Silvia De Santis, Repubblica, 28 IX 2016
Il sogno di avviare una startup, tre segreti per affermarsi
Dal consulente manageriale e docente di economia e gestione delle imprese Sebastiano Di Diego una guida pratica per scrivere in maniera efficace il proprio piano aziendale, analizzando con attenzione opportunità, rischi e possibili competitor, per poi fare colpo sugli investitori.
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“Il successo di una startup? Inizia dal business plan”. Parola di Sebastiano Di Diego, docente di economia e gestione delle imprese all’Università di Camerino, autore di una guida pratica per imprese e startup pronte ad affacciarsi sul mercato. “Prima di presentarsi agli investitori è fondamentale definire con precisione piani, obiettivi e strategie della propria impresa – spiega Di Diego –. Perché un’idea, da sola, non basta. Bisogna dimostrare di essere in grado di realizzarla”.
Suddiviso in sedici capitoli, “Il Business Plan di successo” (Maggioli Editore, pag. 274, euro 39) illustra in modo dettagliato come stilare un piano aziendale efficace, seguendo passo passo le varie fasi e soffermandosi sugli aspetti su cui far leva per attrarre i finanziatori. Scritto con un linguaggio agevole e diretto, “è un prontuario che invita l’imprenditore a porsi interrogativi su tutte le componenti del proprio business, dai potenziali clienti ai mercati di riferimento, dall’innovazione tecnologica ai competitor sul mercato – continua Di Diego –. Spesso, le aziende italiane peccano di una visione di insieme e talvolta i fallimenti sono dovuti a un’attenzione esclusiva a settori specifici, come il commerciale, trascurando il resto”.
Da questo punto di vista il business plan, se fatto bene, non è solo un ottimo biglietto da visita per accreditarsi di fronte a banche e altri investitori, ma anche uno strumento strategico che serve all’aspirante imprenditore a guardare avanti e pianificare con consapevolezza, non dimenticando di curare aspetti cruciali come il marketing.
E allora, quali sono i segreti per una startup di successo? “Un modello di business coerente e, soprattutto, un team eterogeneo ed equilibrato, che unisca persone con formazione e competenze diverse, dalla finanza al marketing, in grado di far fronte ai diversi aspetti dell’impresa”.
Terzo ingrediente, imprescindibile, la motivazione, “perché dar vita a una startup è un’operazione complessa, richiede abnegazione e sacrifici – continua Di Diego –. Nelle fasi iniziali, più che restituire energie le assorbe, e prima di avere risultati tangibili possono passare dai tre ai cinque anni. Ma la startup è anche un grande sogno in cui credere e le imprese vincenti hanno tutte una cosa in comune: la tenacia e l’ossessione per i propri obiettivi”.
Un consiglio per chi vuole avviare un’impresa? “Confrontarsi con gli altri, testare se la propria idea è veramente utile senza innamorarsene ciecamente”. E poi, per non commettere passi falsi, “presentarsi agli investitori solo dopo aver iniziato a sviluppare il progetto con le proprie forze, magari facendosi aiutare in un primo tempo da famiglia e amici – aggiunge Di Diego –. È importante far vedere che esiste già un numero di utenti interessati ad utilizzare la propria piattaforma, che ci sono margini di crescita e non solo di un’idea sulla carta”.
Del resto le opportunità, nel mondo del digitale, non mancano. “In Italia, in cui il settore del venture capital, fatta eccezione per alcuni nomi, ha ancora dimensioni ridotte, si aprono spazi enormi per le startup nel commercio online, nei servizi legali, nella consulenza, nei big data, nella sicurezza informatica”. Se in Europa o nella Silicon Valley, Eden del fermento tecnologico, sono soprattutto i fondi di investimento a finanziare le startup, “in Italia grandeimpulso potrà venire dalle società tradizionali. Il settore della ricerca, al momento poco sviluppato, potrà essere interamente demandato ad imprese innovative, che saranno così incubate in aziende di lunga data rigenerandole dall’esterno”, conclude Di Diego.