Frank Cimini, lettera a Il Foglio, 3 XII 2013.
I RACCONTI DI BRUSCA.
UNO CHE SCIOLSE UN BIMBO NELL’ACIDO ASCOLTATO COME UN ORACOLO.
Un signore, si fa per dire, che sciolse un bimbo nell’acido e che gira libero perché un Parlamento di pagliacci istigati dai magistrati approvò una legge sciagurata e incostituzionale, sta riscrivendo la storia d’Italia in un’aula bunker. E tutti i giornali a fare da divulgatori come se si trattasse di un oracolo… uno schifo di livello mondiale… e nessuno dice niente.
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La cronaca di Gianni Barbacetto per il “Fatto quotidiano”
Bombe, tradimenti e nuovi interlocutori politici. Ovvero il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica secondo Cosa nostra: al secondo giorno d’interrogatorio, Giovanni Brusca parla più distesamente di Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi, ma anche di Carlo De Benedetti, della “sinistra da indebolire” e della “sinistra che sa”. Al processo sulla trattativa Stato-mafia in trasferta da Palermo a Milano, ieri è stato il pubblico ministero Francesco Del Bene a porre le domande al collaboratore di giustizia già fedelissimo di Totò Riina nella stagione delle stragi (“Ero il suo robottino”).
Le risposte ricostruiscono la caccia ai nuovi referenti politici dopo l’esaurimento della vecchia alleanza con la Dc andreottiana, a cui Riina dichiara guerra perché non ha saputo mantenere le promesse (la salvezza dalle condanne del maxiprocesso). Cosa nostra prova a fare un partito in proprio: è Sicilia Libera, movimento che tenta contatti con la Lega di Umberto Bossi e con le altre Leghe del Sud.
“È un movimento che Leoluca Bagarella mi disse di aver costituito insieme ad altri. Io mi diedi da fare per aiutarli”, racconta Brusca. “Venuto meno il riferimento di Andreotti”, Cosa nostra progetta “d’indebolire la sinistra. Avevamo individuato in Carlo De Benedetti il sostenitore della sinistra. Parlando con Riina, c’era il progetto, mai concretizzato, di eliminare questo ostacolo per indebolire quella parte politica e realizzare il nostro progetto politico”.
Ma il sogno di Cosa nostra di farsi partito non va in porto: “Bagarella mi disse: ma no, guarda che sono una banda di squinternati, non vanno da nessuna parte”. È su Forza Italia, allora, che puntano i boss. Il mediatore è ancora una volta Vittorio Mangano, forte dei suoi rapporti di vecchia data con Dell’Utri e Berlusconi. I contatti con Milano erano stati riavviati già nel 1991: “C’era interesse a contattare Dell’Utri e Berlusconi perché attraverso loro si doveva arrivare a Bettino Craxi, che ancora non era stato colpito da Mani pulite, perché influisse sull’esito del maxiprocesso”.