Andrea Purgatori, L’Huffington Post, 22 IV 2014.
Gioacchino Genchi: “Antimafia? È una parola che andrebbe abolita”.
L’idea di incarnare l’ultimo (in ordine di tempo) tra i misteri della strage di Capaci un po’ lo fa sorridere e un po’ incazzare. Proprio così. Ma ad essere chiamato in causa come uno degli uomini neri della Repubblica, Gioacchino Genchi ci ha fatto l’abitudine. Persino Silvio Berlusconi lo usò come arma fine di mondo nella campagna contro le intercettazioni, definendolo “un signore” che aveva messo sotto controllo “350mila persone”. Ma erano solo tabulati, raccolti su ordine delle procure per cui Genchi lavorava. E la sparata finì nel nulla.
Ora arriva l’iscrizione nel registro degli indagati della procura di Caltanissetta, che ipotizza il reato di depistaggio nella strage del 23 maggio 1992, che costò la vita a Giovanni Falcone, a sua moglie e a tre uomini della scorta. Lo accusa un agente della polizia stradale, che raccontò di aver visto un furgone bianco nel punto dell’autostrada dove furono collocati i 400 chili di tritolo e dopo qualche giorno cambiò versione. Ad indurlo a modificare la testimonianza, ha messo a verbale, fu Genchi. Con queste parole: “Hai fatto male a fare questa relazione, adesso o dimentichi queste cose oppure è meglio che prendi la pistola e ti spari”. E Genchi, subito dopo l’interrogatorio, l’ha querelato per calunnia poi ha chiesto ai magistrati di Caltanissetta di rinunciare alla prescrizione e sul suo profilo di Facebook ha messo in fila la propria versione in un post lungo 152 centimetri.
Genchi, lei questo agente lo conosce.
Certo, è stato un mio dipendente dal maggio del 1993.
E come spiega questa accusa di depistaggio?
Che le devo dire? È una persona che ha grossi problemi, che io sappia lo sottopongono a visita periodica per questioni di ordine neurologico.
Mi faccia un esempio di questi problemi.
La prima volta che l’ho visto a Palermo doveva accompagnarmi in Procura con la macchina. Io ritardavo perché ero al telefono col procuratore Pignatone, e lui bussava in continuazione alla porta. Poi all’improvviso irrompe nella stanza col mitra spianato, si mette sull’attenti e barcollando mi fa: comandi, sono l’autista di servizio. La volta dopo, lo chiamo per fare delle fotocopie. Le avevo stampate sul retro di un foglio di servizio barrandolo con un tratto di penna, perché era finita la carta. Gliel’ho spiegato, ma niente. Per tre volte ha fotocopiato la parte sbagliata. Ecco, tanto per capirci…
Non è che c’è un fatto personale?
Ma no, eppoi io conosco la famiglia. Suo padre è una persona assolutamente perbene, sua madre è bravissima a cucinare il couscous. Una volta andai anche a cena a casa loro.
Pensa che l’abbia imbeccato qualcuno?
Sospetto che si sia imbeccato da solo e che poi qualcuno ci abbia speculato sopra per utilizzare la sua testimonianza contro di me.
Si sarà pure imbeccato da solo ma dice cose molto gravi.
Guardi, io sono stato destituito dalla Polizia di Stato nel 2011 dall’allora capo Antonio Manganelli, con cui ci davamo del tu. Ma la sua fu una scelta in qualche modo obbligata dalle circostanze politiche, dopo quello che era successo con Berlusconi: o lui o me, e scelse me. Calcoli che la storia dell’agenda Genchi era arrivata fino a Napolitano. Gli avevano detto che intercettavo lui, i figli. Anche se poi Berlusconi lo scavalcò in corner uscendo prima con quella dichiarazione. Però in polizia non ho detrattori.
Nel suo post su Facebook lei sostiene che la strage di Capaci cambiò il corso della politica italiana ma anche di qualche altro stato. A chi si riferisce?
