Piero Ricca, Il Fatto Quotidiano, 29 settembre 2013.
Cellulari, il ricercatore Marinelli: “Danni per la salute. Usarli per emergenza”.
“Non ci sono dubbi del profondo impatto biologico delle radiazioni di radiofrequenza” dice il ricercatore dell’Istituto di Genetica Molecolare del Cnr di Bologna che cita la Iarc che nel maggio 2011 ha classificato le radiofrequenze nella classe 2B cioe’ “possibili cancerogeni per l’uomo”. E propone la scritta sui telefoni: “Nuoce gravemente alla salute”.
Non solo ne sconsiglia l’uso, ma ci avverte che chiunque usi un telefonino si espone a “un rischio serio per i tessuti cerebrali”. Fiorenzo Marinelli, ricercatore dell’Istituto di Genetica Molecolare del Cnr di Bologna, in una intervista al fattoquotidiano.it spiega perché sarebbe meglio per comunicare inviare un sms e perché propone di mettere la scritta: “Nuoce gravemente alla salute”.
Dr. Marinelli, i cellulari fanno davvero male alla salute?
Non ci sono dubbi del profondo impatto biologico delle radiazioni di radiofrequenza. Il telefonino è uno strumento molto inquinante e dannoso per la salute. La I.A.R.C. (Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro) nel maggio 2011 ha classificato le radiofrequenze nella classe 2B cioe’ “possibili cancerogeni per l’uomo” sulla base degli studi epidemiologici fatti dal prof. Lennart Hardell che ha riscontrato un maggior rischio di tumori cerebrali negli utilizzatori di telefono cellulare. Rischio che arriva a quattro volte se si tiene conto della lateralità dell’uso.
Quali sono le ricerche di riferimento?
Moltissimi sono gli studi pubblicati e ne sappiamo abbastanza per sconsigliarne l’uso. Ci sono due pubblicazioni di riferimento relative alla pericolosità delle radiofrequenze: lo studio bioinitiative, dove sono pubblicati i lavori scientifici che dimostrano effetti profondi dei campi elettromagnetici (www.bioinitiative.org), e lo studio dell’ICEMS ( Commissione Internazionale per la sicurezza elettromagnetica) sui meccanismi di azione biologica dei campi elettromagnetici (www.icems.eu). Entrambi sono scaricabili dalla rete. Dalle mie ricerche sulle cellule in coltura si evidenzia un effetto di alterazione del metabolismo e soprattutto della sopravvivenza cellulare e della regolazione genica. (Journal of Cellular Physiology JCP 2004), ed una influenza sugli enzimi del metabolismo cellulare ( Barteri.M, Marinelli F. et al. 2010)
Da più parti si bolla come allarmismo quel che lei sostiene.
C’è una sottovalutazione del rischio e poca informazione. Una situazione voluta a livello globale dalle grandi compagnie di telefonia mobile che per i propri interessi commerciali condizionano le ricerche e la diffusione di informazione. Si può fare un’analogia con la tragedia dell’amianto. Per decenni si è sottovalutato il problema, con le conseguenze che conosciamo. Il telefonino è lo strumento più inquinante a causa della vicinanza dell’uso. Esiste una assurda incongruenza nella legge vigente: protegge la popolazione da livelli di esposizione massima di 6 V/m quando provengono dalle antenne fisse e permette ai telefoni di irradiare la testa con valori di oltre 100 V/m. Anche il limite SAR (Specific Absorption Rate) di 2 W/Kg a cui sono sottoposti gli apparecchi telefonici mobili e’ elevatissimo. Per misurare 2 W/Kg nel tessuto cerebrale irradiato occorre un campo incidente di 300 V/m. Si tratta quindi di una licenza di emissione per i telefonini di centinaia di V/m, quando il limite per le antenne esterne e lontane è posto a 6 V/m.
Lei quale uso consiglia?
Ne sconsiglio l’uso. Il telefonino va usato come una radio di emergenza. E’ uno strumento prezioso per brevi comunicazioni in caso di necessità. L’uso che se ne fa abitualmente espone a un rischio serio per i tessuti cerebrali. Certo, riducono il rischio l’uso abituale dell’auricolare e il viva voce. Meglio usare SMS invece di chiamare. Quando è acceso, meglio tenere il cellulare lontano dal corpo. Durante la notte. se rimane acceso, occorre tenerlo in un’altra stanza. Ma la cosa più importante è usarlo il meno possibile.
Com’è la situazione per quanto riguarda il WI-FI?
Il WI-FI ha una emissione molto minore del telefonino, tuttavia si tratta di radiofrequenze che irradiano in modo continuativo per lungo periodo. Gli studi fatti sono pochi per dare una risposta sulla effettiva incidenza biologica, tuttavia se ne promuove l’uso indiscriminato anche nelle scuole. Ci sono altre soluzioni per la connettività ad internet. Il comune di Rimini ha dotato i posti dei consiglieri comunali di prese RJ-45 per collegare il PC poco costose e in grado di eliminare il problema dell’irraggiamento al WI-FI. Nelle abitazioni si possono usare gli apparecchi power-line che trasferiscono il segnale internet sull’impianto elettrico da cui si può prelevare in qualsiasi punto dell’abitazione da ogni presa elettrica, evitando di avere il segnale radio in casa. Stesso problema esiste per il WI-max con frequenza a 5.8 gigaHertz, si installa senza aver prima verificato che sia innocuo.
Come dovrebbe essere cambiata la normativa contro l’inquinamento elettromagnetico?
La legge, già poco cautelativa, è stata nel tempo peggiorata con l’eliminazione delle pertinenze nella misura dell’abitazione e con l’allungamento del tempo di media da 6 minuti a 24 ore. Occorre abrogare questi peggioramenti della legge, estendere ai telefonini i limiti che esistono per le antenne, far predisporre i telefoni in modo che si spengano oltre i due minuti. Riportare sui telefoni la scritta “nuoce gravemente alla salute”. Far scendere i limiti di esposizione a 0,6 V/m.