L’architetto catanese che disegna i Giochi olimpici invernali
Angelo Spampinato, progettista di Nicolosi, dopo aver girato il mondo per costruire stadi, adesso coordina lo staff che sta riqualificando gli impianti delle “Olimpiadi di Milano Cortina 2026”
Ernesto Romano, La Sicilia, 14 XII 2023
Da Nicolosi a Milano. Dall’Etna allo Stelvio. Con tante tappe intermedie: Roma, Torino, Londra, Baku, Doha e poi, chissà… Angelo Spampinato, l’architetto nato alle falde del vulcano con la passione bruciante per gli impianti sportivi, di strada ne ha fatta in vent’anni. Era il 2003 quando, appena laureato all’Università di Roma Tre, bussò alla porta del nostro giornale per presentare un progetto avveniristico per quei tempi, che ci incuriosì per la visione e la qualità tecnica. Era lo stadio dei Palici, ispirato alla leggenda dei gemelli di Zeus partoriti sotto terra dalla ninfa Talìa per sottrarsi all’ira della gelosissima Era. Uno stadio dalla forma originalissima, aperto su due lati: uno che guarda al mare, l’altro all’Etna. Un gioiellino incastonato nell’area di Pantano d’Arci, all’epoca indicata dal Comune per ospitare il nuovo impianto.
Il “progetto amuleto”
Un “progetto-amuleto” perché gli ha spalancato le porte di un mondo che, grazie alla sua determinazione e alla sua professionalità, è diventato il suo mondo. «È stata la chiave per aprire il futuro che volevo», ammette. Da lì, infatti, è partita una carriera che ha portato Spampinato dapprima a Torino nello studio che ha progettato il nuovo stadio della Juventus sulle ceneri del vecchio Delle Alpi, quindi a Londra, nello studio che ha progettato lo stadio nazionale di Singapore e l’impianto di Gedda, in Arabia Saudita.
Quindi, la parentesi legata alla progettazione del parco olimpico di Rio de Janeiro e, nel 2015, la trasferta in Azerbaijan in occasione della prima edizione dei Giochi europei. Nuova tappa a Londra per progettare gli impianti delle Olimpiadi di Los Angeles del 2024 (poi assegnate a Parigi) e nel 2016 l’ambizioso progetto («sette stadi nati in sette aree desertiche», sottolinea con orgoglio) dei mondiali di calcio in Qatar del 2022.«Non avevo ancora completato il mio lavoro – ricorda l’architetto – quando mi arriva dall’Italia la telefonata del Comitato che organizza le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026. Una chiamata che non potevo rifiutare. Ho imparato molto all’estero ma ho perso 15 anni d’Italia e ho capito che era il momento giusto per tornare nel mio Paese, considerato che nel frattempo ho messo su famiglia».
Lo staff
Oggi coordina lo staff che cura i progetti di riqualificazione e valorizzazione degli impianti esistenti nell’area di 22,000 km quadrati che ospiterà i Giochi olimpici e paralimpici di Milano Cortina 2026. Il Comitato ha sede nella torre Allianz di City Life, a Milano, l’edificio al momento più alto d’Italia. Spampinato ci riceve al 44° piano del grattacielo che si raggiunge grazie a un ascensore panoramico che toglie il fiato. Da lassù una vista a 360 gradi sulla città. «Il nostro compito – spiega l’architetto – è portare le sedi di gara a un livello più alto. In altre parole potenziamo l’esistente in maniera temporanea, nel senso che, conclusi i Giochi, le sedi torneranno al loro aspetto originale, quindi non faremo cattedrali nel deserto. Oltre a Milano e Cortina, le varie discipline saranno ospitate anche in Valtellina e in Val di Fiemme con una puntata ad Anterselva/Antholz, in Val Pusteria. La cerimonia di apertura si svolgerà a San Siro, quella di chiusura all’Arena di Verona, due sedi iconiche».
Dagli stadi per il calcio alle Olimpiadi il passo non è breve…
«Infatti è stato un passaggio cruciale che non consentiva improvvisazioni. Per questo nel 2022 ho preso un aereo e sono andato a “studiare” i Giochi di Pechino. Sono stato in Cina per un mese e mi si è aperto un mondo. Lì la fiamma per i Giochi si è accesa definitivamente. È una sfida certamente difficile che ci esporrà agli occhi di tutto il mondo, ma sono sicuro che anche in questa occasione il nostro Paese saprà farsi valere».
Ma lo stadio dei Palici è rimasto nel cassetto?
Per il momento sì, ma sono sempre pronto a rimodulare il progetto e adeguarlo ai tempi qualora interessasse. So che il Comune di Catania è in dissesto e, quindi, difficilmente potrebbe prenderlo in considerazione, ma il presidente del Catania Pelligra, che è un grande appassionato e più volte ha parlato del nuovo stadio come di un punto fermo per una società che intende tornare nel calcio che conta, magari potrebbe darci un’occhiata. Io sono sempre disponibile. Sono figlio di questa terra e per me sarebbe un motivo d’orgoglio poter realizzare un progetto tutto “made in Catania”».
Ci parli della sua famiglia.
«Ho conosciuto mia moglie Jurate, che è lituana, a Torino, dove anche lei faceva volontariato in una struttura di assistenza per indigenti. Mi ha seguito in giro per il mondo e dalla nostra unione sono nati Elisa, che oggi ha 8 anni, a Baku e Matteo, che di anni ne ha cinque, a Doha».
Immagino che le occasioni per tornare dalle parti di Nicolosi siano rare.
«Purtroppo sì. Gli impegni sono tanti e il tempo libero poco. Faccio una capatina d’estate, porto i nipotini dai nonni, ma mi piacerebbe venire più spesso. Adesso che siamo in Italia almeno sino al 2026 le occasioni non mancheranno».
Da figlio della montagna, lavorare con le montagne è un po’ come tornare a casa.
«Verissimo. Anche questo sembra un segno del destino. Ci sono forti legami per esempio tra Tesero, una delle sedi dei Giochi, in Trentino, e Nicolosi».
E dopo Milano-Cortina?
«Vedremo. Ma dopo vent’anni in giro per il mondo non mi dispiacerebbe rimanere in Italia».