Giuseppe Cordasco, Panorama, 20 marzo 2015.
Agenzia delle entrate e funzionari illegittimi: ecco le conseguenze
Sta avendo ripercussioni inattese la sentenza della Corte Costituzionale che ha difatti bocciato le norme “salva dirigenti”, che hanno permesso in questi ultimi anni di conferire ruoli dirigenziali a funzionari dell’Agenzia delle entrate senza l’espletamento di normali concorsi. Una scelta fatta a suo tempo per cause di forza maggiore e con urgenza, condizioni straordinarie che però, a giudizio della Consulta, si sono prolungate per un tempo ingiustificato, portando alla clamorosa decisione di bocciare i provvedimenti, ovvero i decreti legge, che avevano avallato tale procedura. Ora però c’è il rischio concreto che partano una serie di ricorsi per richiedere la nullità degli atti firmati da questi dirigenti pro tempore, giudicati illegittimi. Vediamo allora quali sono le conseguenze più immediate che la sentenza 37/2015 potrà avere sul funzionamento stesso della nostra amministrazione fiscale e quali contromisure si stanno studiando.
1 – Orlandi, attività a rischio
Blocco delle attività “per mancanza di leve di comando”: è questo il vero e proprio allarme lanciato da Rossella Orlandi, direttrice dell’Agenzia delle entrate, secondo la quale la decisione della Consulta rischia di mettere a repentaglio l’efficienza stessa della nostra macchina fiscale. D’altronde ad essere dichiarati illegittimi con la sentenza dei giudici costituzionali sono circa 800 dirigenti pro tempore, su un totale di circa 2.100 unità. Stiamo parlando dunque di più di un terzo di funzionari apicali, per i quali non solo si paventa l’annullamento degli atti firmati in passato, ma si conferma anche l’impossibilità ad avallare qualsiasi altro atto per il futuro. Di qui la richiesta urgente della Orlandi, affinché sulla vicenda intervenga il governo con un provvedimento ad hoc.
2 – Le rassicurazioni di Padoan
Le richieste dell’Agenzia delle entrate sono state subito accolte con attenzione dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, il quale si è affrettato a garantire un tempestivo intervento dell’esecutivo sul tema dei dirigenti illegittimi. Il numero uno di Via XX Settembre, dopo aver sottolineato che in effetti il lavoro dei dipendenti del Fisco non sia stato“certamente facilitato dalla pronuncia della Consulta”, si è affrettato anche a precisare che la legittimità di tutti gli atti firmati finora da questi funzionari, “non è in discussione”. Nell’occasione ha poi assicurato che il governo sta studiano una soluzione che risolverà alla radice il problema.
3 – Ricorsi, quella breccia che può essere aperta
Di parere nettamente opposto a quello del ministro Padoan, che come accennato giudica del tutto inattaccabili gli atti firmati in passato dai dirigenti dichiarati ora illegittimi dalla Consulta, sono invece molti tecnici che operano nel campo fiscale. Facendo infatti riferimento a una serie di sentenze del Tar del Lazio e del Consiglio di Stato, potrebbero infatti ravvisarsi gli estremi per chiedere, in determinate circostanze, l’annullamento di decisioni di dirigenti dell’Agenzia delle entrate adottate nell’esercizio “provvisorio” del proprio ruolo. C’è dunque da attendersi l’arrivo di numerosi ricorsi che chiederanno di mettere sotto la lente di ingrandimento le decisioni in questione, e non è così scontato che i giudici tributari daranno ragione all’Agenzia delle entrate.
4 – Il segreto di un ricorso valido
Tra i contribuenti intenzionati ad impugnare le decisioni adottate dai dirigenti dell’Agenzia delle entrate dichiarati ora illegittimi, la domanda che circola in queste ore riguarda le caratteristiche che dovrebbe avere un ricorso che possa avere successo. E allora bisogna sgombrare il campo da qualsiasi dubbio: innanzitutto i ricorsi in questione devono essere stati già presentati, e devono riguardare appunto atti, riferibili a dirigenti ora dichiarati illegittimi, che a suo tempo presentavano estremi di annullabilità. In più, bisogna che già a suo tempo, ovvero al momento della presentazione del ricorso, tra le motivazioni che spingevano alla richiesta dell’annullamento dell’atto, fosse stata inserita quella riguardante appunto la nomina illegittima del dirigente firmatario. Ricorsi che avessero dunque queste caratteristiche, potrebbero avere, come più sopra ricordato, non poche speranze di essere accolti. Sempre che nel frattempo il governo non intervenga a chiarire in maniera drastica e definitiva l’intera situazione. Staremo a vedere.
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Nota dello studio:
Riteniamo interessante dare conto integralmente, qui di seguito, anche di quanto riportato in argomento sul sito www.beppegrillo.it nel blog “Equitaliafuoriinomi” laddove, invece, gli avvisi fiscali firmati dai dirigenti illegittimi vengono ritenuti radicalmente nulli e/o del tutto inesistenti con conseguenze giuridiche e sulla possibilità di ricorrere, perciò, di gran lunga più rilevanti e penetranti rispetto a quanto ipotizzato nell’articolo di stampa che precede.
