Desirée Miranda*, FocuSicilia, 21 III 2023
Mutui alle stelle. La Bce alza i tassi e a pagare sono i cittadini. “Strozzinaggio”
I mercati finanziari in subbuglio, crescono inflazione e tassid’interesse. A farne le spese soprattutto chi ha un mutuo variabile. Sofferenza per le aziende che rischia- no insolvenza. Ne abbiamo parlato con Carmelo Raffa coordinatore per la Sicilia di Fabi
Non è proprio un buon momento finanziario tra banche che tracollano e l’inflazione che galoppa. Ne derivano una serie di incertezze per cui non si sa bene che strade percorrere, ma anche una grande certezza: il costo dei mutui aumenta. Mentre la responsabile della Banca centrale europea Christine Lagarde promette di fare di tutto per cercare di limitare l’inflazione al due per cento, salgono i tassi d’interesse. Già a ottobre, secondo i dati di Fabi, la Federazione autonoma bancari italiani, erano arrivati a 3,2 e oggi salgono al 3,5, una conseguenza della decisione della Bce di innalzare i tassi di interesse di 50 punti base, solo pochi giorni fa. A pagare quindi, sono i cittadini.
L’azione della Banca centrale europea
La numero uno della Banca centrale europea Christine Lagarde si è detta pronta a rispondere alle turbolenze sul mercato “per preservare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria nell’area dell’euro”. Parole comunque accompagnate da una certa rassicurazione sul fatto che il settore bancario dell’area euro avrebbe una buona capacità di tenuta, “con solide posizioni di capitale e liquidità’”. Come detto l’obiettivo è quello del due per cento e “come banca centrale, l’aumento dei tassi di interesse è il nostro strumento principale per raggiungere questo obiettivo perché l’aumento dei tassi di interesse smorza la domanda e riduce le pressioni inflazionistiche”. Non è d’accordo con la politica della Bce Carmelo Raffa, coordinatore di Fabi Sicilia perché “ci ritroviamo in una situazione difficile per tutte le persone umane. Anche per colpa dell’Europa che ha aumentato i tassi”.
Rate da 500 a 770 al mese. “Simile allo strozzinaggio”
“Da noi oggi l’inflazione galoppa a dismisura, lo vediamo per le materie prime e per l’energia con bollette a prezzi altissimi. Questo discorso di innalzare i tassi da vicini allo zero al 3,5 per cento fa sì che un poveraccio che aveva una rata da 500 euro di mutuo oggi ne debba pagare 770”, commenta Raffa. E non c’è alternativa: “Sui tassi variabili le banche devono adeguarsi, perché i soldi li vanno a prendere dalla Bce”, spiega il coordinatore Fabi. Il tutto però si traduce in qualcosa di “simile allo strozzinaggio rispetto alla povera gente”. “Con queste rate troppo alte sono sempre meno le persone che vanno in banca per un mutuo. Non ce la fai più con uno stipendio di 1400 o 1500 euro a fare un mutuo da 800 euro. Sono cose per cui Bce e politici dovrebbero fare in modo che non avvengano”. Anche perché “negli anni passati anche la Bce ha autorizzato le banche a cedere i crediti a terzi e i crediti in sofferenza ceduti penalizzano chi ha bisogno, chi è in difficoltà si trova poi a cedere i beni. La politica non è stata in grado di affrontare la Bce per dire che che c’è anche un problema di moralità”.
Tassi in rialzo, il problema dei “nuovi fissi” oltre ai variabili
Negli ultimi mesi i tassi sono cambiati soprattutto per i mutui variabili, ma anche quelli a tasso fisso sono diventati meno convenienti. “Per il taso fisso si pagava l’1,8 per cento ora il quattro” dice Raffa. Secondo il coordinatore regionale di Fabi il governo dovrebbe stare più vicino ai cittadini. Da una parte auspica politiche certe e durature, e cita il bonus 110 per cento per l’edilizia come esempio negativo perché si sono cambiate le regole molte volte; dall’altra, anche per favorire l’acquisto di una prima casa, “dovrebbe agevolare le persone a fare i mutui con interessi ‘potabili’, e con tassi alti dovrebbe venire incontro con parte degli interessi pagati dallo Stato”. Inoltre, secondo Raffa, “bisognerebbe estendere il fondo di garanzia oltre i 35 anni. I giovani vanno agevolati, ma non solo. I giovani trovano poco lavoro, una volta che si è deciso di togliere il reddito di cittadinanza lo Stato deve pensare a dare lavoro ai giovani. Se un cinquantenne che perde il lavoro poi, è un dramma familiare”.
Rinegoziare il mutuo
Secondo gli ultimi dati di Fabi, nel corso dell’ultimo quinquennio, i mutui ipotecari sono risaliti di 46,1 miliardi (+12,2 per cento) da 379,1 miliardi a 425,2 miliardi, il credito al consumo di 11,9 miliardi (+11,7 per cento) da 102,5 miliardi a 114,4 miliardi mentre gli altri finanziamenti sono calati di 4,1 miliardi (-2,9 per cento). Davanti a questa situazione ai cittadini non rimane che rinegoziare i mutui con il proprio istituto di credito. “È nel loro interesse farlo, perché sanno che quando l’inflazione sarà sotto controllo, i tassi di interesse alla fine scenderanno. E non vogliono crediti non pagati nei loro bilanci” ha recentemente affermato Lagarde.
Imprese e rischio di un nuovo credit crunch
Non solo le famiglie si trovano in difficoltà economica. Per le imprese le cose vanno anche peggio. Sempre secondo i dati di Fabi, negli ultimi cinque anni, si è registrata una riduzione complessiva dei finanziamenti (1,7 per cento). Tale decremento ha riguardato principalmente i prestiti di breve periodo (-30,3 per cento), riduzione che non ha compensato la crescita registrata sul versante dei prestiti oltre i cinque anni, aumentati di (19,9 per cento). Sul versante dei prestiti a medio termine (fino a cinque anni), la riduzione è stata più contenuta ma ha comportato comunque una contrazione di 4,9 miliardi (-3 per cento). Nei primi 10 mesi dell’anno in corso, i finanziamenti delle banche sono cresciuti in media del l’uno per cento. Numeri che non fanno pensare positivamente al futuro, anzi, dicono da Fabi che c’è un concreto rischio di un nuovo credit crunch generato dai tassi.
Stiamo parlando della possibilità che venga concesso meno credito da parte delle banche se c’è una potenziale domanda di finanziamenti insoddisfatta. Anche in questo caso, per Raffa, dovrebbe essere lo Stato a sostenere i propri imprenditori.
Investimenti
Tempi duri anche per gli investimenti. “Se si va a investire su obbligazioni o azioni si corrono dei rischi. Il momento è delicato per dare consigli, non ci sono titoli che danno sicurezza al 100 per cento, l’unica è mettere i soldi a deposito e vedere quanto mi dà. Le azioni Unicredit era a 7 euro durante la pandemia, ora è a 15 circa ma era arrivata a 19. Significa che in quel periodo avesse investito oggi avrebbe il triplo. Ma quest’epoca quanto durerà? Con la guerra in corso, inflazione che non si ferma con contratti di lavoro fermi da cinque anni, i lavoratori devono pagare la spesa il 20 o 30 per cento in più senza contropartita di carattere salariale. Non posso dare consigli a nessuno, ognuno rischia con la propria tasca”.
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* Nata a Palermo e cresciuta a Catania dove si è laureata in Scienze per la comunicazione internazionale. Ama raccontare la città e la Sicilia. Ha scritto per la carta stampata, il web e la radio. Va pazza per i dolcini. alla ricotta.