Josè Trovato, Live Sicilia CT, 15 VI 2022
Affidamento per le multe: a giudizio responsabile di una ditta e con lui anche la comandante della Polizia Municipale
Le multe per eccesso di velocità elevate dall’autovelox, nel Comune di ***********, non erano scritte dai vigili urbani ma da una società esterna. Il comandante della Polizia Municipale, ***** *****, avrebbe commesso un abuso, dando il servizio all’esterno tramite “affidamento diretto”. E il rappresentante legale della srl, ******** ***** di Catania, avrebbe commesso un falso, attestando falsamente che l’accertamento delle singole infrazioni fosse stato compiuto nei locali del comando dei vigili urbani, dagli ispettori di polizia municipale di ***********.
Ne è convinta la Procura di Enna, che ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio di ***** e *****. I due saranno processati a partire da martedì prossimo, 21 giugno, dinanzi al Tribunale collegiale di Enna. Il rinvio a giudizio è stato disposto dal Gup Mario Giuseppe Tripi. La prima imputazione, dunque, è abuso d’ufficio, contestato solo al comandante dei vigili, che, “in qualità di pubblico ufficiale, nello svolgimento delle funzioni di Comandante”, avrebbe affidato alla società “il servizio di locazione degli apparecchi per il rilevamento elettronico delle infrazioni previste dal Codice della Strada (c.d. “autovelox” e “ID-targhe”)”.
Lo avrebbe fatto attraverso un “affidamento diretto”, con la piena consapevolezza che non sarebbe stato preventivabile, al momento dell’affidamento, il costo complessivo dell’affidamento gravante sull’ente aggiudicatore “e quindi la possibilità di ricorrere alla predetta modalità di affidamento (che prevede un tetto massimo di Euro 40.000,00), così intenzionalmente cagionando alla società un ingiusto vantaggio patrimoniale consistente nell’affidamento diretto del predetto servizio senza ricorrere alla procedura ad evidenza pubblica”. Le date delle determine sono il 9 febbraio 2016, 21 marzo 2017 e 13 aprile 2018.
A ***** è contestata un’ipotesi di falso, perché, in qualità di legale rappresentante della società “affidataria dei servizi di noleggio delle apparecchiature elettroniche”, “nonché dei servizi di stampa, imbustamento e consegna al comando dei verbali di contestazione”, avrebbe attestato falsamente “che le attività di accertamento delle singole infrazioni del Cds venivano compiute nei locali del Comando di PM di ***********”, che “l’accertamento delle singole infrazioni del Cds venivano accertate dagli Ispettori di PM di ***********”.
Le multe, in pratica, sarebbero state fatte fuori dai locali della Polizia Municipale da privati. E questo, per legge, non è possibile, visto che solo un pubblico ufficiale può elevare una contravvenzione. Non si tratta, bisogna dirlo, di un mero tecnicismo. Un automobilista che commette un’infrazione e per questo è costretto a fare i conti con la sospensione della patente di guida, a volerla vedere in modo semplicistico, magari non si sarà rovinato la vita, ma sarà comunque costretto a modificare le proprie abitudini, le proprie scelte, specie in una realtà come quella siciliana, dove muoversi anche da un comune all’altro è a dir poco difficoltoso, se non ci si può spostare in macchina.
Alla comandante dei vigili è contestata poi l’ipotesi di falso materiale e falso ideologico commessi da pubblico ufficiale, perché non avrebbe impedito “la causazione del delitto di falsità ideologica commesso dal privato”, in quanto, “pur essendo a conoscenza che la redazione dei verbali” e gli “accertamenti non erano stati compiuti dagli agenti appartenenti al corpo, ma bensì da un privato” e che “le operazioni di compilazione dei verbali (con relativo controllo delle banche dati) non avvenivano nei locali della Polizia Municipale di ***********, nulla faceva per impedire che i predetti verbali venissero recapitati ai trasgressori, così contribuendo ad attestare falsamente fatti dei quali i predetti verbali erano destinati a provare la verità”.
Assieme, i due imputati, rispondono poi di un’altra ipotesi di reato, perché ***** avrebbe ceduto a ***** “le password di accesso ai portali M.C.T.C., ACI/PRA ed ANIA”, che sarebbero state utilizzate dalla società, comunicando dunque “a privati dati ed informazioni in violazione delle disposizioni della legge”.
Che i reati siano stati commessi o meno, lo accerterà in primo grado il Tribunale di Enna. La comandante è difesa dall’avvocato Filippo Vicari, ***** dall’avvocato Luca Mirone. In sede di udienza preliminare si sono già costituite diverse parti civili, che sono state regolarmente ammesse dal Tribunale. Tra i legali di parte civile, gli avvocati Giuseppe Lo Monaco e Irene Stella Faraci. L’avvocato Lo Monaco, contattato telefonicamente, ha sottolineato che “l’indagine è stata avviata grazie ad un esposto-denuncia presentato da tre agenti della Polizia Municipale, che coraggiosamente hanno descritto il sistema di rilevamento delle multe a mezzo di autovelox adoperato dal Comune di ***********, che era in contrasto con ogni forma di legge, tanto che alcuni fatti denunciati sono stati accertati in flagranza di reato da parte della Polizia Giudiziaria durante le indagini”.
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Nonostante l’originale articolo sia in chiaro, lo pubblichiamo con i riferimenti oscurati perché quel che qui interessa è solo evidenziare – in generale e indipendentemente dal fatto specifico, peraltro ancora sub iudice – gli illeciti amministrativi (non necessariamente reati) che molto spesso, forse troppo, sottendono alla smisurata crescita delle multe che vengono elevate e notificate ai cittadini. Fenomeno che rimane semisommerso perché pagare una multa, ancorché illegittima, è spesso meno impegnativo e costoso che impugnarla. [Nota dello Studio]