La Repubblica, 9 IX 2015
L’Europa delle disuguaglianze:
342 miliardari e 123 milioni di poveri
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Il rapporto Oxfam “Un’Europa per tutti, non per pochi”. In Italia il 20% più abbiente della popolazione detiene quasi i due terzi della ricchezza complessiva. Il 20% dei più poveri si ferma allo 0,4%
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In Europa ci sono 342 miliardari (con un patrimonio totale di circa 1.340 miliardi di euro) e 123 milioni di persone – quasi un quarto della popolazione – a rischio povertà o esclusione sociale. Dati che bastano ad Oxfam per rilanciare l’allarme sulla disuguaglianza di reddito, non nelle regioni più sperdute del globo ma nel giardino di casa nostra. E’ la fotografia scattata da “Un’Europa per tutti, non per pochi”, il nuovo rapporto sulla disuguaglianza, lanciato oggi dall’associazione.
“Un quadro che riguarda anche l’Italia”, avverte Oxfam: “Nel nostro paese il 20% degli italiani più ricchi oggi detiene il 61,6% della ricchezza nazionale netta, mentre il 20% degli italiani più poveri ne detiene appena lo 0,4%. Tra il 2009 e il 2013 il numero di persone che viveva in una condizione di grave deprivazione materiale, vale a dire senza reddito sufficiente per pagarsi il riscaldamento o far fronte a spese impreviste – è aumentato di 7.5 milioni in 19 paesi dell’Unione Europea, inclusi Spagna, Irlanda, Italia e Grecia, arrivando a un totale di 50 milioni. In Italia dal 2005 al 2014 la percentuale di persone in stato di grave deprivazione materiale è aumentata di 5 punti (dal 6,4% all’11,5%). Sono quasi 7 milioni di persone, e tra di loro ad essere più colpiti sono i bambini e i ragazzi sotto i diciotto anni”.
Guardando alla classifica della Ue, con i Paesi messi in fila secondo 7 parametri (tra questi disuguaglianza di reddito, deprivazione materiale, divario retributivo di genere), “appare chiaro che nessun paese è immune da elevati gradi di disuguaglianza, con paesi come Bulgaria e Grecia che registrano il peggior risultato. Se la disuguaglianza nel reddito disponibile è maggiore in Bulgaria, Lettonia e Lituania, è importante rilevare che anche paesi come Francia e Danimarca hanno visto un aumento di questa dimensione della disuguaglianza tra il 2005 e il 2013”.
Anche chi ha un lavoro è a rischio di cadere nella trappola della povertà: questa probabilità è particolarmente alta anche in Italia, dove l’11% delle persone tra i 15 e i 64 anni che lavorano è a rischio di povertà – un dato che ci posiziona al 24° posto tra i ventotto paesi dell’Unione Europea. Anche in paesi traino della UE, come la Germania questo dato sta aumentando. Sempre in tema di reddito da lavoro, l’Europa non è immune dal divario salariale tra uomini e donne: sono Lettonia, Portogallo, Cipro e Germania gli stati nei quali le discriminazioni retributive sono più gravi.
La classifica mostra anche come le politiche di governo possano contribuire ad accrescere o diminuire le disuguaglianze: “Il sistema fiscale e previdenziale svedese, per esempio, è il più avanzato in Europa e favorisce una riduzione delle disuguaglianze di reddito del 53%, mentre il sistema fiscale e previdenziale italiano, tra gli ultimi posti della classifica, ha permesso nel 2013 una riduzione della disparità di reddito solo del 34%”. “Un’Europa per tutti e non per pochi” rivela anche che “il grande potere d’influenza dei super ricchi, delle multinazionali e di una parte del settore privato a livello nazionale ed europeo, non fa che accrescere povertà e disuguaglianza in tutto il continente. Sulle norme fiscali, per esempio, l’82% dei componenti del gruppo che elabora raccomandazioni per l’Unione europea sulla riforma del settore fiscale appartiene al settore privato e commerciale”.