Artribune, Comunicato stampa [estratto], aprile 2022
PADIGLIONE DELL’UZBEKISTAN
59a ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE LA BIENNALE DI VENEZIA
DIXIT ALGORIZMI. IL GIARDINO DELLA CONOSCENZA
Dixit Algorizmi si focalizza in particolare sul concetto di algoritmo — un’invenzione responsabile del funzionamento di gran parte dei meccanismi del mondo moderno — e il suo creatore, l’erudito del IX secolo, “padre dell’algebra” e “nonno dell’informatica” Muhammad ibn Musa al-Khwarizmi, che era nato e cresciuto nell’odierna citta uzbeka di Khiva.
Il fulcro fisico del padiglione, un’installazione indoor che reinterpreta la tradizione millenaria dei giardini persiani e babilonesi, fa riferimento al luogo in cui al-Khwarizimi sviluppò gran parte dei suoi studi più importanti: la Casa della Sapienza a Baghdad. Il Giardino della Conoscenza di Dixit Algorizmi sarà realizzato da due dei tre curatori, Joseph Grima e Camilo Oliveira, entrambi parte dello studio Space Caviar, che si occupa di architettura e ricerca e ha sede a Milano.
All’epoca di al-Khwarizmi, la Casa della Saggezza fu un centro intellettuale dell’età d’oro del mondo islamico e sede di scambi culturali, conosciuti al giorno d’oggi per aver prodotto le traduzioni dei testi greci, arabi e persiani. Le caratteristiche paesaggistiche che la contraddistinguono furono i giardini a composizione geometrica della tradizione islamica e persiana.
Le superfici specchiate da sogno e le simmetrie presenti in tutto l’allestimento di Dixit Algorizmi richiamano gli specchi d’acqua riflettenti al centro di ogni giardino islamico, i quali fluiscono attraverso canali equidistanti che dividono il giardino in quattro quadranti. Prima dell’aria condizionata questa era uno strumento funzionale, in quanto diffondeva aria fresca con i climi caldi, oltre al significato spirituale dell’acqua come simbolo di vita e purificazione.
La parola “algoritmo” deriva da Algorismus, una traslitterazione latina di al-Khwarizmi. Quel nome arabo, a sua volta, traduce “originario della Corasmia”, una specifica regione nel moderno Uzbekistan che una volta costituiva un impero a sé. Si stima che Muhammad ibn Musa al-Khwarizmi abbia viaggiato dalla città d’origine, Khiva, a Baghdad nel nono secolo, e trascorse il resto dei suoi giorni dedicandosi alla ricerca e allo studio nella Casa della Saggezza, dove fu nominato astronomo e responsabile della biblioteca.
L’influenza di Al-Khwarizmi in Europa portò alla diffusione degli algoritmi, i numeri e i decimali arabi e l’algebra (presi dal suo libro Al-jabr). Dixit Algorizmi condivide il titolo con la versione latina del suo testo fondamentale di algebra e si traduce “Così parlò al-Khwarizmi.”
Gli algoritmi rivestono un ruolo fondamentale nella società moderna. Sono loro a determinare cosa verrà riprodotto successivamente nella coda video di Netflix e nel feed dei social media. Vengono utilizzati per realizzare edifici e contribuiscono all’individuazione degli obiettivi nel programma di guerra con i droni degli Stati Uniti. Così come i giardini, vengono definiti sia dalla loro crescita che dai loro limiti.
Stando al curatore, Joseph Grima, la mostra Dixit Algorizmi – Il Giardino della Conoscenza si propone di mettere in discussione la narrazione dominante nelle storie e nelle geografie dello sviluppo tecnologico, esplorando radici dimenticate e ignorati richiami con luoghi, tempi e culture lontani. Il padiglione dedica un’interpretazione divergente della tecnologia come medium, riconoscendo in vari modi la profondità e la complessità della sua storia d’origine.
“Dixit Algorizmi – Il Giardino della Conoscenza” è un’ode al Bayt al-Hikmah, la Casa della Saggezza, e segue il principio dell’incontro e del dialogo. Nonostante le diverse e indipendenti componenti del giardino islamico tradizionale, i principi hanno creato uno spazio unificato. Tutti gli elementi funzionano separatamente per perseguire lo scopo del giardino, sviluppando l’interazione tra l’umano e il naturale. Il Giardino della Conoscenza resta fedele ai principi di tutti i giardini tradizionali persiani e islamici, in cui i visitatori possono incontrarsi per discutere, per assistere a performance dal vivo altri eventi pubblici,” sostiene Sheida Ghomashchi. Il design del padiglione uzbeko richiama questa tradizione nella sistemazione dello spazio, riformulando la tradizione islamica del giardino come luogo di incontro e scambio come -spazio tecnologicamente aumentatodi ricerca, riflessione e sperimentazione.
Integrando il paesaggio interno del padiglione ci saranno passaggi sonori commissionati e sviluppati come una collaborazione tra il musicista uzbeko Abror Zufarov e l’artista e compositore Charli Tapp che vive tra Parigi e Tokyo. Il loro nuovo progetto sonoro analizza come l’intelligenza artificiale risponde a dei set di dati di musica non occidentale. La presa di distanza dello stile classico uzbeko dalla teoria musicale occidentale viene talvolta processata da un algoritmo musicale come rumore anziché musica, creando momenti di glitch art musicale.
Nella loro nuova collaborazione, al pianoforte controllato al pc da Tapp verranno inserite delle composizioni classiche uzbeke conosciute come makom (o maqam) scritte da Zufarov, generando una composizione musicale infinita che verrà riprodotta in automatico dallo Yamaha CP80 modificato di Tapp durante il corso della mostra. Tapp è noto per le sue installazioni di elettromagneti nei pianoforti, le quali vengono collegate dall’artista ad algoritmi informatizzati per creare brani mediati dall’intelligenza artificiale, i quali vengono poi riprodotti in automatico. Il suo nuovo lavoro con Zufarov spinge questo algoritmo ai limiti immettendo una serie di dati che non possono essere riconosciuti totalmente, un pianoforte che suona per un futuro incerto.
Nell’Uzbekistan in cui è nato Zufarov è conosciuto come uno dei “grandi maestri” degli strumenti musicali tradizionali come il sato o l’oud, con l’interesse storico nel genere musicale dell’Asia centrale shashmaqam, caratterizzato dal sistema complesso di sei maqam e dell’organizzazione dei toni. La musica che ne deriva dona vita al padiglione.
In base al design, Dixit Algorizmi non presenta nessun lavoro permanente dell’arte plastica. Al contrario, il “Giardino della Conoscenza” spaziale e sonoro ospiterà un programma di workshop ed eventi pubblici con artisti, accademici, scrittori, performer, storici e altri praticanti il cui lavoro riguarda la tecnologia e i suoi effetti. Il programma di eventi sarà annunciato alla Biennale Arte.
Organizzato in collaborazione con il centro di arte contemporanea di Tashkent (CCAT), il padiglione inviterà i partecipanti a creare degli artwork che popoleranno man mano il giardino nel corso degli otto-mesi della mostra. Un’interazione iniziale di Dixit Algorizmi è stata allestita dal CCAT nel 2021.
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Cliccando sull’immagine in alto si accede a un filmato di Euronews sul padiglione.