Fausta Chiesa, Corriere della sera, 4 VIII 2017.
BUSINESS
I cinque miti falsi (e insensati) per poter diventare un grande Ceo
Non è vero che devi essere carismatico, che non devi mai ammettere gli errori e e che devi aver studiato nelle migliori università. Ecco che cosa non ti serve per essere un leader.
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Diventare un amministratore delegato? L’immagine che hai in testa potrebbe non corrispondere alla realtà o al profilo che i cacciatori di teste ricercano. Lo sostiene ghSMART, una società di consulenza in leadership che ha sede a Chicago che ha svolto un’indagine durata dieci anni, The CEO Genome Project che fa luce su che cosa realmente fa (o non fa) diventare un leader di successo.
Ecco le cinque caratteristiche che penseresti essere indispensabili e che invece non servono (quasi) a nulla:
1) Una delle percezioni più radicate è che il Ceo di una grande società debba essere estremamente carismatico e avere una personalità debordante come quella di Steve Jobs. In realtà, il carisma è un aspetto sopravvalutato. Apparire molto sicuri di sé non ha nulla a che vedere con la capacità di far ottenere grandi performance.
2) Non ammettere i propri errori? E’ un errore. Vale il motto sbagliando s’impara. Partendo dal presupposto che tutti, chi più chi meno, sbagliano (e dall’indagine emerge che il 45% dei Ceo aveva fatto sbagli molto grandi) anche nel lavoro vince chi ammette gli errori, ma ne trae insegnamenti di cui fa tesoro. I più deboli invece tendono a scaricare le colpe sugli altri o a girare la frittata.
3) Il fatto di non essere i massimi esperti di un settore non vi pregiudica dal poterci lavorare. Anzi. Arrivare da fuori può servire per portare una prospettiva diversa, capacità nuove, idee diverse. Le capacità che contano sono altre. Per esempio, saper gestire le risorse umane, saper risolvere i problemi. Insomma: non è detto che se non siete un ingegnere aerospaziale e non abbiate lavorato per anni in una compagnia aerea non possiate un giorno farlo.
4) Autoritari, al limite della maleducazione. Davvero? Decisionisti va bene, ma la virtù sta nel mezzo. Per essere buoni capi bisogna saper persuadere senza essere compiacenti, saper guidare senza essere dittatoriali. Il ceo deve pensare di avere un ruolo simile a quello di un direttore d’orchestra.
5) Niente studi ad Harvard o a Oxford? Dai, non è un guaio. Secondo lo studio, soltanto il 7% dei Ceo più performanti è un super-laureato. E l’8% non ha nemmeno un diploma universitario. Certo una laurea non si butta via e tanto meglio se viene da un ateneo blasonato, ma questo non significa che chi ha il pezzo di carta poi sappia far andare bene un’azienda. E questo anche perché si sa che spesso nelle università più prestigiose, soprattutto nel Regno Unito, si entra per ragioni di appartenenza a una classe e non per la propria intelligenza. Come già Steve Jobs prima di lui, anche il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg non aveva terminato gli studi ad Harvard.