Sonia Bedeschi, Il Giornale, 30 I 2015
“Ecco perché il fisco è anticostituzionale”
Come funziona il subdolo sistema fiscale italiano? E perché i politici parlano di evasori fiscali?
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Facciamo un esempio chiaro per tutti. Raduniamo i giovani italiani sui 30 anni nello stadio di San Siro, muniamoci di un megafono e diciamo “chi ha soldi vada a destra e chi non ne ha vada a sinistra!”.
Vedremo che il 90% andrà a sinistra e il 10% a destra. “Voi che fate parte del 90% siete fuori gioco, mentre a voi del 10% faremo una proposta incredibile: chi di voi è disposto a lavorare dodici ore al giorno, assumersi responsabilità, litigare con fornitori, clienti, dipendenti, fisco, per poi dare il 70% del risultato aziendale allo Stato?”
La risposta è facilmente intuibile: nessuno. Questa è la situazione in Italia.
Parola di Maurizio Cassano, noto dottore commercialista, CEO dello Studio Cassano e ufficio di rappresentanza in Italia di Omanexpo. Un uomo che conosce bene la condizione delle aziende italiane e che attraverso un buon fiuto e una grande lungimiranza propone una soluzione concreta alle piccole medie imprese italiane massacrate dal fisco.
Seguendo il suo ragionamento, le aziende italiane si dividono in due grandi gruppi: uno che esporta e riesce a guadagnare e un altro di piccole aziende che operano sul mercato interno e che stanno morendo a causa dell’assenza di domanda e di un sistema fiscale che le schiaccia.
“I politici parlano, legiferano ma non si rendono conto di come funziona il meccanismo fiscale perchè non lo conoscono – dice Cassano. Perchè noi abbiamo delle imposte che lavorano sui costi cioè si pagano delle imposte in via indiretta sui costi, un esempio per tutti l’Irap. Quindi in una depressione economica in cui si trovano le aziende per assurdo pagano le tasse sulle perdite. Questo dal punto di vista della Costituzione italiane è anticostituzionale“
Il ragionamento non fa una piega. Andiamo a fondo al sistema fiscale, che Cassano per mestiere mastica tutti i giorni: “Abbiamo una pressione che arriva per le aziende al 70% e che impedisce alle stesse di reinventare, questo è il limite per la crescita delle aziende. Ma se l’articolo 1 della Costituzione dice che l’Italia è fondata sul lavoro, il fisco ha disatteso il principio fondamentale della Costituzione”
Cassano definisce subdolo il sistema fiscale perché lavora con imposte e tasse diverse, con percentuali molto basse, ma alla fine anziché avere una sola imposta paghiamo un po’ sull’assicurazione, un po’ sul carburante ecc. Chi guadagna 2.000 euro di fatto vive con 400. L’assurdo è che lo Stato poi, i politici soprattutto, parlano di evasione fiscale, ma l’evasore è colui che realizza un marchingegno per non pagare le tasse e non è certamente il caso del poverino che non ce la fa a pagare le imposte e deve scegliere se mangiare o pagare.
Anche per i privati, per il settore agricolo, si arriverà alla distruzione e all’abbandono progressivo della manutenzione, della coltivazione e del restauro degli immobili. Oggi le aziende chiudono e pagano sul capannone vuoto, domani ci sarà il problema di pagare le imposte sul terreno che non viene coltivato.
Soluzioni percorribili?
Tra i paesi del futuro a cui le piccole medie imprese dovrebbero guardare c’è l’Oman. Il Sultanato dell’Oman è uno stato asiatico situato nella porzione sud-orientale della penisola arabica. Confina con gli Emirati Arabi Uniti a nord-ovest, con l’Arabia Saudita a ovest e con lo Yemen a sud-ovest. Una posizione strategica con grandi vantaggi soprattutto fiscali, una fetta di terra che può essere battezzata la “piccola Svizzera”.
“L’Oman – spiega Cassano – è una nazione di trasformazione come l’Italia. I settori a cui conviene investire qui sono quello chimico, metalmeccanico, della plastica, incentivando la lavorazione e la produzione di acciaio, rame, alluminio. Il tutto con bassi costi di energia e di manodopera perché sfruttano quella indiana e pakistana. La posizione è strategica, non si pagano dazi, tutte le materie prime che non hanno le possono trovare a due passi dall’Africa e cioè in Sudan.”
La situazione dell’Oman oggi è un po’ quella dell’Italia negli anni ’60 e il sultano è molto amato perchè riesce a creare crescita e occupazione. Maurizio Cassano, che sta cercando di portare le aziende italiane in questa direzione, suggerisce di fare parte della produzione in Italia e di chiudere il completamento della fase produttiva in Oman, sfruttando la possibilità di accedere a 4 miliardi e mezzo di popolazione di cui 1 e mezzo con capacità di spesa e 250 milioni con altissima capacità di spesa. Così diremmo che il prodotto è “made in Italy” in più avremmo la possibilità di introdurlo nei mercati dove i dazi sono molto più alti. Ad esempio l’India oppure gli Stati Uniti.
Tornando invece in Italia, un settore che funziona ancora è l’olio dinamica, anche se con dei rallentamenti perchè è sceso il prezzo del petrolio. In questo siamo area leader nel mondo ma purtroppo ci viene impedita la capacità di esplodere e di competere a livello mondiale. Se in Cina un’azienda ha migliaia di dipendenti, in Italia il massimo sono 50.000.
“Noi potremmo avere la massima occupazione e cioè togliere i disoccupati, avere introiti dal gettito fiscale e in più avere una penetrazione nei mercati esteri incredibile. Questa è la carta per vincere la partita – conclude Maurizio Cassano”.