Alessia Manfredi, Repubblica, 19 IV 2016.
Come cambia la comunicazione nell’era della rete ubiqua e sociale
“Architettura della comunicazione. Progettare i nuovi ecosistemi dell’informazione“, è il nuovo libro di Federico Badaloni, appena uscito. A metà fra un manuale e un saggio, pieno di spunti anche per i non addetti ai lavori. Per orientarsi nell’universo dell’informazione in un mondo iperconnesso e in continuo cambiamento.
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C’ERANO una volta giornali e tv, media classici, e una struttura dell’informazione lineare. Poi è arrivata la rete e le regole del gioco sono cambiate. Da lineare, quella struttura si è fatta reticolare, lo spazio si è allargato fino a divenire illimitato, il tempo si è cristallizzato in una sorta di eterno presente. E i percorsi possibili per interpretare un messaggio si sono moltiplicati in maniera esponenziale. Di pari passo sono cambiate le gerarchie, con gli utenti sempre più protagonisti. Una rivoluzione con cui stiamo imparando a convivere, giorno dopo giorno. Che ha ricadute importanti sul modo di fare informazione e di progettarla, in un mondo sempre più interconnesso, in cui il valore di un contenuto è ormai definito dalle relazioni che riesce a generare, che, di passaggio in passaggio, ne arricchiscono il significato.
Ce lo spiega in modo chiaro “Architettura della Comunicazione. Progettare i nuovi ecosistemi dell’informazione”, di Federico Badaloni – giornalista e responsabile dell’area di Architettura dell’Informazione della Divisione Digitale del Gruppo Editoriale l’Espresso – appena uscito e disponibile in cartaceo su ilmiolibro e anche in versione ebook. A metà fra un saggio e un manuale, ricco di esempi pratici, questa guida all’informazione ai tempi della rete ubiqua e sociale solleva diverse questioni e suggerisce risposte, indicando una strada da percorrere. A partire dalla progettazione funzionale, l’approccio proposto da Badaloni per far sì che l’utente riesca a districarsi in quel labirinto di strade in cui ci si può trovare smarriti sul web, col rischio di perdersi. Che al tempo stesso rappresenta un’opportunità, se gestita in modo corretto.
“Se la rete innerva gli oggetti e gli ambienti della vita quotidiana, come possiamo usare l’informazione per migliorare il nostro mondo?” si chiede Badaloni nell’introduzione. La chiave sta nell’allargare lo sguardo dal singolo oggetto al sistema più ampio in cui questo vive e acquista significato. Progettare un sito, una pagina, una app in modo da garantire rilevanza, autorevolezza e fruibilità senza perdere in immediatezza è una sfida oggi cruciale. E va di pari passo con un’altra altrettanto importante: non tanto “trovare una risposta, ma connetterla alle nostre domande nel modo migliore”. Un ragionamento ricco di spunti anche per i non addetti ai lavori e di collegamenti spiazzanti, come quello fra i rilievi sulla facciata di Notre Dame, a Parigi, e un giornale, in apertura del libro.
Si parla sì di progettazione, di algoritmi e funzioni matematiche, di come dare forma e sostanza a un sito, a una applicazione e a un sistema informativo, ma il discorso si allarga, riflettendo anche sulle strutture che utilizziamo per comprendere un messaggio, sul modo in cui si può fare comunicazione efficace in un ecosistema in cui i contenuti si trovano in luoghi diversi e vengono fruiti da persone diverse in tempi differenti. O ancora, su come valorizzare i propri contenuti e come scegliere per questi la struttura migliore, tenendo conto anche della centralità dell’interazione social.
Uno sguardo che spazia su un orizzonte checambia e si arricchisce di continuo, maturato in anni di esperienza sul campo. Tenendo sempre presente, ci ricorda l’autore, che “comprendere è cogliere il senso dei percorsi disponibili. Comunicare, di conseguenza, è scegliere a quali percorsi dare rilevanza”.