Corriere della sera, 14 II 2014.
Avvocati, qualche idea per superare la crisi ed evitare il declino della professione.
La crisi economica è anche crisi della professione di avvocato. Sempre più spesso, infatti, si leggono articoli su come, oramai, l’antica professione abbia perduto la status privilegiato di cui godeva un tempo, specialmente nelle società occidentali. Alle difficoltà oggettive che da sempre hanno caratterizzato la professione, come ad esempio l’accesso (il “terribile esame di abilitazione”) e l’affermazione, si sono aggiunte oggi difficoltà nuove che contribuiscono al declino e alla perdita del prestigio di un tempo: si pensi, ad esempio, alle lungaggini della giustizia, alla complessità della legislazione, e ai rilevanti oneri economici che gli avvocati sono sempre più spesso costretti a sopportare. Insomma, la sfasatura tra le aspettative iniziali e la realtà lavorativa è oggi particolarmente marcata. E la crisi economica non fa altro che aumentare queste problematiche.
In questo scenario, vale la pena di richiamare alcune interessanti riflessioni che il Prof. Avv. Gian Paolo Prandstraller ha sollevato in un suo recente articolo sul Corriere della sera.
Nuove funzioni, è questa la ricetta. «Alla massa degli avvocati italiani (specie ai giovani) sono necessari nuovi campi di lavoro più estesi rispetto a quelli tradizionali». Infatti, o la professione si convince di acquisire nuove funzioni oppure si avvierà (salvo poche eccezioni individuali) ad una irrimediabile decadenza.
Questi potrebbero essere i nuovi campi:
a) Attività di accertamento. Se è vero che le decisioni devono rimanere al giudice, è altrettanto vero che tutte le attività di accertamento (es: decreti ingiuntivi, convalide di sfratto per morosità, accertamenti tecnici preventivi, ecc.) potrebbero essere direttamente affidate agli avvocati senza dover ricorrere al giudice (salvo i casi in cui sia presentata opposizione).
Un trasferimento funzionale di questo tipo consentirebbe «un allargamento sensibilissimo del lavoro legale e un corrispondente alleggerimento del lavoro dei giudici, delle cancellerie, ecc.».
b) Attività di notifica atti e rilascio copie. Affidando la notificazione degli atti e il rilascio di copie agli avvocati, oltre ad ampliare sensibilmente il loro campo di lavoro e a determinare una maggiore speditezza delle procedure, si contribuirebbe sicuramente a dare un nuovo prestigio alla professione.
c) Potenziamento del c.d. “contratto assistito”. Una soluzione potrebbe essere quella di creare ex novo l’istituzione del contratto assistito (cioè del contratto in cui le parti sono tutelate da avvocati). Ad esempio, si potrebbe riconoscere carattere di titolo esecutivo alle transazioni effettuate dalle parti con l’assistenza dei rispettivi avvocati, in modo tale da evitare, proprio in virtù della presenza di titoli esecutivi, un gran numero di cause di accertamento, dando luogo all’immediata esecuzione sulla base delle obbligazioni fissate nel contratto stesso.
d) Attività di accertamento preliminare volte al rilascio di concessioni, autorizzazioni, licenze, ecc. Affidare l’attività di accertamento preliminare agli avvocati (lasciando alla p.a. l’attività decisionale vera e propria) in materia di concessioni, autorizzazioni, licenze, ecc., consentirebbe di conseguire due risultati: da un lato, l’ampliamento del lavoro di avvocati e altri professionisti (ingegneri, geometri, geologi, ecc.); dall’altro, l’alleggerimento del lavoro delle pubbliche amministrazioni (con notevole vantaggio funzionale).
Secondo Prandstraller, con l’attuazione di queste idee, abbandonando nel contempo l’utilizzo di istituti impraticabili (come la conciliazione obbligatoria), gli avvocati potrebbero ottenere spazi di lavoro di cospicua entità e prestigio, riuscendo addirittura a migliorare il sistema giudiziario ed amministrativo che ne risulterebbe alleggerito.
«Il principio di dare lavoro ai professionisti alleggerendo il più possibile quello dei giudici e dei funzionari amministrativi viene già largamente applicato nelle imprese, come tutti sanno. Perché non introdurlo anche nei due grandi settori oberati di impegni, la giurisdizione e la pubblica amministrazione, dando così nuove opportunità alle professioni e in particolar modo a quella di avvocato?