Antonio Condorelli, Live Sicilia CT, 31 VIII 2019
Catania, il nuovo grattacielo.
Ecco il progetto della “torre”
Dovrebbe sorgere sulle aree dell’immobiliare Istica.
Una nuova torre da 20 piani nel cuore della città. Il Comune ha dato il via libera alla redazione, in project financing, del nuovo centro direzionale che racchiuderà tutti gli uffici pubblici e dovrebbe sorgere all’interno dell’area di Corso dei Martiri gestita dalla Istica, colosso immobiliare guidato dal manager Aldo Palmeri e rappresentato dall’avvocato catanese Andrea Scuderi e dagli ingegneri Dario Consoli e Giovanni Mondolfo, che lo scorso 8 maggio hanno partecipato al tavolo di concertazione con i dirigenti del Comune guidato da Salvo Pogliese. Proprio in questi giorni l’amministrazione comunale ha elencato nuovi progetti per un valore di oltre 100milioni di euro.
L’area di Corso dei Martiri, finita al centro del Piano di riqualificazione di San Berillo, vale oro, soprattutto dopo l’accordo firmato a cavallo delle elezioni regionali del 2008. Una parte rilevante del terreno, reso edificabile grazie anche alle cubature ricavate dalla cessione di strade e marciapiedi ai privati, è di proprietà della Istica, società storicamente vicina al Vaticano e divenuta, per un periodo, sotto il controllo dell’immobiliarista romano Luca Parnasi, arrestato per corruzione un anno fa. Il 19 novembre del 2015, Parnasi aveva presentato a Milano il master plan del nuovo Corso dei Martiri di Catania, che prevedeva la realizzazione di hotel di lusso e abitazioni: un affare da 300milioni di euro. In quel momento Parnasi era amministratore delegato del gruppo Parsitalia, colosso immobiliare che si occupava dello sviluppo di grandi progetti. Ma Parsitalia aveva un problema, era strangolata dai debiti che, nel 2016, sfioravano i 300milioni di euro. A quel punto Parnasi cedeva la Istica e altre società a Capital Dev, colosso di proprietà di Unicredit.
Non un palazzone qualsiasi, nel progetto preliminare si parla di una torre di altezza pari a circa 20 piani, ciascuno dei quali è ben mille metri quadrati, che cambierà il volto della città. A piano terra, nel cosiddetto “blocco pubblico” ci saranno una grande hall e una piazza coperta; nel “blocco operativo” ci saranno le 12 direzioni del Comune di Catania, una per ogni piano. Più in alto ancora un “blocco amministrativo”, al di sopra della piazza coperta, con gli uffici degli assessorati, della segreteria generale, direzione generale e la stanza del sindaco. Previsto anche un “blocco servizi”, nei pianti interrati, con un archivio integrato e un piano destinato ai parcheggi.
Per la progettazione definitiva, la Istica prevede un mese, stesso tempo necessario per il progetto esecutivo. La gara d’appalto dovrebbe svolgersi in due mesi; la torre dovrebbe essere pronta in 48 mesi più un mese di collaudo finale. Questo vuole dire che, se le tempistiche venissero rispettate, entro il completamento dell’amministrazione Pogliese, dovrebbe essere ultimata l’opera, ma spesso, i tempi previsti si scontrano con la realtà e la burocrazia.
Istica prevede un costo di gestione della struttura di circa un milione di euro l’anno. Per la realizzazione della torre sono previsti 30milioni di euro ai quali si aggiungono 620mila euro “a disposizione dell’amministrazione” per l’accatastamento, il compenso del Rup (400mila euro), le varianti (150mila euro) e gli accertamenti di laboratorio (40mila euro). In pratica il Comune dovrebbe prendere in affitto la torre a un prezzo da definire, per poi riscattare, dopo un certo periodo di tempo, la struttura. Prima però dovrà essere celebrata una gara pubblica, anche per valutare l’effettiva convenienza dell’investimento. Resta l’incognita dell’altezza: secondo quanto risulta a LiveSicilia, non potrebbe superare quella degli edifici circostanti. Sarebbe una torre dimezzata. Ma non è detta l’ultima parola.
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Francesco Alberoni, Il Giornale, 1 IX 2019
I grattacieli di oggi come le cattedrali del medioevo
I popoli che hanno creato la bellezza hanno scelto l’ideale sacrificando ciò che è utile e immediato. Pensiamo alle città medievali fatte di pochi palazzotti, molte casupole, senza fogne. Eppure, al centro, ecco sorgere una immensa e stupenda cattedrale di pietra, con guglie che si innalzano a cento metri verso il cielo. C’è un’enorme sproporzione fra queste costruzioni e quelle che gli stessi uomini facevano per se stessi, per i loro bisogni quotidiani. Nelle cattedrali oggettivavano tutta la loro energia, la loro creatività, le loro aspirazioni. La loro grandiosità ci dice che avevano un’energia smisurata, un potenziale di crescita immenso. Che in loro esisteva già, in germe, ciò che l’Occidente avrebbe realizzato nei secoli futuri.
E questo che ci dà la vera grande arte. E ce lo dà subito e per sempre. E come se esistesse un engramma nella mente umana che permette a ogni essere vivente di riconoscere che cosa è grande arte come il Partenone o la Pietà di Michelangelo o i quadri di Van Gogh. Misterioso engramma che ci consente di distinguere la vera arte fin dall’inizio ma che viene poi fermato dai critici dagli intellettuali, dagli ideologi, dai mercanti che dichiarano arte ciò che serve politicamente o ciò che riescono a vendere.
Cosi è accaduto dall’inizio del XX secolo nel campo delle arti visive col trionfo nel non figurativo, dove tutti i capricci, dai tagli di Fontana alle donne di Modigliani alle demoiselle di Picasso, fino agli scarabocchi di Pollock sono state dichiarate grande arte anche se la gente non li capiva.
Ma se la vera arte ci porta a trascendere il presente, qual è la vera grande arte di oggi? Io credo che l’unica forma di vera arte figurativa la troviamo in alcuni stupendi, straordinari grattacieli. Solo questi ci producono un’emozione fatta di bellezza sublime, di stupore e la sensazione di una meta sacra, di un destino. Essi soli ci indicano puntando verso l’alto, a noi uomini che hanno perso Dio, una trascendenza, una meta struggente, un luogo sublime a cui aspiriamo tutti soffocati nello squallore affannoso della nostra vita quotidiana.