Andrea Ducci, Corriere della sera, 23 XI 2020
Il Censis avverte: italiani più poveri, sono in 5 milioni senza pasti regolari
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Una società in affanno, dove aumentano le disparità a causa della pandemia.
L’ emergenza sanitaria sta amplificando il disagio sociale con dinamiche che impattano negativamente sul benessere delle famiglie, così come sull’occupazione femminile. Uno scenario poco rassicurante quello certificato dalle cifre del secondo Rapporto Censis-Tendercapital presentato ieri al Senato, dall’analisi emerge che ci sono ormai 5 milioni di italiani con evidenti problemi nel riuscire a garantirsi dei pasti «decenti».
In tutto sono 600 mila le persone che a causa della pandemia sono andate ad aggiungersi alla popolazione che vive in condizione di povertà. A restituire la dimensione e la profondità del rallentamento economico è il dato relativo a 7,6 milioni di famiglie che registrano un «severo peggioramento» del tenore di vita. I più colpiti sono i deboli: un anno fa nel mese di dicembre un nucleo familiare a basso reddito poteva contare su un reddito disponibile di circa 900 euro, oggi quel valore, secondo l’ istituto presieduto da Giuseppe De Rita, è ormai ridotto di un terzo, ossia 600 euro.
Un quadro di riferimento a cui il governo cerca di dare risposta con il via libera a un nuovo scostamento di bilancio e il varo di un ulteriore pacchetto di misure in deficit per sostenere le imprese, le famiglie e le categorie più colpite dalla crisi. Il rapporto Censis-Tendercapital su «La sostenibilità al tempo del primato della salute» segnala, del resto, che «23,2 milioni di italiani hanno dovuto fronteggiare delle difficoltà con redditi familiari ridotti».
Dall’analisi emerge il peso dell’effetto lockdown sull’occupazione femminile, evidenziando che le donne sono più penalizzate degli uomini, con un calo del tasso di occupazione che nel secondo trimestre è stato doppio rispetto agli uomini, ossia -2,2% a fronte di -1,3%. Dai dati emerge che con l’avvio della pandemia il 52,1% delle donne indica come il lavoro sia diventato più faticoso e più stressante, mentre è il 39,1% degli uomini a lamentare una difficoltà analoga.
Il rapporto, oltre a tratteggiare le caratteristiche del disagio sociale e l’aumento della povertà, misura le aspettative e le urgenze degli italiani, indicando che il 65,1% degli intervistati ritiene prioritario un modello di società sostenibile che rispetti i diritti delle persone. Un primato, quello della sostenibilità sociale, che non deve essere «sacrificato» in nome della sostenibilità ambientale, danneggiando i ceti economicamente più deboli.
Tanto che il 76,4% degli italiani ritiene che le misure a tutela dell’ambiente abbiano penalizzato soprattutto chi ha meno soldi. L’esempio più immediato è il divieto di circolazione per le auto più vecchie o l’ introduzione di misure fiscali che disincentivino auto, moto o caldaie considerate più inquinanti.
«La coesione sociale è un presupposto della crescita, come un buon welfare. Farli sentire con le spalle protette, per salute e futuro dei figli, è il modo migliore – spiega il presidente del Censis Giuseppe De Rita – per rassicurare gli italiani, facendo ritrovare loro il gusto delle sfide. La pandemia ci lascerà una società impaurita, più diseguale, alla ricerca della crescita». Una visione condivisa dal presidente di Tendercapital, Moreno Zani, che osserva: «Gli italiani indicano chiaramente che una società inclusiva, sostenibile, equa è la priorità del nostro tempo, con grande sensibilità sociale».
A intervenire, in collegamento, alla presentazione del rapporto anche il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta. «I dati descrivono chiaramente come la crisi sanitaria stia mettendo in luce il rischio concreto di una pesante perdita di posti di lavoro. È necessaria una strategia per il futuro, partendo – dice Baretta – dalle potenzialità del Paese, quali la manifattura e il turismo, mettendo anche il risparmio privato a disposizione della crescita. Escludo categoricamente una patrimoniale». Un altro studio del Censis con Aipb segnala che i benestanti con un patrimonio oltre i 500 mila euro sono 1,5 milioni e detengono risparmi pari a 1.150 miliardi di euro, in aumento del 5,2% negli ultimi due anni.