Giorgia Lodato, Meridionews, 4 XII 2018
Riapre la storica libreria Prampolini
Maria Carmela e Angelica Sciacca, che animano la piccola ma attivissima libreria “Vicolo Stretto” di via Santa Filomena, rilevano il prestigioso negozio con una lunga tradizione alle spalle. «Un segnale di rinascita anche per via Vittorio Emanuele».
Spegnere 124 candeline (simboliche) su due torte (reali) per festeggiare ilcompleanno di una delle librerie più «anziane» di Catania: la storica Prampolini. A soffiare – oggi a partire dalle 17.30 – saranno Maria Carmela e Angelica Sciacca – 35 e 30 anni, già titolari della libreria Vicolo stretto che sorge nel cuore di via Santa Filomena – insieme a Luigi Calabrese, uno dei soci della Prampolini che ha seguito la trattativa con le sorelle, per celebrare soprattutto la riapertura della libreria, che qualche tempo fa tra lo stupore generale aveva annunciato di chiudere i battenti, probabilmente schiacciata da ebook e nuove tecnologie.
Un’altra bella sfida per le due sorelle che sette anni fa hanno dato il via, quasi per caso, all’esperienza della Libreria Vicolo stretto. «Avere una libreria, seppur siamo grandi lettrici, non è il nostro sogno di bambine. Anzi, volevamo fare tantissimi mestieri e questo è arrivato un po’ per caso, quando durante un aperitivo fra amici l’ex proprietario dellaVicolo stretto mi ha proposto di rilevare la bottega – racconta Maria Carmela Sciacca – Tra tanta incoscienza ed errori vari siamo diventate professionali e quindi se da un lato la nuova avventura con la Prampolini ci mette a confronto con dei grandi spazi a cui non siamo abituate, dall’altro sappiamo come affrontare il mondo dei libri a 360 gradi».
Oltre a essere una libreria tradizionale, la storica bottega ospiterà una sala polifunzionale che all’occorrenza potrà essere affittata, una parte espositiva, uno spazio per i più piccoli e uno destinato alla lettura dei maggiori quotidiani nazionali e internazionali, a disposizione di lettori e turisti stranieri. Perché via Vittorio Emanuele è un punto di passaggio tra catanesi doc e tedeschi con i sandali, una via con i suoi pro e i suoi contro, e attorno alla libreria questa volta non ci sono locali all’ultima moda e negozi di lusso. «Sono molto speranzosa rispetto a questa zona – aggiunge Maria Carmela – a due passi dal monastero dei Benedettini e dal liceo Boggio Lera e attorniata dai principali monumenti del centro storico, da via Crociferi al teatro Greco al castello Ursino. Se dai un segnale di rinascita con una libreria – continua la ragazza – è chiaro che si vuole ripartire da un luogo culturale, che va di pari passo alla libreria Fenice e ad associazioni come Acquedotte e Gammazita».
Non si sentono la responsabilità di essere a tutti i costi un esempio per altri, quanto piuttosto quella di aver adottato un luogo storico, dove tuttora sono esposti migliaia di libri con le pagine ingiallite e le copertine impolverate. «Molti – ipotizza la libraia – resteranno sugli scaffali, probabilmente come patrimonio della libreria, insieme a tutto ciò che non ha trovato spazio nella piccola Vicolo stretto. Riviste di moda, turismo, fotografia, architettura, letterarie. Sette anni di desideri rimandati al momento in cui avremmo avuto una libreria più grande».
Che adesso è realtà e che è una sfida, anche perché, forse, le due libraie avrebbero potuto tentare la fortuna altrove, invece di puntare, ancora una volta sulla loro città. «Ci piacerebbe moltissimo esportare Vicolo stretto, ma prima di fare questo passo si devono stabilizzare una serie di cose. Penso che siamo ancora troppo giovani per un salto del genere, che oggi sembra prematuro». Anche perché l’opportunità della Prampolini per Maria Carmela e Angelica sembra essere arrivata al momento giusto. E lo dimostra il successo del primo evento organizzato dalle ragazze in libreria, la presentazione del libro Che Dio perdona tutti di Pif, che ha permesso loro di iniziare la nuova stagione in bellezza senza ancora far pubblicità sul grande passo che stavano per compiere.
«Capisco – dice Maria Carmela – che si parla di coraggio collegato all’aspetto economico, ma del resto dovevamo fare un passo avanti e siamo felici di averlo fatto». Insomma, tutto sembra rose e fiori, l’esempio perfetto di come i privati – specialmente giovani, specialmente donne – possono dare un contributo concreto a una città che affonda ogni giorno di più. Unico neo? La libraia grande e la libraia piccola – così si fanno chiamare sui social – per la prima volta sono costrette a separarsi. «Questa è una delle cose che davvero un po’ mi turba e mi spaventa – dice Maria Carmela, la grande – perché la forza, il motore, la benzina di tutto sta nel fatto che abbiamo tempo e idee da condividere insieme, fisicamente. Ora dobbiamo organizzare tutto prima, ma ci chiediamo comunque se ce la faremo a sopravvivere alla lontananza. Sicuramente sì, anche se il primo periodo sarà bello tosto».