Luigi Ferrarella, Corriere della Sera, 21 I 2017
308 MILA CANDIDATI PER 800 POSTI DA CANCELLIERE NEI TRIBUNALI
Più di 308 mila candidati per 800 posti. In tanti hanno risposto al bando del ministero della Giustizia per diventare cancelliere nei tribunali. Stipendio: 1.400 euro. È come se tutti gli abitanti di Catania, o metà Genova, o quasi tutta Firenze, o persino una intera regione come il Molise, fossero in corsa per fare il cancelliere: 308.468 persone hanno presentato domanda per partecipare al concorso bandito dal ministero della Giustizia, dopo vent’ anni, per 800 posti nel personale amministrativo degli uffici giudiziari italiani.
Ancor più delle carenze di magistrati (comunque pur sempre circa mille su novemila), le scoperture negli organici del personale amministrativo pesano perché questi lavoratori sono la spina dorsale del sistema, senza i cui adempimenti di legge non «esiste» alcuna udienza celebrata o decisione prodotta dai magistrati nelle udienze e nei procedimenti. Ma su un organico teorico di 44.117 persone, ne mancano ben 9.815. Un deficit accumulatosi in 20 anni nei quali nessun governo ha arginato l’ emorragia, anzi l’ hanno tutti aggravata con il blocco del turn over per risparmi di bilancio.
Da questo punto di vista ha ragione Andrea Orlando quando vanta di essere il primo ministro che dal 1999 faccia mettere piede nei tribunali a un nuovo cancelliere, stanziando risorse per l’ ingresso di 4.000 persone. Ma farlo, nella pratica, non è semplice. Mentre per 200 persone si procede mediante scorrimento di altre graduatorie, per 800 posti (stipendio medio attorno ai 1.400 euro netti) il ministero ha cominciato a bandire il 22 dicembre 2016 un concorso che ha però appunto avuto, per così dire, persino troppo successo: 308.468 domande.
Ovvio, quindi, che questi nuovi cancellieri (e a maggior ragione gli ulteriori 1.000 che la legge di stabilità 2017 autorizza ad assumere) non possano entrare davvero in servizio in tempi rapidi: «Sapete cosa significa fare un concorso per più di 300.000 persone?», chiede retoricamente il ministro, «inevitabilmente ciò sposta in là la possibilità di fare le assunzioni, perché non possiamo certo violare il legittimo diritto di ciascuno di concorrere e veder valutato il proprio valore».
Il ministero ritiene di aver cercato di supplire a questo scarto temporale immettendo – accanto a 3.000 borsisti in stage 18 mesi negli uffici tra i laureati in giurisprudenza, e ad altri 1.200 tirocinanti non laureati – anche 300 lavoratori spostati dalle Regioni, e 343 in mobilità obbligatoria da altre amministrazioni cosiddette di «area vasta» e di Croce Rossa. E qui non sono stati pochi (sino alle ironie sui «barellieri» in tribunale) i mugugni negli uffici, rafforzati sì sul piano puramente aritmetico ma di fatto alle prese con lavoratori bisognosi di molto tempo per impratichirsi del nuovo lavoro.
Dalla mobilità compartimentale ed extracompartimentale sono poi state assunte 145 persone nel 2016 in aggiunta alle 451 del 2015; dallo «scorrimento» delle graduatorie dell’ Ice e del Viminale sono arrivate rispettivamente 79 e 42 assunzioni; e altri 42 lavoratori sono stati stabilizzati con un altro strumento normativo.
Ma queste pur lodevoli «trasfusioni» nell’ ultimo triennio non riescono a intaccare sensibilmente la scopertura media del 22% (che in non pochi uffici arriva al 35%), anzi quasi nemmeno pareggiano gli ulteriori peggioramenti determinati (in una categoria dall’ età media di 56 anni) già solo dalle fisiologiche uscite dei pensionati nello stesso periodo. Ad esempio, nel solo 2016, almeno 848: più dei futuri nuovi 800 cancellieri che entreranno in servizio all’ esito della carica dei 308.000.