Francesco Finocchiaro, Corriere Etneo, 6 I 2019
Paternò, la scomparsa di Angelino Cunsolo: uomo d’altri tempi e giornalista garbato
Cliccando sull’immagine a sinistra il servizio di Giuseppe Ranno per Video Star
Forse è andato via l’ultimo di una generazione di uomini che hanno ricostruito la memoria della città di Paternò.
Un testimone e narratore delle vicende attuali e della storia antica. Un uomo che incarnava molti personaggi: docente, poeta, giornalista e storico. E’ andato via con garbo, lontano dai riflettori circondato dalla sua famiglia.
Forse è andato via il padre di tutti quelli che oggi fanno giornalismo a Paternò, perché lui era “il corrispondente” per La Sicilia, “il direttore” de “La Gazzetta dell’Etna”; insomma, era per tutti noi – per alcuni, un po’ di più – un sicuro punto riferimento.
Sono tante le sue collaborazioni con artisti, scrittori, storici, musicisti e anche giornalisti. La sua attività prevalente era di animatore culturale di questa città. Organizzatore di eventi come il recital di poesia dedicato a Santa Barbara. Mostre, conferenze e la promozione di giovani intellettuali e amanti della cultura.
Assieme a Enzo Biagi aveva vinto il “Premio Pippo Fava”.
Da molti anni non svolgeva attività pubblica e tutta la sua famiglia – in special modo il figlio Rosario – erano diventati le sue braccia e la scia luminosa del suo lavoro.
Forse è andato via uno degli ultimi custodi della memoria. Forse è andato via un uomo che ha permesso a tutti noi di conoscere i segreti della storia. Sia per le sue ricerche che per le sue pubblicazioni.
Con lui prende congedo una generazione di cultori di storia patria. Il mio pensiero è rivolto a Rosario Cunsolo (simbolicamente rappresentante della Famiglia Cunsolo) e ai giovani storici che in questa città devono continuare il duro lavoro della ricerca. Come Francesco Giordano, Fabrizio Rizzo e Gianluca Vota e tanti altri che lavorano nelle segrete stanze degli archivi.
Il giornalismo deve molto a quest’uomo, anche noi studiosi della storia della città e la politica dobbiamo riconoscergli il merito di aver raccontato con garbo le vicende dure e tormentate della Paternò degli anni passati, quella che non aveva i social che inondavano il web di notizie ardite. Rileggo alcuni suoi pezzi degli anni passati e riscopro come egli fosse aperto alle innovazioni e alla pluralità delle idee.
L’ultima immagine che ho di lui è quella di un uomo anziano, elegante, nascosto dietro i suoi occhiali dai vetri spessi, che smanetta con un computer per impaginare l’ultimo numero del suo giornale, nella tipografia di via Santissimo Salvatore (la Tipolito Ibla), quella nascosta, dentro i vicoli più profondi di questa città, e la sua eterna richiesta: “Mi raccomando non più di tremila battute, e presto, devo chiudere il giornale, mi mandi la foto, bella – magari un disegno di suo zio Peppino (D’Inessa)”. E io a correre e contare. Addio “Maestro” Angelino, tutta Paternò ti è grata.