767 dirigenti di Equitalia sono illegali, così come le cartelle esattoriali che hanno firmato. Il M5S vuole che siano resi noti nomi perché i cittadini possano fare ricorso. Più del 50% delle cartelle che, negli ultimi anni anni, Equitalia ha notificato agli italiani, sono infatti nulle. Quando saranno resi noti i nomi dei 767 verranno pubblicati sul blog.
Intervento di Carlo Sibilia cittadino portavoce alla Camera dei deputati:
“Se lo Stato si fa nemico dei cittadini diventa anti-Stato.
E questo accade purtroppo quando gli Enti pubblici contravvengono alle leggi o, ancor peggio, tentano maldestramente di aggirarle per ottenere risultati contrari alle regole, indebolendo così la fiducia della gente nelle istituzioni. Capita spesso che noi italiani, figli di questa Repubblica, anziché essere tutelati dal sistema normativo che regola i rapporti sociali, siamo vessati da meccanismi che rendono impossibile la vita.
E’ il caso del mostro chiamato Equitalia che massacra le famiglie e i piccoli imprenditori mettendoli in ginocchio e pretendendo anche laddove non potrebbe perché in carenza di diritto. Leggete questa storia e inorridite pure.
Per supplire alla mancanza di organico dirigenziale l’Agenzia delle Entrate, circa un anno e mezzo fa, nel chiuso dei propri uffici, ha “promosso” a dirigenti ben 767 (su un totale di 1.143: più della metà!) funzionari, senza averli sottoposti ad un concorso pubblico in dispregio della nostra Costituzione e alcuni senza averne i requisiti (“agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso”, art. 97 Cost).
Subito è intervenuta la giustizia e grazie al Tar del Lazio e alla Commissione Tributaria di Messina quelle promozioni erano state bloccate con la conseguenza che gli avvisi fiscali di quei falsi dirigenti dovevano essere considerati nulli o addirittura inesistenti perché firmati da soggetti privi di potere.
Nulle o inesistenti anche le cartelle esattoriali di Equitalia emesse a seguito del mancato pagamento dei primi.
Un vero e proprio terremoto finito lì… Magari! Ed invece no… perché in Italia sbagliare è umano, perseverare è della politica. E ancora di più – qui siamo alla farsa – di quella politica non legittimata dal consenso popolare.
L’allora Governo Monti (non votato da nessun italiano) , invece di chiedere scusa per l’errore, ha sfoderato l’arma più usata negli ultimi anni come panacea di ogni male: la sanatoria.
In un decreto legge del 2012 ha concesso, retroattivamente, all’Agenzia delle Entrate il potere di attribuire, a proprio piacimento ed in barba alla stessa Costituzione, incarichi dirigenziali ai propri funzionari (con contratti di lavoro a tempo determinato, la cui durata è fissata in relazione al tempo necessario per la copertura del posto vacante tramite concorso).
Insomma, in attesa di una maxi-selezione pubblica tutte le nomine dovevano ritenersi valide.
Apriti cielo! Si è scatenato il putiferio e la questione è finita al Consiglio di Stato che ha rinviato la legge di sanatoria in odore di incostituzionalità alla Corte Costituzionale, che si è espressa qualche giorno fa (C. Cost. sent. n. 37/15 del 17.03.2015)… Indovinate come?
Quella legge del 2012 è incostituzionale e, dunque, le nomine “fasulle” dei funzionari dell’Agenzia delle Entrate, portati al ruolo di dirigenti senza un pubblico concorso, sono nulle. Nulli anche gli atti fiscali da questi firmati e notificati ai contribuenti. Nulle pure le cartelle esattoriali emesse da Equitalia sulla scorta di tali accertamenti.
E pensare che la durata di quegli incarichi, che doveva essere a termine, cioè era legata al tempo necessario a indire il maxi-concorso, era stata prolungata e anche le proroghe contenute nei vari provvedimenti del Governo sono state dichiarate illegittime dalla Corte Costituzionale.
I giudici hanno finalmente messo la parola fine ad un pasticcio italiota.
Ma quegli accertamenti sottoscritti da quei funzionari-dirigenti che fine fanno?
Essendo state dichiarate nulle ben 767 nomine su circa 1.143 dirigenti di ruolo, più del 50% delle cartelle che, in tutti questi anni, Equitalia ha notificato agli italiani, sono nulle!
O, secondo una interpretazione ancora più restrittiva, del tutto inesistenti perché firmate da soggetti che non avevano il potere di farlo.
Le conseguenze? Chi non ha ancora pagato potrà fare ricorso al giudice per ottenere l’annullamento della richiesta di pagamento. Lo potrà fare anche chi ha chiesto o ha già avviato una rateazione e anche se i termini per impugnare sono scaduti.
Ma come si fa a sapere se un atto è stato firmato da un falso dirigente?
L’elenco dei 767 non è mai stato diffuso ufficialmente. Il contribuente potrebbe depositare una istanza di accesso agli atti amministrativi e chiedere una verifica della documentazione inerente alla carriera del dirigente firmatario.
Il Movimento 5 Stelle ritiene che Equitalia, che è una spa illegale che si porta a casa soldi dei contribuenti in concessione pubblica, debba pubblicare i nomi e debba procedere alla restituzione del mal tolto.
I cittadini che hanno pagato sulla base di un atto fiscale nullo o addirittura inesistente, devono poter recuperare le somme senza aggravio per loro e, quindi, senza iniziare un procedimento oneroso come un ricorso.
Ristabiliamo il diritto nel nostro Paese.