Giulia Quintabà, Grazia, 10 XI 2021
Mostra del Cinema di Venezia: tutti i film da non perdere
Un’edizione speciale, segnata dalla grande voglia di ripartire e di rilanciare un settore messo a dura prova dalla pandemia: la 78° Mostra del Cinema di Venezia ha tutte le carte in regola per lasciare il segno. In Laguna sono finalmente tornate le star internazionali e mentre sul red carpet tutti i riflettori sono puntati sui look delle celeb, in sala sono cominciate le proiezioni. Tantissimi i film in calendario. Il programma non è mai stato così ricco e tra pellicole in gara e quelle fuori concorso non c’è che l’imbarazzo della scelta.
Quali film di Venezia 78 vale la pena vedere? Noi l’abbiamo chiesto a un’inviata d’eccezione, @julietvampire, che in diretta dalla Mostra ogni giorno ci consiglierà i più interessanti e ci spiegherà perché secondo lei non dovremmo assolutamente perderli. Scopriteli con noi!
Madre Paralelas
Tra le pellicole più attese di questa nuova edizione della Mostra del Cinema di Venezia, “Madre Paralelas” che ha visto il ritorno dietro alla macchina da presa di Pedro Almodòvar. Il film, con Penélope Cruz e Milen Smit, racconta la storia di due donne single che si incontrano per caso in una stanza d’ospedale, prima di portare a termine una gravidanza inattesa. Tra loro nasce un sentimento molto forte ma il destino rischia di complicare le loro vite. Intenso ed emozionante, non ha affatto deluso le aspettative.
Les Promesses
Film drammatico di Thomas Kruithof, “Les Promesses” che esplora con delicatezza le contraddizioni della politica e il conflitto tra gli individui e il sistema. La protagonista è l’attrice francese Isabelle Huppert che interpreta brillantemente Clémence, la sindaca di un sobborgo parigino che da anni si batte per combattere disoccupazione e povertà ma la cui integrità inizia a vacillare non appena le viene offerta la possibilità di diventare ministra.
The Power of the Dog *
Western non convenzionale che sfata il mito del cowboy virile, “The Power ofthe Dog”, film di Oscar Jane Campion in cui si intrecciano i destini di due anime solitarie che provano ad ammaestrarsi a vicenda. Ambientato in Montana, nel 1925, la pellicola racconta la storia di Phil Burbank, un carismatico allevatore che gestisce il ranch di famiglia. Quando il fratello George porta a vivere con sé la nuova moglie e il figlio di lei, l’uomo viene prima accecato da una ferocia irrazionale e poi finisce per nutrire dei sentimenti per il ragazzo. I protagonisti del film sono Benedict Cumberbatch, che veste i panni di un uomo sadico e luciferino, e Kirsten Dunst che interpreta una donna vittima della sua tirannia. Menzione d’onore anche per il giovanissimo Kodi Smith-McPhee, il cuore pulsante ed emotivo della pellicola.
È stata la mano di Dio **
Promosso a pieni voti “È stata la mano di Dio”, il nuovo film di Paolo Sorrentino dedicato ai grandi affetti della sua vita: la famiglia, Maradona, Napoli, il cinema. Una pellicola intima e sincera in cui gli eccessi dei suoi film precedenti restano solo un ricordo lontano.
The Card Counter
Revenge movie di Paul Schrader, il celebre regista di “American Gigolo”, anche “The Card Counter” è finito nella lista dei film di Venezia 78 da vedere assolutamente. La storia è quella di un ex soldato americano condannato per crimini di guerra che cerca di riscattarsi attraverso il gioco d’azzardo. La sua parabola umana si fa specchio di un paese in perenne debito con sé stesso.
Spencer
È una favola tratta da una tragedia vera, “Spencer”, film di Pablo Larraìn su Lady Diana, interpretata da una magistrale Kristen Stewart, una delle poche vere dive del cinema contemporaneo che ha dimostrato di essere la candidata ideale per incarnare un ruolo così difficile come quello della principessa triste. Il matrimonio di Lady D e del principe Carlo è in crisi e proprio nel weekend in cui, come da tradizione, la Famiglia Reale deve riunirsi nella residenza di Sandringham in occasione delle festività natalizie, Diana decide di sfidare le regole non scritte della Corona per riappropriarsi di sé stessa.
