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“Amori e peccati, grandi amatori, grandi peccatori, grandi trasgressori…”. Inizia così uno dei libri che occorre leggere per capire questa città nel profondo. Anche se può bastare, per uscirne ammaliati, uno slargo a strapiombo sul mare di Isolabella o sospeso nel vuoto verso Castelmola. Se non proprio – ma è cosa da romantici intellettuali d’altri tempi – la gradinata del Teatro antico mentre una stella danzante va in scena.
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La conservazione e la tutela del Teatro antico è questione complessa, anche in relazione all’uso intensivo per eventi di varia natura. E ad essa attende un pregevole studio del Centro Regionale per la Progettazione ed il Restauro della Regione Siciliana pubblicato nel 2004 (“Il teatro greco-romano di Taormina, Progetto pilota, Analisi, studi ed indagini, Prima fase”) qui accessibile in PDF anche se rivolto a un pubblico di addetti ai lavori.
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Talvolta, poi, la complessità della tutela diventa conflitto, allorquando (e a Taormina l’eventualità non è infrequente) la salvaguardia paesaggistica si intreccia con quella naturalistica. Qualche anno addietro, per esempio, insorse questione tra WWF, ente gestore della Riserva di Isola Bella, e la Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali convinta che la competenza del primo, e quindi il suo accesso, non dovesse andare oltre il cancello dell’ex villa Bosurgi. Da direttore del Servzio strategico del Territorio e Ambiente della Regione presi le difese del WWF anche se la tesi del Soprintendente (l’isoletta è uno scoglio con vegetazione di mero riporto e quindi soggetta a tutela paesaggistica e non già naturalistica) aveva una certa sua dignità. Comunque sia, alla fine, riuscimmo a entrare e del “simpatico litigio” con il Soprintendente non rimase traccia se non in un autografo su un pamphlet che volle donarmi a ricordo dell’incontro-scontro e della stima reciproca che ne sopravvenne.
(G.C.)