Pierluigi Di Rosa, Sudpress, 8 II 2020
“Cosa Nostra SpA”, il nuovo libro di Sebastiano Ardita che indaga la “Zona Grigia”
Sebastiano Ardita è un magistrato catanese che qualsiasi ruolo abbia svolto lo ha sempre fatto diventandone punta di diamante, dalle varie procure, al DAP sino ad ora che è presidente della Prima Commissione del CSM, in una delle fasi più complicate per la magistratura stessa e per il paese.
Il suo è un osservatorio oggettivamente privilegiato, avendo avuto la possibilità di seguire direttamente alcuni tra gli avvenimenti più importanti che hanno segnato la storia recente di questa Terra bellissima e infame.
Sono 199 pagine che si leggono d’un fiato, ma richiedono spesso di tornare indietro per approfondire, per mettere a fuoco passaggi che ci sembravano di mera cronaca e invece diventano tasselli di una narrazione che apre gli occhi sui tanti “perché” cui troppe volte preferiamo non dare risposte.
Sono 10 capitoli che mettono in fila aneddoti di vita vissuta, di cose conosciute utili a spiegare quello che tutti immaginiamo ma rifiutiamo di comprendere: la “Zona Grigia”, quel mondo di mezzo fatto di abusi, sopraffazioni, scorciatoie in cui si muove e agita quella borghesia imprenditoriale e professionista che rappresenta l’humus essenziale in cui la vecchia mafia è riuscita a riciclarsi diventando “Cosa Nostra SpA”.
L’ultimo capitolo è quello dei ringraziamenti, e tra questi quello all’orchestra giovanile che ha “portato a Librino le note e l’armonia del loro impegno – per avere saputo aderire a quella proposta, ridando speranza.”
Perché questo alla fine è il contributo più importante di un lavoro come quello offerto da Ardita con questo libro come con i precedenti: contribuire alla narrazione di un fenomeno, quello mafioso, che diventato cultura ammorba con la sua capacità corruttiva ogni settore della vita sociale, ipotecando ogni prospettiva di benessere.
Racconta Catania, la “Città feudale”, con tuffi nel passato che per molti di noi diventano schiaffi sui ricordi: la movida degli anni ’70 e ’80 che segna l’entrata in società della malavita, il Gammon, lo Snoopy, lo Splash Down e poi McIntosh, Banacher, Empire, luoghi simbolo di quella “promiscuità” che tolse i confini tra la “Catania Bene” e il “Male di Catania”.
L’epoca in cui i figli dei mafiosi più sanguinari andavano a scuola con quelli dei professionisti e imprenditori più affermati, intrecciando relazioni che renderanno naturali contaminazioni che si riveleranno micidiali. Tutti insieme spensieratamente: “Balla che ti passa”, chiosa l’autore.
Decine i racconti, dagli affari sui centri commerciali, alla mafia che si mette in giacca e cravatta, ai rapporti inquinati con le istituzioni alle singole storie di mafiosi di piccolo e grande calibro.
Una parte consistente e molto interessante è dedicata alla stagione della “corsa ai soldi dell’antimafia” e al “potere dell’antimafia”: da pagina 152 una serie di cifre che fanno riflettere, con 87 mila sigle che in Italia si contendono la rappresentanza dell’antimafia, di cui 50 mila onlus che beneficiano del 5 per mille; tra progetti, contributi, PON Sicurezza e Legalità in pochi anni sono stati distribuiti ben 377 milioni di euro.
Immancabili e imperdibili le pagine dedicate al “Sistema Montante”, uno dei fenomeni più inquietanti e pericolosi che si sia mai insinuato tra le leve del potere non solo siciliano. Ancora tutto da indagare, con molti dei suoi vassalli ancora in giro, a piede libero a far danni.
Non è un racconto di mafia, di cronache giudiziarie note o sconosciute, non solo questo. Anzi attraverso queste storie si arriva alla conclusione che le indagini penali, gli esiti giudiziari non possono essere attesi come gli unici strumenti taumaturgici, spesso persino involontariamente regolatori di scontri fra bande: occorre un impegno che agiti le coscienze della comunità dalla sua base.
E per poter far crescere questo sentimento è necessario conoscere le dinamiche, i personaggi, gli eventi di un sottobosco velenoso dal quale passiamo tutti: e un libro può essere utile ad accendere qualche luce su un cammino che diventa sempre più in salita proprio quando sembra si sia in discesa solo perché non se ne parla più, o solo perché “così fan tutti”, accettando come ineluttabile che le università, gli enti locali, le società partecipate, le istituzioni in genere possano essere gestite come lo sono in questa tragica fase di fine impero.
Leggere libri come questo ti richiama alla responsabilità di affermare con forza che non è normale, non è tollerabile, non è ineluttabile.
“Cosa Nostra SpA” di Sebastiano Ardita, PaperFirst Editore, 199 pagine, 16 euro. Dal 6 febbraio in libreria.