E’ stata istituita con Decreto dell’Assessorato Regionale del Territorio e dell’Ambiente n. 290 del 16 maggio 1995 (perimetrazione modificata con D.A. del 24 luglio 2000) per la “tutela dei cosiddetti vulcanelli di fango freddi e la protezione degli habitat di maggiore interesse conservazionistico presenti (prati salati mediterranei, percorsi substeppici di graminacee e piante annue, stagni temporanei mediterranei) e la rimozione di fattori di degrado conseguenti alle attività agricole condotte nel passato”.
I particolari fenomeni delle Macalube sono stati descritti fin dall’antichità da Platone, Diodoro Siculo, Plinio il Vecchio ed Aristotele e nei luoghi dove oggi sorge la riserva erano ambientate leggende arabe e normanne; anche Guy De Maupassant si recò qui durante il suo viaggio in Sicilia e descrisse i vulcanelli di fango come “pustole di una terribile malattia della natura”.
L’area è caratterizzata da terreni prevalentemente argillosi, solcati da corsi d’acqua effimeri alimentati da precipitazioni stagionali. L’area di maggiore interesse è la collina dei vulcanelli, un’area brulla di colore dal biancastro al grigio scuro popolata da una serie di vulcanelli di fango alti da pochi centimetri a oltre un metro e frutto di un raro fenomeno di vulcanesimo sedimentario che rende il paesaggio circostante simile a quello lunare. Il fenomeno è legato alla presenza di terreni argillosi poco consistenti intercalati da livelli di acqua salmastra che sovrastano bolle di gas metano sottoposto a pressione. Il gas, attraverso discontinuità del terreno, affiora in superficie trascinando con sé sedimenti argillosi ed acqua che danno luogo ad un cono di fango la cui sommità è del tutto simile a quella di un cratere vulcanico. Periodicamente la collina delle Macalube è interessata da eruzioni esplosive con espulsione di argilla, gas ed acqua scagliata a notevole altezza, dovuta alla pressione esercitata dai gas nel sottosuolo. Ed è da questo tipo di eventi che deriva il nome “Macalube”, che in arabo (Maqlùb) significa letteralmente “ribaltamento”.
La vegetazione è costituita da specie adattatesi a vivere in un habitat caratterizzato da elevata salinità e scarsa piovosità. Nella riserva sono presenti numerose specie endemiche fra cui l’Aster sorrentinii, l’Allium agrigentinum, la Salsola agrigentina, il Lygeum spartum e la Malva agrigentina. E in primavera si può osservare la fioritura di 18 specie differenti specie di orchidee. La riserva è anche zona di sosta per gli uccelli durante la migrazione e territorio di caccia di alcune specie di rapaci. L’esistenza di piccoli stagni favorisce la riproduzione degli anfibi, come il Discoglosso dipinto e la Rana verde, e la presenza di vari rettili. E’ affidata in gestione a Legambiente – Comitato Regionale Siciliano.