Cinzia Romani, Il Giornale, 19 VIII 2020
COSI’ “FELLINI DEGLI SPIRITI” SVELA LO SPIRITO DEL MAGO
Non cominciava un film se, prima, non aveva consultato la cartomante di fiducia. Si sa che la gente di cinema è superstiziosa, ai limiti del grottesco, ma Federico Fellini, il Mago di Rimini del quale ricorre il centenario della nascita, faceva sul serio. Egli aveva, cioè, un severo approccio olistico a quanto non è dato vedere e studiava con scrupolo ogni enigma, o qualsiasi avventura senza soluzione: i suo film, zeppi di figure femminili inspiegabili, lo dimostrano. E procedeva da visionario illuminato attraverso la propria esistenza, perché la magia, i poteri paranormali e le atmosfere soprannaturali lo avevano sempre attratto.
Fino al punto di affrontare un viaggio, lui pantofolaio e pigrotto, in California e in Messico, alla ricerca del romanziere-guru Carlos Castaneda, che l’aveva affascinato con i suoi racconti. Peccato che l’uso delle droghe avesse messo fuori gioco l’autore di “A scuola dello stregone”, ma per Fellini la vita avrebbe avuto sempre il colore del sogno. A disvelare tale lato oscuro del regista riminese arriva adesso un bel film documentario di Anselma Dell’Olio, intitolato Fellini degli spiriti, che il 23 agosto verrà presentato, in anteprima internazionale, al XXXIV Festival del Cinema Ritrovato, a Bologna.
«Se pensate che tutto sia stato detto sul grande riminese di Roma, dovete vedere Fellini degli spiriti, perché vi farà scoprire un Fellini nuovo, intimo e più vicino ad ognuno di noi», dice Gian Luca Farinelli della Cineteca di Bologna. Tra l’altro, il docufilm uscirà nelle sale, con Nexo Digital, il 31 agosto e l’1 e il 2 settembre. Attraverso straordinari materiali d’archivio di Rai Teche e Istituto Luce, tra immagini dei film felliniani e interviste esclusive, il docufilm racconta la profondità della passione di F.F. per quello che egli definiva «il mondo non visto».
E indagando altre dimensioni e altri viaggi dello spirito, Anselma Dell’Olio illumina esperimenti e Tarocchi, il gusto per la pratica I Ching e l’incontro con il grande veggente Gustavo Rol, conosciuto durante le riprese di Giulietta degli spiriti, i segreti dell’inconscio, inizialmente indagati con lo psicanalista junghiano Ernst Bernhard e le più intime cose di un artista non dimenticabile.
Selezionato dal Festival di Cannes «Cannes Classics Sélection officielle 2020» e prodotto da Mad Entertainment, con Rai Cinema, Walking the Dog, Arte e Rai Com, questo ritratto di Fellini aggiunge un elemento importante alla conoscenza di un autore che il mondo ci invidia.
Così William Friedkin, intervistato dalla Dell’Olio, si sofferma a lungo sull’attrazione per le leggi dell’aura e sulla tecnica per guardare dentro alle persone che il cineasta americano avrebbe appreso dallo studio dei film di Fellini. Confermando la tesi di un altro grande genio visionario, Edgar Allan Poe, secondo il quale quanto più l’assunto di una storia è pazzesco, tanto più bisogna saperla raccontare in modo che i dettagli risultino credibili e convincenti.
Anche Nicola Piovani, che ha scritto le musiche di diversi film felliniani, è convinto che Fellini fosse un mago, o un profeta. Mentre sorprende venire a sapere che il compositore Nino Rota, storico collaboratore del Mago di Rimini, fosse uno dei più importanti collezionisti italiani di libri esoterici.
Ne “La voce della luna” c’è una scena ispirata a una teoria del musicista, il quale sosteneva che determinate sequenze di note operano miracoli sulla materia. Certo, la Roma dei Sessanta del secolo scorso pullulava di spunti misteriosi, colti al balzo da Fellini che spesso infilava pretini levitanti e suorine nei suoi film, quasi a ribadire un afflato più alto. Tanto Giulietta Masina, amatissima moglie di F.F., era solidamente ancorata alla concretezza della vita quotidiana, quanto il regista aspirava a scoprire il mondo dell’invisibile.
Infilandosi nei retrobottega dei ciarlatani e frequentando Gustavo Rol, il medium che lo iniziò all’evocazione degli spiriti, dopo che lo scrittore Dino Buzzati glielo aveva fatto conoscere. E furono quadri che si dipingevano da soli, mani che trapassavano le porte come fossero burro, tavoli che sparivano fino a diventare gelatinosi, materializzazioni di persone scomparse. A Rol Fellini chiedeva sempre «la formula», finché Rol gli disse: «È semplicissimo: il colore verde, la quinta musicale e il calore».
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Per il trailer del film-documentario cliccare sull’immagine.