Luisa Trovato, La Sicilia, 22 II 2021
Il Consorzio della Pietra Lavica dell’Etna new pied piper del comparto lapideo di pregio
Il Consorzio della Pietra Lavica dell’Etna si rinnova nel 2019, sotto la guida del Presidente Alfio Grassi. Ecco le priorità in agenda:
– attività di sviluppo e coordinamento della filiera della pietra lavica dell’Etna, ed in generale del settore lapideo siciliano;
– animazione territoriale finalizzata alla cooperazione imprenditoriale ed istituzionale;
– evoluzione competitiva delle imprese per la tutela di interessi comuni ed internazionalizzazione.
Intervista ad Alfio Grassi, Presidente del Consorzio della Pietra Lavica dell’Etna:
Oggi, è plausibile asserire che il basalto etneo passa per il Consorzio della pietra lavica dell’Etna?
Il Consorzio associa aziende che operano nel campo della pietra lavica dell’Etna, con attenzione al settore estrattivo, da cui si ricava la materia prima per l’intera filiera; creando, altresì, occupazione per migliaia di lavoratori. Nell’elenco dei consorziati si annoverano sia aziende leader nella produzione di conglomerati cementizi e bituminosi, confezionati con aggregati lavici; sia maestranze esperte nella produzione artigianale di bijoux ed elementi d’arredo per interni ed esterni. Inoltre, innovative formule di ricerca, sul materiale lapideo, si orientano verso il settore del beauty and wellness.
Il Consorzio è sinonimo di qualità della pietra lavica?
Senz’altro! È stato anche registrato un marchio della pietra lavica, che certifica requisiti standard di qualità, legalità e tracciabilità, prerogative di garanzia per produttori e consumatori. Tutto ciò è un “biglietto da visita” funzionale per il marketing e quality protocols del Consorzio e dei prodotti immessi sul mercato.
Alfio Grassi è un sognatore o l’uomo che realizzerà il sogno della commercializzazione della pietra lavica dell’Etna?
Alfio Grassi, nella qualità di Presidente del Consorzio, è un geologo e progettista e si occupa con dedizione del settore della pietra lavica; affianca le aziende, conosce il mondo estrattivo e i punti di forza e debolezza della filiera. Egli ama le sfide costruttive, si fa portavoce di varie iniziative, ed è un trait d’union tra istituzioni ed intenti identitari di un gruppo.
Chi sono gli interlocutori istituzionali del Consorzio della pietra lavica dell’Etna?
Per un esito funzionale della vita del Consorzio, necesse est interloquire, in primis con l’Assessorato Regionale Attività Produttive; a latere, con l’Assessorato Regionale del Territorio e dell’Ambiente. In particolare, con esso si collabora per addivenire alla risoluzione di molteplici problematiche, scaturite dal segmento estrattivo della filiera della pietra lavica, legato alle cave; ed ancora, per ragionare sulle sensibilità ambientali. Si solleva, a riguardo, una riflessione inerente alla possibilità di una più congeniale interazione con la Commissione Tecnica Specialistica dell’Assessorato, per appianare l’attuale querelle, riferita all’eccessiva burocratizzazione. Occorre mettere in bilancia: tutela dell’ambiente e “trame produttive del comparto lapideo”. Un altro interlocutore importante è, poi, l’Assessorato Regionale dell’Energia e dei Servizi di Pubblica Utilità, con cui si deliberano i provvedimenti necessari all’avviamento delle attività estrattive.
In merito alle faccende burocratiche, che ruolo riveste il Distretto Minerario?
Il Distretto Minerario autorizza le attività estrattive e vigila sul regolare stato di avanzamento dei lavori di estrazione. Allo status quo, si palesano difficoltà per gli uffici di detta istituzione, che opera con personale ridotto. In realtà, non si ha più certezza riguardo ai tempi di legge, per l’ottenimento di autorizzazioni! Si penalizza, in tal modo, l’attività estrattiva in cava, e si creano gravi disagi all’intera filiera della pietra lavica.
Qual è il quadro normativo di riferimento?
Il quadro normativo è vasto. Le attività estrattive osservano sia la normativa regionale, che regolamenta l’apertura e la gestione delle cave, sia, nel contempo, quella nazionale con riferimenti all’ambiente, che, a sua volta, recepisce la normativa europea. Si cita, ad esempio, il D. lgs. del 3 Aprile 2006 n. 152, conosciuto come Testo Unico Ambientale.
Si può puntare a politiche di “alto profilo”, per imporsi sui mercati internazionali?
E’ pensabile! Ma occorre organizzarsi con nuovi paradigmi di strategic projet. Si può adottare, ad esempio, un criterio di innovativa classificazione degli obiettivi, per standardizzare il “computo valoriale manageriale” degli imprenditori, ed inoculare così il principio della competitività; si può anche attuare una policy responsabile per “sfidare” la caleidoscopica vision del mercato internazionale, affrontandolo con studiate proiezioni a breve, medio e lungo termine. Per altri versi, è necessario dotarsi di una interfaccia ed indirizzo di policy locale e nazionale, per promuovere il vessillo e le aspettative dell’intero comparto economico, relativo ai materiali di pregio.
Riguardo alla commercializzazione della pietra lavica, sia la “divergence” fra domanda e offerta, sia lo stallo burocratico sempre in agguato, possono incrementare il mercato collaterale dell’abusivismo?
L’abusivismo è una vera piaga per l’intero comparto della pietra lavica. Negli ultimi tre anni, sono stati effettuati ben 22 sequestri di cava nella Sicilia Orientale, molti nell’ambito del settore lapideo di pregio, a cura del N.O.E. – Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri di Catania. Si segnala, a riguardo, che trattasi di brillante operazione repressiva nei confronti di attività abusive. Il Consorzio stima che il 20% circa del materiale lavico commercializzato, in anni recenti, non provenga da cave autorizzate. In generale, può affermarsi che, se da una parte “alita” una burocrazia asfissiante, spesso non rispondente alle istanze delle imprese del settore lapideo, dall’altra si registra poca attenzione alle attività abusive. Queste ultime trovano terreno fertile, perché l’Amministrazione regionale, unitamente al Distretto Minerario, non riesce a vigilare e contrastare il fenomeno, con misure efficaci, a danno dell’intera economia del comparto lapideo siciliano.
Presidente Grassi, come immagina il futuro del Consorzio della pietra lavica dell’Etna?
Si immagina di mettere in atto la commercializzazione del materiale lapideo, sia entro i confini nazionali, sia protesa all’internazionalizzazione, esperita sempre sotto l’egida del Consorzio. Si spera nell’osservanza del codice etico da parte dei consorziati, per una condivisione di temi sul rispetto della concorrenza, dei lavoratori e dell’ambiente, e in quella degli standard di qualità certificati dal neonato marchio. Si auspica un cambio di rotta, un comparto dei materiali di pregio non più frammentato, ma ricongiunto all’ente rappresentativo del Consorzio. Si confida poi, nelle nuove generazioni. Esse sono il futuro e loro non possono sbagliare. Si augura un impatto positivo con un’Amministrazione regionale efficiente, in grado di affiancare, in un cammino di rilancio, il settore lapideo siciliano. Altro aspetto su cui ragionare è quello riconducibile alla ricerca ed allo studio di scienze ambientali, di cultura e sviluppo sostenibile, correlati al futuro dei materiali di pregio, per innovare e creare standard applicativi validi per programmi e progettazioni di new generation.