La riserva, estesa 750 ettari in provincia di Enna, è un paradiso naturale che custodisce uno degli ultimi lembi di lecceta mediterranea. E’ stata infatti istituita – testualmente – “al fine di tutelare il pregevole ed esteso esempio di lecceta che si spinge sino al suo limite altimetrico superiore, ricca di aspetti delle associazioni della “quercetea ilicis””.
Il monte Altesina ha una doppia cima (metri 1192 e 1180 slm) ed è posto a cavaliere di importanti centri del passato: Enna (l’antica Castrogiovanni), la palatina Calascibetta, Leonforte e Nicosia (l’antica Herbita) nel cui territorio la riserva in buona parte ricade. Ha visto presenze umane fin dall’età del bronzo e dalla sua cima si possono individuare tutte le alture dell’isola: in pratica chi voleva detenere il controllo della Sicilia centrale doveva tenere l’Altesina. L’abitato della sommità dovette rimanere in vita per il periodo greco e romano, quando la montagna assunse il nome di “Mons Aereus” dalla cui corruzione viene oggi il toponimo di Monti Erei. Monte prescelto anche dagli arabi come baricentro per una suddivisione geografica ed amministrativa dell’isola in tre “Valli” dipartentesi appunto dalla sua facilmente traguardabile cima.
La riserva protegge la parte sommitale e le falde Nord, Est e Sud del Monte (maggiore cima degli Erei e sorgente principale del fiume Dittaino) e quindi le aree a copertura spontanea ancora presenti della foresta di latifoglie sempreverdi mediterranee dominata da una quercia sempreverde, il Leccio (“Quercion ilicis”). La fauna è tipica delle zone rilevate dell’isola con presenze diversificate (tra cui Coniglio selvatico, Gatto selvatico, Volpe e il Riccio, utilissimo predatore delle pericolose Vipere locali) ma sottoposte all’impatto negativo dell’uomo. Negli anni antecedenti all’istituzione della riserva, infatti, è stato grave il danno alla biodiversità animale e della bellissima Aquila del Bonelli oggi non c’è più traccia così come dell’unico avvoltoio rimasto nei cieli siciliani, il Capovaccaio, che adesso predilige i vicini Nebrodi e le Madonie (anche l’Istrice, specie protetta, è stata vittima dell’illegalità di troppi cacciatori). Sono presenti, invece, il Gheppio, localmente conosciuto come “Scuzzulaventu”, la Pojana, il Falco pellegrino, lo Sparviere, il Barbagianni, la Civetta, l’Allocco.
La riserva svolge un ruolo protettivo anche sui resti archeologici (tombe preistoriche scavate nella roccia, muretti e piani di calpestio e altre tracce normanne) che occhieggiano sulla cima e sui fianchi della montagna. E’ stata istituita con Decreto regionale del 25 luglio 1997 poi modificato il 16 febbraio 1999 ed è affidata in gestione all’Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana.