Intervista di Primo Di Nicola, L’Espresso, 11 ottobre 2013.
Di Maio: ‘Abolire i vitalizi ai parlamentari’.
E’ la proposta choc del deputato Cinque Stelle, vicepresidente della Camera. Per “quello che succede all’interno delle istituzioni con quello che accade fuori, tra i cittadini”. E pure sugli stipendi, dice, bisogna tagliare.
I vitalizi dei parlamentari? Una «ingiustizia sociale» da abolire. Il trattamento economico dei deputati e senatori? Da dimezzare, con tutte le spese da documentare e da mettere on line sui siti di Camera e Senato.
Il livello dei vitalizi elargiti da Montecitorio e Palazzo Madama agli ex parlamentari, pubblicati su “l’Espresso” della scorsa settimana e disponibili nella banca dati on line del nostro sito, non sono piaciuti a Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera. E per questo, senza peli sulla lingua, tenendo anche conto delle difficoltà dei cittadini e dei conti pubblici, l’esponente del Movimento 5 Stelle chiede che vengano aboliti immediatamente, non solo per i parlamentari in carica e per quelli che verranno, ma anche per coloro che li riscuotono da anni e, in certi casi, da decenni.
Di Maio ha pochi riguardi anche davanti alla principale obiezione che è stata avanzata contro l’idea dell’abolizione dei trattamenti pensionistici degli onorevoli: quella dei “diritti acquisiti”, intoccabili per taluni, a cominciare dall’ex presidente della Camera Gianfranco Fini che, nella scorsa legislatura, affrontò il tema. «Camera e Senato», spiega Di Maio nell’intervista a “l’Espresso” , hanno «un’ottima avvocatura» in grado di «battersi contro gli eventuali ricorsi».
E non basta: l’esponente del M5S mette sotto accusa anche le lentezze con le quali i vertici di Montecitorio, a cominciare dall’Ufficio di presidenza competente sulla materia, stanno affrontando la questione. Il suo è un vero e proprio j’accuse: sono passati mesi, dice, da quando i parlamentari di Grillo hanno chiesto ai vertici della Camera di affontare la questione. Risultati? Per ora, nessuno.
Presidente Di Maio, lei chiede l’abolizione dei vitalizi. Perché?
Penso che oggi il dovere delle istituzioni sia quello di allineare quello che succede all’interno delle istituzioni con quello che accade fuori, tra i cittadini. Non c’è un cittadino italiano che dopo tre, quattro anni maturi una pensione o un vitalizio. Tantomeno ci deve essere un parlamentare che può farlo in questo particolare momento economico. Dobbiamo raggiungere questo obiettivo, non possiamo più utilizzare la scusa dei diritti acquisiti per non abolire i vitalizi. Dobbiamo fare in modo che questa ingiustizia sociale cessi.
Riconoscerà, però, che quella dei diritti acquisiti è una questione seria.
Credo che Camera e Senato abbiano un’ottima avvocatura per battersi contro gli eventuali ricorsi. Noi dobbiamo dare un segnale, eliminarli, come hanno già fatto alcuni Consigli regionali. Dobbiamo abolire tutti i vitalizi, anche per i parlamentari futuri. Dallo scorso anno siamo passati dal sistema retributivo al contributivo, è un passo avanti, ma non basta. Ripeto, sono una grave forma di ingiustizia sociale.
Ci sono polemiche anche sul trattamento complessivo dei parlamentari. Ecco, sulle altre voci della retribuzione degli onorevoli, che cosa pensate di fare?
Visto che in Europa si prende sempre la Germania a modello, abbiamo fatto un semplice calcolo. Abbiamo scoperto che un parlamentare tedesco guadagna quasi quanto un parlamentare italiano. Ma il reddito medio di un cittadino tedesco è il doppio di quello di un cittadino italiano. Bene: a questo punto prendiamo lo stipendio di un parlamentare italiano e dividiamolo per due. In questo modo abbiamo ridotto del 50 per cento il trattamento economico di deputati e senatori.
E le singole voci della retribuzione, dall’indennità alla diaria, dalle spese per l’assistente a quelle telefoniche? Come pensate di intervenire?
Tutti i rimborsi devono diventare un’unica voce di spesa alla quale si accede solo se si presenta fattura. Tutte le rendicontazioni vanno pubblicate online sul sito di Camera e Senato. Questa proposta, solo questa proposta, vale alla Camera 42 milioni di euro di risparmi e 50 milioni di euro al Senato. Cioè quanto i partiti hanno intascato di rimborsi elettorali al luglio del 2013.
Un’idea forte, ma come è stata accolta dall’ufficio di presidenza della Camera che ha i poteri per intervenire su questa materia?
Appena siamo arrivati a Montecitorio abbiamo presentato una proposta all’ufficio di presidenza. Ci risposero che i deputati-questori avrebbero fatto un’istruttoria dopo la quale si sarebbe proceduto a modificare il trattamento economico. Questa cosa è successa prima dell’elezione del presidente della Repubblica, adesso siamo a ottobre e non abbiamo più avuto notizie. Come è noto, un tacchino non anticipa mai il giorno del ringraziamento e anche questo è il caso. Però voglio far notare ai colleghi parlamentari e ai cittadini che c’è una forza politica che, al di là delle leggi e dei regolamenti in vigore, si è già ridotto drasticamente il trattamento economico: è il Movimento 5 Stelle. Noi, tanto per essere chiari, già ci riduciamo per metà l’indennità, rinunciamo ai rimborsi elettorali, rendicontiamo tutti i rimborsi spese. Per questo chiediamo che questa benedetta istruttoria finisca e che venga presentata all’Ufficio di presidenza della Camera in modo da procedere subito alla modifica del trattamento economico dei deputati.