. La grotta ha da sempre rappresentato un rifugio per animali e uomini. Campagne di scavo negli ultimi due secoli hanno restituito resti fossili di animali che un tempo popolavano la Sicilia, tra i quali orso, elefante nano, iena, lupo, cinghiale, cavallo, bove e cervo; di quest’ultimo A. De Gregorio individuò nel 1925 una specie nuova a cui diede il nome di “Cervus carburangelensis”. Sono stati rinvenuti inoltre utensili del Paleolitico superiore e resti di pasto. Reperti conservati al Museo di Paleontologia di Palermo. La grotta ha anche restituito numerosi oggetti litici e ceramici (lame di selce, punte di freccia, macinelle in pietra lavica, oggetti in terracotta) tutti collocabili tra il Paleolitico superiore e l’età del Bronzo. L’uomo ha lasciato anche una “traccia artistica”. Sulla parete sinistra della prima stanza della grotta, si può infatti osservare un disegno a carboncino raffigurante probabilmente uno stregone danzante (figura apotropaica) che indossa un copricapo animale. Nella spianata sopra la cavità, sino a qualche anno fa era possibile riscontrare la presenza di una necropoli del periodo tardo romano – bizantino, andata però distrutta.
L’aspetto faunistico più interessante della Grotta è una piccola colonia di Vespertilione maggiore, più noto come pipistrello. I pipistrelli, che nel passato hanno goduto di ingiusta e alquanto infondata fama, risultano al contrario “utili” agli uomini e alle colture. La loro dieta insettivora permette infatti di catturare una gran quantità di prede; dei veri e propri insetticidi naturali. Tuttavia, per la loro singolare biologia, sono assai vulnerabili e molte specie sono a rischio estinzione.
La riserva, istituita con Decreto regionale del 16.5.1995, integrato l’11.8.1995, è affidata in gestione a Legambiente Sicilia e presso la sede di Carini sono disponibili per i visitatori una sala video, una biblioteca naturalistica e materiale didattico.