E’ un libro del grande Maestro di vita e di diritto Piero Calamandrei uscito nel 1935 (la quarta edizione, postuma, è del ’59) ma di grande attualità, denso di aneddoti e di considerazioni sulla giustizia terrena. La sua lettura, oltre che agli avvocati, sarebbe utile ai loro clienti per rendersi conto di cosa effettivamente significa una causa: civile, amministrativa o penale che sia.
Se poi si considera che la giustizia al tempo di Calamandrei non era certo quella di oggi, si avrà un quadro completo della prudenza che il cittadino comune deve tenere prima di varcare la soglia di un’aula di Tribunale.
Qui di seguito, in sintesi, qualche brano liberamente tratto da un’edizione che riproduce integralmente quella del 1959 (Ponte alle grazie, Firenze, 1995).
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Un presidente di Corte una volta, mentre era chiuso coi suoi consiglieri in camera di consiglio per deliberare una sentenza, udì enunciare da uno di essi una tesi talmente sballata che non potè trattenersi dal gridargli: – Ma questa è una corbelleria! – Ma il consigliere, senza scomporsi, rispose dignitosamente: – Eccellenza, in camera di consiglio le corbellerie si chiamano “opiniones doctorum” –
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Sommamente pericolosa per il giudicabile può riuscire, senza che egli neppure lo sospetti, l’antipatia personale o la rivalità di carriera tra i magistrati; può accadere, infatti, che un giudice cerchi di screditare la tesi di un altro, solo perchè sono tutt’e due concorrenti alla stessa promozione.
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Anche le raccomandazioni, che non hanno presa sui magistrati desti, possono apparire ad altri come una forma non sgradevole di collaborazione: ascoltare le voci che corrono, raccogliere la frase di un amico al caffè, costa meno sforzo che leggere cinquanta fascicoli.
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– La questione che io tratto non ammette che due soluzioni. Cotesta Eccellentissima Corte l’ha già decisa due volte, la prima volta in un senso e la seconda in senso contrario… – Pausa: poi, con un inchino: – … e sempre benissimo! –
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Assai spesso i giudici, per la tendenza che ogni uomo sente a proteggere i deboli contro i forti, sono tratti senza accorgersene a favorire quella parte che è difesa peggio.
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L’avvocato che garantisce al cliente l’esito vittorioso della causa, può darsi che sia un abile mestierante, ma non certo un grande scienziato. Somiglia piuttosto al giocoliere che garantisce di saper indovinare la carta che uscirà dal mazzo.