Rosaria Imparato, Money.it, 22 IX 2021
BENZINA: QUANTO COSTEREBBE SENZA LE ODIOSE ACCISE
Quanto costerebbe un litro di benzina se non stessimo pagando ancora per la guerra d’Etiopia? Questo e altri costi assurdi fanno parte delle accise, ma con gli ultimi rincari sul costo delle materie prime il prezzo della benzina non è mai stato così alto dal 2014.
Il costo della benzina sta salendo da mesi, ma ormai è arrivato a toccare soglie altissime, livelli che non si raggiungevano da 7 anni.
Ne danno conferma anche i dati settimanali del Ministero della Transizione Ecologica. Interviene anche Massimo Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, chiedendo l’intervento del Governo.
Ma quanto costerebbe un litro di benzina senza accise? Se venissero aboliti questi costi tanto odiosi quanto datati, un litro di benzina verrebbe a costare 0,555 euro (il 35% del prezzo attuale di 1,577 euro/litro). Il diesel andrebbe a poco più di 0,559 euro al litro, corrispondente al 41% in meno rispetto al prezzo attuale di 1,444 euro.
Secondo le rilevazioni settimanali del Mite, il prezzo medio della verde in modalità self è arrivato, nella scorsa settimana, a 1,670 euro al litro (in rialzo di 8,58 centesimi), raggiungendo così il livello più alto da fine ottobre 2014: un record che non fa felice nessuno.
Sale anche il prezzo del diesel a 1,517 euro al litro, in rialzo di 6,58 centesimi.
L’allarme viene dato anche da Massimo Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori:
“In un anno, dalla rilevazione del 21 settembre 2020, quando la benzina era pari a 1.389 euro al litro e il gasolio a 1.267 euro al litro, un pieno da 50 litri costa 14 euro e 10 cent in più per la benzina e 12 euro e 46 cent in più per il gasolio, con un rialzo, rispettivamente, del 20,3% e del 19,7%.”
Facendo i conti, il rincaro finale che va a pesare sul portafogli degli automobilisti è di 338 euro all’anno per la benzina e di 299 euro per il gasolio.
A parte le accise, che da sole costituiscono più della metà del prezzo finale, c’è da tenere in considerazione anche l’aumento del costo delle materie prime. L’aumento non ha conseguenze solo per fare il pieno, ma si ripercuote anche sulle utenze.
Dal 1° ottobre infatti è previsto un aumento fino al 40% sulle bollette di gas e luce. Il Governo dovrebbe intervenire con un decreto ad hoc, ma si tratta pur sempre di un palliativo se non vengono fatti tagli seri agli oneri di consumo.
Ecco le 19 accise che fanno levitare il costo del carburante
Ma cosa paghiamo quando facciamo benzina? Ecco nell’ordine, l’elenco delle odiose accise che spremono gli italiani:
- 0,0001 euro per il finanziamento della guerra d’Etiopia del 1935-1936;
- 0,007 euro per il finanziamento della crisi di Suez del 1956;
- 0,005 euro per la ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963;
- 0,005 euro per la ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966;
- 0,005 euro per la ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968;
- 0,051 euro per la ricostruzione dopo il terremoto del Friuli del 1976;
- 0,038 euro per la ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980;
- 0,106 euro per il finanziamento della guerra del Libano del 1983;
- 0,0114 euro per il finanziamento della missione in Bosnia del 1996;
- 0,02 euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004;
- 0,005 euro per l’acquisto di autobus ecologici nel 2005;
- 0,0051 euro per far fronte al terremoto dell’Aquila del 2009;
- da 0,0071 a 0,0055 euro per il finanziamento alla cultura nel 2011;
- 0,04 euro per far fronte all’arrivo di immigrati dopo la crisi libica del 2011;
- 0,0089 euro per far fronte all’alluvione che ha colpito la Liguria e la Toscana nel novembre 2011;
- 0,082 euro (0,113 sul diesel) per il decreto “Salva Italia” nel dicembre 2011;
- 0,02 euro per far fronte ai terremoti dell’Emilia del 2012;
- 0,005 finanziamento del “Bonus Gestori”;
- 0,0024 finanziamento del “Decreto Fare”.
Oltre alle anacronistiche accise sulla guerra di Abissinia o sul finanziamento alla crisi del Suez, uno dei dati sconcertanti e che negli anni abbiamo pagato ben 145 miliardi di accise soltanto a causa dei terremoti.
A raccogliere i dati è stata la Cgia di Mestre, calcolando il totale dei consumi e delle accise introdotte proprio per finanziare la ricostruzione post terremoto, a partire dai fatti dell’Irpinia del 1980 fino ad arrivare al recente terremoto dell’Emilia Romagna del 2013.
Una spesa nobile, seppure in un Paese pieno di misteri come l’Italia non sono in pochi a credere che di questi soldi siano in pochi quelli stanziati realmente per le popolazioni terremotate.