La pellicola segue le coordinate del precedente “Jackie”, un anti-biopic in cui il regista cileno scompone l’immagine dell’icona e ci restituisce i frammenti più oscuri della sua vera essenza. Non un ritratto agiografico e consolatorio, ma il tentativo di catturare i sentimenti, i dubbi, le nevrosi e i sogni di una giovane donna nel momento in cui decide di abbandonare ogni vincolo reale per ritrovare la sua realtà. Un personaggio che ha poco da spartire con la Lady Diana più convenzionale vista in “The Crown”: presenza indigesta ma inafferrabile, volteggia in un mondo che non l’accetta come il fantasma di un racconto gotico.
Dune
Atterrato al Lido anche “Dune”, l’attesissimo blockbuster fantascientifico di Denis Villeneuve con le superstar Timothée Chalamet e Zendaya. Regia sontuosa, intuizioni visionarie e una spiccata sensibilità ambientalista fanno di questo film il probabile campione di incassi di questa stagione. Uno spettacolo da vedere assolutamente sul grande schermo.
The Lost Daughter
Quando la maternità sfida la carriera professionale, qualsiasi scelta è destinata a lasciare dei segni indelebili. Lo racconta con evidente trasporto Maggie Gyllenhaal nel suo film d’esordio da regista, “The Lost Daughter”, tratto dal romanzo omonimo di Elena Ferrante. Una pellicola che si divide tra passato (la parte più riuscita) e presente e dove la macchina da presa resta incollata ai volti e ai corpi delle protagoniste, alla ricerca di impercettibili crepe interiori di due madri sull’orlo di una crisi di nervi. Olivia Colman e Jessie Buckley fenomenali, Dakota Johnson di una bellezza stupefacente.
Competencia Oficial
Commedia brillante che riflette sull’eccentricità e il narcisismo del mondo del cinema contemporaneo, “Competencia Oficial”, forse il film più divertente della Mostra. Un milionario vuole produrre un film che lo renda immortale e si rivolge alla regista più cool del momento. Per raccontare la storia tragica di due fratelli, lei decide di ingaggiare un attore impegnato e una star hollywoodiana. La convivenza tra queste visioni diametralmente opposte di cinema provocherà scintille. Le risate più fragorose sentite in sala e un applauso convinto sui titoli di coda!
Last Night in Soho
É un thriller psicologico ipercinetico e ipercinefilo, in cui il regista gioca con i generi e le citazioni orrorifiche, “Last Night in Soho”, film di Edgar Wright che decostruisce il mito della Swinging London attraverso un approccio super femminista su compromessi, consenso, maschilismo tossico e tutto ciò che purtroppo ne consegue. La protagonista è Eloise, una giovane donna che si trasferisce dalla Cornovaglia a Londra per studiare moda. Una notte finisce misteriosamente nella Swinging London degli anni ’60 e dentro il corpo dell’aspirante cantante Sandy e questo sarà solo l’inizio di in un incubo tra passato e presente. A vestire i suoi panni, Anya Taylor-Joy, la protagonista della serie tv “La regina degli scacchi”. Sapevamo già quanto fosse brava, bella e magnetica. Nella pellicola di Wright canta, balla e condivide la scena con un’altra giovane promessa del cinema internazionale, la deliziosa Thomasin McKenzie di “Jojo Rabbit”. Completano il cast, Matt Smith e due vecchie glorie del cinema inglese degli anni Sessanta: Terence Stampa e Diana Rigg. Il film dividerà moltissimo, ma per noi è stato colpo di fulmine! E anche la colonna sonora è pazzesca!
Sundown
È un’opera urticante che destabilizza di continuo lo spettatore con svariati colpi di scena, “Sundown”, film del regista messicano Michel Franco che continua a osservare e sezionare le dinamiche familiari e le contraddizioni della società con sguardo impassabile e spietato. Ma se nel precedente “Nuevo Orden” il ritmo era sostenuto e concitato, qui regna una calma solo apparente che rende la visione ancora più perturbante. La storia è quella di una ricca famiglia inglese che si trova in vacanza in un resort di lusso ad Acapulco. Un tragico imprevisto infrange l’atmosfera idilliaca e porta alla scoperta tensioni inaspettate. I protagonisti, Alice e Neil Bennet, sono interpretati da una coppia di attori che non ha bisogno di grandi presentazioni: la raffinata Charlotte Gainsbourg e un Tim Roth bravissimo nel ruolo di un uomo che cerca l’oblio anche nei sentimenti.
