Chiara Sarra, Il Giornale, 15 II 2014.
Costi della politica, Confindustria attacca: un deputato costa quasi 10 volte un italiano.
Il Centro studi di Confindustria fa i conti in tasca al Parlamento: per ogni deputato spendiamo 9,8 volte il pil pro-capite, contro le 6,6 volte del Regno unito. La proposta: “Tagliamo del 30% le indennità e riformiamo le loro pensioni“.
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Quanto ci costa la politica? Almeno 2,5 miliardi solo nel 2012, secondo i conti del Centro studi di Confindustria, che spiega anche come risparmiare “fino a 1 miliardo tagliando i costi della Camera”.
Secondo gli industriali, infatti, ogni deputato tra stipendio, rimborsi e spese di trasporto intasca circa 9,8 volte il pil pro-capite, contro le 6,6 volte di un inglese. Per spendere meno, quindi, c’è bisogno di “una seria riforma della burocrazia”, a partire “dalla testa che impartisce le direttive alla stessa pubblica amministrazione”.
“Deve cominciare con l’abbattimento dei costi della politica”, sostengono gli industriali, “I parlamentari italiani sono, in base alla dimensione dell’indennità in rapporto al Pil pro-capite, di gran lunga i più pagati d’Europa; ciò fa pensare che molto più facilmente si è portati a far politica per la carriera e l’arricchimento personale, più che per il bene comune. Si può risparmiare fino a 1 miliardo riducendo del 30% l’indennità dei parlamentari, ridimensionandone il numero, riformando le loro pensioni e abolendo i contributi ai gruppi parlamentari, i rimborsi elettorali e le spese di trasporto ma mantenendo la diaria (rimborso spese per l’esercizio del mandato parlamentare), oppure eliminandola e introducendo un tetto massimo alle spese rimborsabili”.
L’importante poi è non fermarsi al Parlamento, ma ampliare la riforma anche in “tutte le altre istituzioni elettive (Comuni, Regioni, dando per abolite le Province) nonché in quelle attività improprie svolte da una moltitudine di società partecipate dalla pubblica amministrazione (sono più di 7.700 e costano, in termini di ripiano delle perdite, circa 22 miliardi)”. In generale, quindi, c’è bisogno di meno burocrazia per rilanciare la crescita: “Un aumento dell’efficienza della pubblica amministrazione dell’1% genera un incremento del Pil dello 0,9%”, spiegano ancora da viale dell’Astronomia.