Greta Sclaunich, Corriere della sera, 11 IV 2016
MOLTI BIG NON HANNO FINITO L’UNIVERSITA’ PER SVILUPPARE SUBITO LE LORO IDEE – E I SUCCESSI RAGGIUNTI DIMOSTRANO CHE GENIO E INTRAPRENDENZA VALGONO PIU’ DEL ‘PEZZO DI CARTA’
Basta guardare la lista dei nomi, però, per spegnere possibili entusiasmi: di Gates, Zuckerberg o Jobs non ce ne sono ad ogni angolo e per chi non è un genio come loro un titolo di studio non può certo far male…
Uno è diventato miliardario e famoso ovunque, un altro si è guadagnato il titolo di più giovane Paperone del mondo, il terzo ha ottenuto qualche miliardo facendo causa agli altri due. Indovinate, dei tre, chi è l’ unico laureato. È il terzo, si chiama Eduardo Saverin e se la sua avventura come co-fondatore di Facebook è terminata così male (buttato fuori dalla neonata società e poi riammesso nel pacchetto azionario solo dopo una lunga causa legale) è solo perché ha voluto continuare l’ università.
Gli altri co-fondatori, l’ attuale ceo Mark Zuckerberg e il suo ex compagno di stanza Dustin Moskovitz, hanno lasciato Harvard a pochi mesi dal diploma per spingere sull’ acceleratore di Facebook, creato insieme nei dormitori dell’ università. Non sono l’ eccezione che conferma la regola, anzi: di miliardari e grandi capi d’ azienda senza laurea in tasca ce ne sono parecchi.
Lo rivela uno studio della compagnia di assicurazioni GoCompare, che è andata a spulciare i profili dei 100 miliardari apparsi nelle liste Forbes dei più ricchi del mondo negli ultimi vent’ anni. Se il 76% di questi ha un diploma di laurea (il 23% di loro anche un master, e il 6% pure un dottorato), il restante 24% no. Ciò significa che uno su quattro (e non è poco) ce l’ ha fatta senza bisogno di concludere gli studi.
Nomi eccellenti? Nella Silicon Valley, parecchi. Oltre a Zuckerberg e Moscovitz c’ è Bill Gates, che lasciò Harvard per fondare Microsoft. Se il terzo è da anni presenza fissa delle classifiche dei più ricchi al mondo di Forbes (spesso, anno scorso compreso, è finito addirittura al primo posto con un conto in banca da 79,6 miliardi), anche gli altri due non possono lamentarsi: i due co-fondatori di Facebook sono entrambi presenti nella lista dei 100 Paperoni del tech.
Nel ranking 2015 Zuckerberg è finito quarto con un patrimonio stimato di 41,2 miliardi, Moskovitz con i suoi 9,6 miliardi si è piazzato 21esimo ma si è aggiudicato il primato di più giovane miliardario (è nato una settimana dopo Zuckerberg).
Nella classifica è presente un altro peso massimo del tech , pure lui non laureato: Micheal Dell, che fondò la Dell Computers nei dormitori dell’ università salvo poi lasciarla proprio per dedicarsi alla sua creatura.
Fece lo stesso anche Jerry Yang, uno dei co-fondatori di Yahoo!, che riuscì sì a laurearsi ma poi decise di abbandonare il suo dottorato di ricerca. E poi ci sono Steve Jobs e Steve Wozniak, le due anime di Apple: non completarono mai gli studi che lasciarono per andare a lavorare (ad Atari, dove poi si conobbero).
Altri volti noti: Larry Ellison, fondatore di Oracle, che non lasciò uno ma ben due college. Bram Cohen, papà del software BitTorrent, che abbandonò l’ università di New York per sviluppare il suo prodotto. Shawn Fanning, che disse addio al college a 19 anni per star dietro all’ allora neonata piattaforma di scambio peer-to-peer Napster.
Tom Anderson, il fondatore del social network (ora defunto) MySpace che addirittura lasciò le scuole superiori per lavorare alla sua creatura. Una storia che somiglia molto a quella di David Karp, il genietto che qualche anno fa fondò la piattaforma di microblogging Tumblr: classe 1989, il giovane lasciò la scuola a 15 anni per studiare a casa e finì per non iscriversi mai all’ università (ma la sua startup venne acquisita da Yahoo! alla cifra record di 1,1 miliardi di dollari).
E che dire di Nick D’ Aloisio, il giovanissimo fondatore della startup Summly: quando venne acquisita da Yahoo!, nel 2013, lui aveva 17 anni e la ceo Marissa Mayer dovette promettere alla stampa, un po’ scherzando un po’ no, che gli avrebbe lasciato proseguire gli studi. Promessa mantenuta: ora studia ad Oxford.
C’ è chi non sarebbe d’ accordo con la sua scelta. Per esempio Peter Thiel, il fondatore del sistema di pagamento PayPal. Lui l’ università l’ ha finita ma non crede nell’ istruzione, o meglio crede di più nella possibilità di investire nelle buone idee. Così, nel 2011, ha dato il via a un progetto molto particolare, incoraggiando i giovani a lasciare gli studi per sviluppare le loro idee.
Lui ci ha messo del suo: a chi ha risposto al suo appello ha fornito un assegno da 100 mila dollari. Innescando però molte polemiche sull’ iniziativa. Polemiche che si sono riaccese anche dopo la pubblicazione dei risultati della ricerca di GoCompare. Basta guardare la lista dei nomi, però, per spegnere possibili entusiasmi: di Gates, Zuckerberg o Jobs non ce ne sono ad ogni angolo e per chi non è un genio come loro un titolo di studio non può certo far male.