Chiara Marasca, Corriere della sera, 31 X 2024
GIBELLINA E’ LA PRIMA CAPITALE ITALIANA DELL’ARTE CONTEMPORANEA
La proclamazione a Roma seguita in diretta in un’aula consiliare gremita nella cittadina del Trapanese ricostruita puntando su arte e cultura, dopo il sisma che nel ’68 colpì la Valle del Belice
È Gibellina, nel Trapanese, la città insignita del titolo di «Capitale italiana dell’Arte contemporanea» per l’anno 2026. Lo ha annunciato il ministro della Cultura, Alessandro Giuli. Il comune siciliano è stato scelto tra i 5 finalisti – gli altri erano Pescara, Carrara, Gallarte, e Todi – la cui selezione era avvenuta dopo il vaglio delle 23 proposte di candidatura arrivate al ministero. Il titolo, ha annunciato la presidente della Giuria, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, è stato assegnato all’unanimità. A Gibellina spetterà 1 milione di euro di finanziamento per il progetto presentato.
«Si chiude la prima tappa di un percorso ambizioso pensato con grande lungimiranza politica: l’istituzione di questo riconoscimento vuole rendere un tributo al genio italiano, è il contributo del governo per restituire all’Italia e ai suoi abitanti la consapevolezza di essere l’Italia», ha detto Giuli.
“Città pioniera della rigenerazione urbana”
Poi il ministro della Cultura ha illustrato le motivazioni che hanno portato la città siciliana ad essere insignita del titolo: «La prima Capitale italiana dell’Arte contemporanea offre con la sua candidatura al nostro Paese un progetto organico e solido, consegnando all’Italia di oggi un esemplare modello di intervento culturale fondato su valori e azioni che riconoscono all’arte una funzione sociale e alla cultura lo statuto di bene comune. Per la sua capacità progettuale nel riattivare il suo straordinario patrimonio di opere, coniugando nel presente memoria e futuro, conservazione e valorizzazione, attenzione al locale e ambizione internazionale; per la sua capacità di coinvolgimento delle nuove generazioni e della cittadinanza tutta, interpellando il territorio più ampio sulla base di una comune consapevolezza civica, stringendo alleanze con istituzioni pubbliche e private, nazionali e transnazionali, per il fatto di essere città pioniera di ciò che oggi definiamo rigenerazione urbana e per la capacità di essere insieme una città opera e una città da abitare, per il suo progetto, con il quale la città diventerà un grande laboratorio, dove le pratiche e le energie dell’arte contemporanea saranno chiamate a condividere pensieri e soluzioni sui temi dello spazio pubblico, della comunità, del paesaggio, della sostenibilità e del capiente concetto di eredità».
L’urlo di gioia a Gibellina
E, alla notizia della proclamazione, l’aula consiliare di Gibellina, gremita di persone che assistevano da uno schermo alla diretta della cerimonia romana, si è levato un urlo di gioia. In prima fila c’era, tra gli altri, Roberto Albergoni che col suo staff ha scritto il progetto «Portami il futuro», premiato dalla giuria. Tra i presenti a Gibellina anche il presidente della Fondazione Orestiadi Calogero Pumilia, il presidente del distretto turistico Sicilia occidentale Rosalia D’Alì. «Il primo grazie va a Ludovico Corrao, che ha dato un’identità a una città distrutta – ha detto il sindaco Salvatore Sutera, durante il suo discorso a Roma – Premiare Gibellina ha il valore di un messaggio chiaro: da momenti bui, come da noi è stato il terremoto, si può rinascere».
«Titolo premia tutta la Sicilia»
«Questo riconoscimento – ha detto il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani – celebra una città simbolo di rinascita culturale e architettonica, un luogo che, dalla tragedia del terremoto, ha saputo risorgere come punto di riferimento internazionale per l’arte contemporanea e l’innovazione creativa. La scelta della cittadina trapanese sottolinea non solo l’importanza storica e culturale di questo Comune siciliano, ma anche l’incredibile contributo della nostra regione al panorama artistico nazionale». «Come avvenuto già con Agrigento, che il prossimo anno sarà la Capitale italiana della Cultura, ci impegneremo affinché anche Gibellina, al di là del contributo statale, possa contare su ulteriori risorse finanziare che diano impulso a iniziative che valorizzino il territorio e promuovano l’arte contemporanea in tutte le sue forme», ha aggiunto.
Il terremoto
Gibellina fu distrutta dal terremoto della Valle del Belice che nella notte tra il 14 e 15 gennaio 1968 colpì una vasta area della Sicilia occidentale, tra le le province di Trapani, Agrigento e Palermo, togliendo la vita a centinaia di persone (non si conoscono i numeri esatti) e lasciando senza una casa oltre 100 mila siciliani, 30 mila dei quali decisero di emigrare verso Nord. La cittadina fu rasa al suolo e divenne il luogo simbolo del sisma. Nonostante le gravi perdite umane e le ripercussioni sul territorio, la voglia di rinascere portò a un importante riscatto sociale. Dalle macerie della città venne costruita la più grande opera di Land Art al mondo, il Cretto di Burri, dal nome dell’artista che lo realizzò, Alberto Burri, tra il 1984 e il 1989. Una sorta di sudario di cemento bianco, che ricopre e racconta le vie e le storie della vecchia Gibellina, ricostruita sulla pianta originale.
La rinascita
Una rinascita lenta e difficile che trovò nell’arte un futuro alternativo alla povertà e alla desolazione. Moltissimi artisti di fama nazionale, infatti, aderirono all’invito di ricostruire con la “cultura” Gibellina, che oggi è diventato il paese dell’arte “en plein air”. La città museo ospita, oltre all’opera di Burri, Il Meeting, la scultura realizzata da Pietro Consagra, La chiesa madre progettata da Ludovico Quaroni, La piazza del comune e La torre civica realizzate da Vittorio Gregotti e Giuseppe Samonà, ed infine, Il sistema delle piazze di Franco Purini e Laura Thermes. Di recente Gibellina è stata anche protagonista di uno degli episodi della fortunata serie televisiva «Makari».