A Gorbaciov. Dopo la caduta del Muro di Berlino si stava formando un fronte attraverso l’Italia, il Vaticano di papa Wojtyla, Andreotti, Gorbaciov che tendeva ad aggregare l’Unione Sovietica su una posizione contraria ad ogni conflitto…
Geopolitica pura.
…e questo, mi scusi, determinava un calo negli investimenti per gli armamenti. Guardi che quando Bush vince le elezioni negli Stati Uniti, vince grazie all’appoggio delle lobby della morte. Quindi bisognava raffreddare la posizione dell’Italia e sferrare sostanzialmente l’attacco ad Andreotti che era una delle menti di questo fronte. E questi signori, Napolitano, Mancino, che hanno appoggiato i magistrati della trattativa, e hanno nominato sostituti e procuratori con meno titoli e capacità di gente come Pignatone, adesso pagano il conto.
Quindi, in sintesi, la strage di Capaci ha fottuto Andreotti.
La prova che stavano facendo con Forlani per l’elezione a capo dello Stato è dimostrata per tabulas, mentre Andreotti aveva già l’appoggio della Lega e di Alleanza Nazionale.
Capisco. Lei era scritto al Movimento sociale, giusto?
Avevo un bellissimo rapporto con Giorgio Almirante, anche se lo consideravo troppo a sinistra.
Genchi, lei è fascista per caso?
Ma no, io sono un antifascista, uno che ama la libertà e la democrazia. Io credo nello Stato e nella gente che fa bene un lavoro e non tre.
E non crede alla trattativa Stato-Mafia.
Assolutamente no. Per me è una delle più grandi assurdità che abbia partorito la giustizia italiana dal dopoguerra ad oggi. È come se a Dell’Utri che ha fatto la casetta sull’albero avessero contestano il reato di pedofilia.
Ma ai depistaggi sulle stragi di mafia ci crede o no?
Mi pare di essere stato il primo a denunciarli. Ho lasciato il gruppo d’indagine di La Barbera proprio per non assecondare il depistaggio di Scarantino, con cui si voleva imbastire a tutti i costi un processo per condannare i soliti noti. Questo è uno Stato che tiene al 41bis delle larve umane, solo per poter garantire la prosecuzione di una presunta politica antimafia.
Che dovrebbero fare secondo lei, liberare Riina e Provenzano?
Toglierli da quel regime carcerario. Uno, per una questione umanitaria. Due, perché tanto è provato che non serve a niente. Vedi le esternazioni di Riina.
Cosa copriva il depistaggio di Scarantino?
I moventi reali della strage, che non erano la trattativa Stato-Mafia ma le indagini che Borsellino aveva avviato su Contrada, Signorino…
Quindi sta dicendo che nella strage di via D’Amelio c’è di mezzo lo Stato.
Ci sono sicuramente di mezzo apparati dello Stato che hanno funzionato al contrario.
L’antimafia non le piace.
L’antimafia andrebbe abolita come parola. Tutto quello che anti, dall’antibiotico all’antiparassitario ha effetti collaterali più dannosi del male che pensa di combattere.
Sa che lei passa per essere uno degli uomini neri della Repubblica?
Come Sindona che riciclava i soldi della mafia o Clavi quelli dello Ior? E io perché avrei fatto tutto questo? O mi si dimostra che ho lavorato per la mafia o per i servizi segreti, per una banca, per Telecom, oppure…
Oppure?
L’ho fatto per lo Stato, per le procure, per la polizia, per le istituzioni. Guardi che tutta la mia attività, ogni singolo atto, è depositato. Non si scappa. Quelli sono patti col diavolo e poi a un certo punto il diavolo viene e ti si prende. Io invece sto a posto con la mia coscienza e ho una moglie meravigliosa che fa il magistrato. L’unico magistrato di cui sono follemente innamorato.