La Stampa Economia, 15 II 2016.
Il canone Rai spiazza le aziende elettriche.
“Rischio caos per la prima rata in bolletta”
(A seguire un precedente articolo del novembre 2014 sui tre motivi che fanno del canone Rai in bolletta una mostruosità giuridica).
Mancano poco più di quattro mesi al debutto, eppure il nuovo canone Rai è ancora un’incognita. Dopo gli affondi delle associazioni dei consumatori, tocca ad Assoelettrica lanciare l’allarme. Ed è un Sos pesantissimo, perché toccherà a loro far pagare il tributo, in bolletta. Secondo Chicco Testa, presidente dell’associazione che raggruppa le imprese elettriche italiane, «il rischio è che si arrivi impreparati alla scadenza del prossimo luglio». Il motivo principale? «Le imprese devono predisporre i necessari sistemi informatici per emettere le nuove fatture modificate, bisogna incrociare le banche dati, occorre chiarire una lunga serie di problemi che ancora non sono stati sciolti, dalla questione dei ritardati pagamenti, alla morosità, dall’eventualità di un cambio di fornitore ai pagamenti parziali, dai reclami ai contratti non residenti». Insomma, un caos.
I NODI DA SCIOGLIERE
Secondo Testa, in questi mesi, c’è stato pochissimo dialogo: «Insieme a Utilitalia, abbiamo preparato un documento circostanziato che elenca tutti i problemi aperti, ma il Ministero per lo Sviluppo economico ancora non ci ha dato risposta. E il tempo ormai stringe». Nel testo, i tanti punti critici, a partire dal nodo dei costi che, inevitabilmente, si aggiungeranno alla gestione ordinaria. E poi le sanzioni: il provvedimento, infatti, prevede una multa per i fornitori, nonostante non siano retribuiti. Secondo Assoelettrica, inoltre, manca ancora qualche tassello del puzzle: dal provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate che dovrà definire le regole per chi auto-certifica di non possedere un apparecchio televisivo al decreto ministeriale sui versamenti all’Erario.
L’ATTACCO DEI CONSUMATORI
«Come previsto la misura che introduce il canone Rai nella bolletta elettrica sta creando difficoltà alle aziende del settore, che ancora non sanno come esigere l’imposta – attacca il presidente del Codacons, Carlo Rienzi – Siamo convinti che a luglio si scatenerà un vero e proprio caos, con gli utenti e le aziende elettriche impreparate ad affrontare la novità. Le famiglie ancora non hanno capito come avverrà il pagamento del canone, chi è tenuto a versarlo e per quali case, e non vogliamo pensare a cosa avverrà in caso di morosità o ritardi nei pagamenti. Quello del canone in bolletta sembra essere l’ennesimo pasticcio all’italiana, e non è possibile non esprimere preoccupazione per i ritardi e le tante incognite del provvedimento».
* * * * *
Paolo Baroni, La Stampa, 26 XI 2014.
Ecco perché il canone in bolletta è un “monstrum” giuridico
Certamente inserire il Canone Rai nella bolletta elettrica può essere il modo per sradicare una volta per tutte l’evasione, tra le più alte, della tassa di concessione televisiva. Peccato però che da punto di vista organizzativo, tecnico e persino giuridico l’operazione si presenti alquanto complessa. Innanzitutto c’è il problema delle società elettriche che non intendono fare la parte degli esattori, e se anche fosse pretendono di vedere riconosciuto questo lavoro. Poi c’è l’Authority dell’energia, che tra l’altro ha riformato proprio da poco la struttura delle bollette elettriche, per renderle più chiare e trasparenti, che sostiene che quella prospettata dal Governo (senza per altro consultarsi con l’Autorità stessa, non si capisce perché?) è difficile se non impossibile.
E poi, di fondo, c’è una questione giuridica. Da tariffa per la fruizione di un servizio pubblico in regime di monopolio, il canone Rai, spiegava nei giorni scorsi l’Istituto Bruno Leoni in un suo editoriale, è diventato una vera e propria imposta pagata sulla presunzione del possesso di un televisore. Indipendentemente dal fatto che quel televisore venga usato per guardare i programmi Rai, che il canone finanzia. E se adesso lo si infilasse davvero in bolletta “il canone diventerebbe un vero e proprio mostro giuridico”.
Ibl indica tre motivi. Il primo. Agganciarla al servizio elettrico, la renderebbe un’imposta nascosta all’interno di una tariffa – dunque di una forma di prestazione patrimoniale diversa – che è il corrispettivo di un servizio che con la programmazione della Rai non c’entra nulla. Ciò renderebbe più difficile per il contribuente capire quale sia la somma pagata a titolo di canone Rai e quale pagata per il consumo di elettricità. Sappiamo che lo Statuto del contribuente è come se non ci fosse, ma il principio di trasparenza, che in quella legge dello Stato viene invocato, dovrebbe valere a prescindere dal fatto che i governi ne abbiano sempre fatto carta straccia.
Secondo. L’occultamento del canone e la difficoltà conseguente nell’isolarlo rispetto al resto della bolletta renderebbe definitiva la presunzione di possesso dell’apparecchio ricevente: tutti quelli che hanno la luce pagheranno il canone. Una platea diversa e più vasta di quanti hanno una tv. Spetterà al contribuente dimostrare il contrario, sempre che si rammenti che nel pagare la corrente elettrica finanzia anche la Rai. “Non è questo il modo con cui si affronta l’evasione di questa imposta, se è tale l’obiettivo che si propone il governo – sottolinea l’Ibl -. Questo, piuttosto, è il modo di snaturarla definitivamente. L’obiettivo, chiaro, è quello di aumentare arbitrariamente il gettito ad essa collegato facendolo pagare furtivamente a tutti”.
Terzo punto. Di presunzione in presunzione, si arriva all’ultima novità: il canone potrebbe essere imposto non solo ai possessori di televisioni, ma a chiunque abbia un apparecchio in grado di ricevere il segnale e trasmettere i programmi Rai, quindi anche tablet, pc, smartphone. “Passi ormai che la giurisprudenza, per superare le obiezioni di quanti pretendevano di non dover pagare il canone non vedendo a Rai, abbia ritenuto che il corrispettivo fosse collegato al possesso della televisione, e non alla fruizione diretta del servizio. Se già avere una televisione non dovrebbe essere la stessa cosa che guardare la Rai, un telefonino smartphone o un qualsiasi altro device servono a molti altri servizi, prima che a vedere la Rai. Come se non bastasse l’aumento dell’equo compenso, gli apparecchi elettronici verranno colpiti da un tributo completamente distante da ciò a cui ordinariamente servono”.
Conclude così il Bruno Leoni: “Il canone Rai è un’imposta anacronistica e ingiustificabile rispetto all’evoluzione delle telecomunicazioni, prima ancora che rispetto al servizio effettivamente reso. Più ancora che la televisione pubblica, il fisco italiano è “di tutto, di più”. I legali dell’Assoelettrica a loro volta, per queste ed altre ragioni, hanno individuato diversi profili di incostituzionalità nel progetto del governo. Senza contare che le complicazioni sono tali e tante che già oggi è tecnicamente impossibile riuscire a rispettare la scadenza di gennaio, termine tradizionale del versamento del canone. Per questo i tempi ora si allungano, forse anche all’infinito – nonostante la “volontà politica” di andare avanti. Forse anche sino a far tramontare l’ennesimo progetto bello, ma solo sulla carta, al punto da essere irrealizzabile.