L’Événement ***
Una studentessa universitaria di Lettere resta incinta, all’improvviso vede spegnersi tutti i suoi sogni ed è costretta ad agire da sola, affrontando la vergogna e il dolore, perché nella Francia dei primi anni ’60 abortire è ancora un reato: è questa la storia di “L’Événement”. L’opera seconda di Audrey Diwan, presentata in Concorso, è una fedele trasposizione del memoir omonimo dell’autrice francese Annie Ernaux. Il film restituisce attraverso una regia asciutta e rigorosa (ma che non risparmia nulla allo spettatore) la scrittura tagliente e minimale del libro, così come gli stati d’animo e i momenti più drammatici di questo terribile evento. L’attesa del ciclo, la scoperta della gravidanza, la disperata ricerca di una soluzione, ma soprattutto l’insensibilità di un maschilismo sistemico che decide al posto delle donne. Un manifesto politico, sgradevole ma necessario, sul diritto all’autodeterminazione femminile. Protagonista assoluta del film è Annamaria Vartolomei, giovanissima attrice franco-rumena che si candida immediatamente al premio Mastroianni come miglior rivelazione del Festival. Intensa, vera e mai sopra le righe. La affiancano due star del cinema francofono: Sandrine Bonnaire e Anna Mouglalis.
Freaks Out
Cast d’eccezione per “Freaks Out”, il kolossal di Gabriele Mainetti che ha radunato alcuni dei migliori attori del nostro cinema. Da Claudio Santamaria, irriconoscibile e divertente gigante peloso, a un irresistibile Pietro Castellitto in versione albina, fino al solido caratterista Giorgio Tirabassi nel ruolo del padre adottivo dei nostri eroi. Ma a rubare la scena sono la “ragazza elettrica” Aurora Giovinazzo e soprattutto il nazista visionario interpretato dal tedesco Franz Rogowski, già visto nel recente “Undine” di Christian Petzold. Nella Roma del 1943 occupata dai nazisti, quattro fenomeni da baraccone dotati di poteri speciali vivono nel circo di Israel. Quando il loro capo scompare per tentare di trovare fortuna altrove, i quattro freaks dovranno vedersela con un gerarca psicopatico che vuole approfittare delle loro capacità per cambiare il corso della Storia.
La prima frase pronunciata in “Freaks Out” è una chiara dichiarazione d’intenti: chiudiamo gli occhi sul mondo per come lo conosciamo e riapriamoli dentro una dimensione magica filtrata dal superpotere dell’immagine. Cinema come fabbrica delle meraviglie, quello del talentuoso regista di “Lo chiamavano Jeeg Robot”, dove ancora una volta il diverso, lo strano, l’inconsueto, lo straordinario sfidano le vere mostruosità del reale in una pirotecnica epifania di azione ed emozioni. Impossibile non affezionarsi a Matilde e ai suoi compagni di avventura in questo blockbuster tra Spielberg, Tarantino e Tim Burton. Il circo Mainetti sta per arrivare nella vostra città, non perdevi il suo spettacolo per nulla al mondo!
America Latina
Massimo Sisti ha tutto quello che un uomo può desiderare: una moglie amorevole, due figlie bellissime, il successo professionale e una villa isolata fuori dalla città. Un giorno come un altro, scende in cantina e una scoperta incredibile riduce in mille pezzi la sua vita perfetta. Questa la storia di “America Latina”, il nuovo film dei fratelli D’Innocenzo che continuano a perseguire un’idea di cinema respingente, che non si allinea agli standard tradizionali e ambisce a inclinare i piani narrativi ed estetici verso un altrove artistico di indubbia qualità. Come nell’acclamato “Favolacce”, anche in questa pellicola riaffiora il bisogno di deformare l’apparenza e l’illusione di benessere per indagare il torbido che striscia nel buio della mente. E proprio l’illusione tra l’esistente e l’irreale intrappola il protagonista (e il pubblico in sala) nell’ennesima favola psicologica e dark diretta con la cinica eleganza che ormai è la cifra stilista dei due talentuosi gemelli romani. Dopo “Favolacce”, i D’Innocenzo brothers tornano a collaborare con Elio Germano, che qui dà vita a un personaggio nevrotico e mutevole. Il suo è un one man show di livello assoluto, l’ennesima conferma che l’attore romano è tra i migliori della sua generazione. Da premio.
