Fernando Massimo Adonia, LiveSicilia, 10 III 2016.
AGRICOLTURA
“Sparirà la spremuta italiana” Coldiretti lancia l’allarme
CATANIA – Che succede se un meeting interregionale di Coldiretti diventa il palco da cui lanciare un allarme pesantissimo? “Rischia di sparire la spremuta di agrumi italiani. Negli ultimi 15 anni è scomparso un albero su tre di arance, la perdita complessiva di limoni è del 50%; mentre la riduzione delle piante di clementine e mandarini è pari al 18%”. Si presentava come una distesa di giallo la sala del teatro Metropolitan di Catania. Erano in migliaia, infatti, con tanto di trattori parcheggiati ina via Sant’Euplio, gli agricoltori provenienti da Sicilia e Calabria. “L’agricoltura Made in Italy – fanno sapere negli stand – rischia di perdere anche i pomodori, il grano, l’olio e il latte, sotto l’attacco delle politiche comunitarie, delle distorsioni di mercato e delle agromafie”.
Insomma, “un trend drammatico – come riferisce il presidente nazionale della Coldiretti Roberto Monclavo – che ha effetti pesanti sul piano economico e occupazionale per le nostre imprese agricole, ma anche dal punto di vista ambientale e per la salute dei consumatori”. E ancora: “Occorre intervenire con misure di trasparenza per promuovere i consumi sul mercato interno e favorire le esportazioni”. A tutto ciò, spiega il leader dei coltivatori, deve “servire l’indicazione di provenienza in etichetta dei prodotti della frutta utilizzata nelle bevande e fermare la vendita in Italia delle aranciate senza arance”.
“Abbiamo fatto molto in questi anni come governo per difendere il settore, partendo dalla battaglia, già vinta, contro gli ogm”, ha detto il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti presente oggi a Catania. “Ora siamo schierati nella battaglia contro il glifosato, un pesticida potrebbe mettere a repentaglio le nostre produzioni e su questo siamo assai determinati”. Dove si rischia di perdere è invece sull’olio tunisino: “Quella battaglia è ancora in corso a livello europeo e noi terremo alta l’attenzione”, dichiara ancora Galletti.
C’è poi che il marchio italiano continua a far gola all’estero, anche in termini di contraffazione. E non si tratta soltanto del prodotto o delle etichette. C’è anche chi per beffare il made in Italy declina in più modi il sostantivo mafia, come nel caso del caffe bulgaro Mafiozzo. E non l’unico caso. “È una utilizzazione oltre il limite della decenza”, fanno sapere gli agricoltori.