Il Simeto, principale fiume siciliano, nasce dai Nebrodi e scorre verso sud; sotto Paternò gira ad est, attraversa la Piana di Catania e sfocia nel Mar Ionio non prima di aver ricevuto le acque di due affluenti, Dittaino e Gornalunga, provenienti dai Monti Erei. Le sue acque hanno da sempre rappresentato una risorsa per tutto il territorio e a tale scopo sono stati costruiti bacini artificiali e traverse che ne sbarrano il corso. La conseguenza è stata una riduzione della portata con effetti anche nella foce dove si sta determinando un arretramento della costa con danni per la flora, la vegetazione e la fauna e perdita in biodiversità. Seppure stravolta da quanto precede e degradata da un dilagante abusivismo, anche edilizio, la foce del Simeto rappresenta ancora una zona umida di notevole importanza (acquitrini delimitati da un sistema di dune con specie vegetali tipiche delle coste sabbiose) in quanto luogo di sosta per numerosi uccelli migratori che utilizzano la penisola italiana e la Sicilia come direttrice nelle migrazioni tra nord Europa e l’Africa. La riserva, pertanto, è stata istituita per salvaguardare questi ambienti naturali di particolare interesse e seriamente minacciati.
L’area della riserva, quindi, presenta ancora aspetti ambientali con elevate caratteristiche di naturalità, distribuiti soprattutto lungo il litorale sabbioso attorno ai pantani salmastri e sulle sponde dei corsi d’acqua. Si tratta in genere di habitat molto peculiari, ciascuno dei quali interessato da animali e da associazioni vegetali molto specializzate. Da poco più di un secolo la foce si è spostata verso sud di circa un chilometro, lasciando tracce di grande interesse naturalistico (rami morti del fiume, stagni, piccoli pantani, rigagnoli, acquitrini, tratti di anse fluviali, ecc.). Per il resto, le formazioni vegetali più complesse come i boschi ripali occupano superfici molto limitate e lo stesso può dirsi di quelle palustri che assumono notevole significato per l’avifauna. I boschi ripali sono rari lungo il Simeto e attualmente se ne rinvengono pochi lembi caratterizzati da dominanza di Salice bianco e Pioppo nero. Nello strato arbustivo si osservano il Salice di Gussone la Tamerice maggiore, Salice rosso, Ruta caprina; mentre diverse specie lianose, come il Rovo, l’Edera e la Calistegia, rendono spesso impenetrabile questa formazione. Nello strato erbaceo si rinvengono Coda di cavallo, Carice, Romice, Trifoglio. I cespuglieti a Oleandro e Ginestra si localizzano sui terrazzi più rialzati, meno esposti alle piene del fiume; si tratta di una fitocenosi nella quale oltre ai primi due è possibile osservare Sparzio spinoso e Tamerice maggiore. Sino al secolo scorso, infine, tutta la costa del golfo di Catania presentava un esteso sistema di dune che, unitamente alla zona paludosa e semipaludosa, costituiva un ambiente di straordinaria importanza naturalistica, articolato in vari habitat ed ecosistemi molto fragili popolati da grande varietà di specie animali e vegetali molto specializzati. Oggi di tutto questo resta poco e soprattutto in corrispondenza della foce la costa sabbiosa è in continuo arretramento.
La riserva, istituita con Decreto Regionale del 14.3.1984 modificato il 10.5.1999 e il 13.3.2002, è affidata in gestione alla Provincia di Catania.