Rodolfo Parietti, Il Giornale, 6 agisto 2013
Il “mister X” che decide quanto costa la benzina
Jorge Montepeque, capo di Platts, fissa il costo del petrolio nel 70 per cento degli scambi mondiali. E alle accuse di manipolazioni replica: “Provatele”.
Per la rete, è praticamente un fantasma: non ha mai aperto un profilo Facebook, non twitta, e perfino Wikipedia ne ignora l’esistenza. Eppure, a dispetto di note biografiche più scarne di quelle di un operaio cinese della Foxconn, il guatemalteco (con passaporto a stelle e strisce) Jorge Montepeque è uno degli uomini più potenti al mondo.
Un autentico Signore del Petrolio che, senza possedere un solo pozzo o una trivella, è il vero convitato di pietra a ogni summit dell’Opec. Uno – tanto per intenderci – capace di litigare a muso duro con due major come Shell e BP per definire come stimare al meglio il prezzo del Brent.
Montepeque è il grande burattinaio delle quotazioni internazionali del greggio. Con modi diretti e sbrigativi, tira i fili di un gigantesco mercato su cui, ogni anno, si sviluppano transazioni per un valore pari a 2.500 miliardi di dollari, una cifra che vale due manovre di quantitative easing della Federal Reserve. Ne stabilisce i prezzi attraverso Platts, un’agenzia fondata nel lontano 1909 e che oggi è sotto l’ala di McGraw Hill, non un gruppo editoriale qualsiasi, ma piuttosto un centro ramificato di potere che comprende anche l’agenzia di rating Standard&Poor’s. Con civetteria, o con understatement un po’ sospetto, Platts si autodefinisce «un’organizzazione di giornalisti». In realtà, è molto di più. I suoi indici sono il parametro di riferimento per il 90% delle prime 250 compagnie energetiche del mondo e per il 100% dei primi 50 operatori elettrici e del gas. E non solo: compulsano i suoi indici i potentissimi hedge fund e le compagnie aeree per proteggersi dalle fluttuazioni dei corsi energetici; perfino il governo britannico se ne serve per calcolare le tasse sui produttori di petrolio.
Montepeque è l’autentico dominus su cui Platts ha edificato le proprie fortune. Fu lui a ideare la cosiddetta «Platts window» con cui è stata risolta, nel 1990, la storica difficoltà a rilevare le quotazioni a causa delle centinaia di varietà di greggio. L’idea è tanto semplice quanto geniale: in pratica, il sistema non fa altro che aprire una finestra (elettronica e virtuale) in cui far convergere domanda e offerta da parte delle compagnie petrolifere, delle società di trading e anche delle banche d’affari. A quel punto, gli uomini di Platts utilizzano le informazioni della finestra – ma anche il loro personale giudizio – per stabilire qual è il valore, in dollari, a cui una tonnellata di benzina o di gasolio può essere venduta dalle raffinerie. Meccanismo poco scientifico? Vero, ma questo è il metodo che serve a prezzare il 70% degli scambi mondiali di petrolio. Con ripercussioni anche sul mercato dei future e, ovviamente, su quello dei carburanti.
Negli ultimi vent’anni, Montepeque ha gestito un enorme potere discrezionale, simile a quello di un governo sovrano, decidendo chi può e chi non può «entrare» nella finestra. Proprio la denuncia contro le procedure utilizzate da Platts da parte del produttore di etanolo ungherese Pannonia Ethanoi, ha dato il via all’indagine dell’antitrust europeo che sospetta che Statoil, Royal Dutch Shell e Bp abbiano manipolato le informazioni raccolte dall’agenzia per condizionare il prezzo del Brent, traendone ovviamente un vantaggio. Una pratica che non sarebbe molto dissimile da quella che ha portato alla sbarra il Libor, dove le banche ritoccavano a proprio favore il tasso base per tante operazioni, tra le quali i mutui sulla casa. Chiamato a dar prova di trasparenza, Montepeque ha mantenuto la sua fama di uomo ruvido: «Manipolazioni? Bisogna provarle. Siamo pronti a fornire informazioni complete sulla formazione dei prezzi Platts. Ma, purtroppo, non posso dire quanti iscritti abbiamo sul prezzo Platts: sono informazioni riservate».