Un Autre Monde
Terzo capitolo della “trilogia sul lavoro” di Stéphane Brizé, prolifico regista francese autore di un cinema civile e politico senza compromessi, “Un Autre Monde”, film che lancia un grande j’accuse a un sistema economico profondamente ingiusto che non fa sconti a nessuno e calpesta ogni tentativo di riconquistare un barlume di umanità.
Torna il tema della crisi economica e dei paradossi del neoliberismo, questa volta vista dalla prospettiva della classe dirigente, e delle inevitabili soluzioni per mitigarla. Se nel precedente “En Guerre” era il corpo resistente e sofferente (dell’operaio) il soggetto attivo di un film teso e militante, qui l’atmosfera drammatica viene costruita in uffici immacolati e riunioni infinite attraverso la parola che di volta in volta si fa promessa, menzogna, manipolazione, ricatto. Sperare in “un altro mondo” è possibile anche grazie al contributo di opere sincere e umane come queste.
A vestire i panni di un dirigente d’azienda, chiamato dai suoi superiori a fare tagli al personale, mentre giorno dopo giorno vede disgregarsi anche i suoi affetti familiari, Vincent Lindon che regala un’interpretazione emozionante e in costante sottrazione nei panni di un’infelice marionetta in giacca e cravatta sotto il fuoco incrociato di un doppio trauma familiare, la tutela dei diritti dei suoi dipendenti e i doveri verso i superiori e il mercato. Uno dei grandi del cinema mondiale e ovviamente candidato al premio per la miglior interpretazione maschile.
Lovely Boy
Capelli rosa, tatuaggi in faccia, vestiti griffati: questa è l’uniforme scintillante con cui l’astro nascente della trap, Nic (in arte “Lovely Boy”) sfida il mondo, ma anche la corazza che nasconde il suo mal di vivere. Francesco Lettieri, famoso videomaker del misterioso “Liberato” e regista dell’ottimo “Ultras”, dimostra di conoscere bene la scena della trap romana e sa manipolarla senza scadere in giudizi morali o disamine sociologiche. Girato tra Roma, Milano e le Dolomiti, “Lovely Boy” è un ritratto intimo sulla fragilità umana e sulla facilità con cui le ferite si possono provocare ma anche rimarginare. Nel cast, Ludovica Martino (la Eva di “Skam”) e soprattutto Andrea Carpenzano, che dona al personaggio di Nic fragilità e irrequietezza. Bravissimo. Dal 4 ottobre su Sky.
The Last Duel
A chiudere in bellezza Venezia, ci pensa l’infaticabile Ridley Scott con “The Last Duel”. L’autore di cult come “Blade Runner” e “Thelma & Louise” sta per compiere 84 anni, ma la voglia di fare cinema è ancora quella di una volta. In questo suo ultimo film, ambientato nella Francia del Trecento e tratto da un fatto storico realmente accaduto, il regista racconta con grande maestria il coraggio e la determinazione di una donna vittima di stupro. La scelta vincente di Scott e degli sceneggiatori (Affleck, Damon e Nicole Holofcener) è stata quella di voler rivitalizzare il period-drama dandogli una prospettiva dichiaratamente femminista.
“The Last Duel” è un kolossal ad alto tasso di epicità che avvince nonostante la durata (152’) e usa con intelligenza l’espediente narrativo introdotto in Rashomon da Kurosawa. La storia è divisa infatti in tre capitoli, ognuno dei quali rappresenta il punto di vista dei personaggi principali; ma se a Kurosawa interessava dimostrare l’impossibilità di giungere a una verità definitiva, Scott sta dalla parte della sua eroina. Cast stellare dove si distinguono per bravura soprattutto Jodie Comer e Adam Driver.
§
* Leone d’argento miglior regia
** Leone d’argento gran premio giuria
*** Leone d’oro