La Sicilia, 22 XII 2023
La denuncia di FAS (Federazione Architetti Sicilia): «Gli svantaggi delle convenzioni tra Comuni e Università»
Il coordinatore regionale Amaro: «Gli accordi tra le Ammi- nistrazioni e gli Atenei tolgono opportunita’ di lavoro ai liberi professionisti»
Evolve il recupero del patrimonio architettonico in numerosi Comuni della Sicilia: è un momento storico durante il quale infatti diversi milioni di euro sono destinati alle progettazioni. Le Amministrazioni potrebbero affidare incarichi ai professionisti, «tuttavia, soprattutto in questo periodo, vengono siglate convenzioni sinergiche tra Comuni e Università – spiega il coordinatore regionale della Federazione Architetti Sicilia Alessandro Amaro – che spesso sotto la veste di consulenze celano l’attività completa di progettazione delle opere.
Un fenomeno che, già in passato, il legislatore con diverse sentenze ha giudicato illegittimo. C’è una grande differenza tra un’attività di consulenza che è relativa a una specifica questione tecnica legata ad un progetto e la completa progettazione dell’opera. Va ricordato che un libero professionista per poter partecipare ad un bando di gara per servizi di ingegneria e architettura deve possedere una serie di requisiti stringenti, un curriculum di opere progettate, un fatturato in linea con quanto richiesto dal Codice dei Contratti: specifiche che nel caso delle convenzioni o di progettazione realizzata all’interno delle Amministrazioni non sono richieste. Questa sperequazione non è più accettabile. Per paradosso la stessa opera da progettare, se eseguita all’interno dell’Amministrazione, può essere svolta da un semplice funzionario anche se non ha lo specifico titolo di studio e le relative competenze, mentre se viene messa a gara il professionista partecipante deve possedere tutti i requisiti indicati nel bando di gara».
Il fenomeno è spesso legato ad una condizione di crisi nel quale versano molti Comuni: è nota infatti la carenza di tecnici negli enti pubblici locali. «Le Università sono enti senza fine di lucro – sottolinea Amaro – con le convenzioni i professori che non potrebbero praticare la professione invece prestano vere e proprie consulenze, sono incarichi che andrebbero affidati ai liberi professionisti, invece offrono vantaggi competitivi ad un parterre accademico che pesa su fondi e risorse pubbliche. Chiare sentenze già definitive in Italia diffidano le Università rispetto a queste pratiche».
«I Comuni soffrono l’insufficienza di tecnici, creano sinergie con le università, ma l’affidamento ritenuto improprio pone la nostra categoria in una condizione di svantaggio – aggiunge Amaro – studi di progettazione competitivi e start-up potrebbero partecipare e vincere le gare presentando ventagli di progettazioni innovative. Invece rimangono esclusi gli architetti aventi diritto e i giovani liberi professionisti, gli stessi che hanno studiato in quelle università che stipulano queste convenzioni. Troviamo sia contradditorio che i professori si occupino dei PUG e delle progettazioni finanziate dal PNRR, mentre i giovani architetti, che quest’ultimi hanno formato e che dovrebbero lavorare nei team di lavoro degli studi professionali per sviluppare un percorso di carriera, si ritrovano impiegati nei centri commerciali in grandi negozi d’arredo».