Francesco Semprinoi, La Stampa, 19 VI 2014.
ALL’UNIVERSITA’ DEL NORTHWESTERN IMPAZZA IL DIBATTITO E LITIGANO DUE PROFESSORONI COME GORDON E MOKYR
Gordon, 73 anni, è convinto che i giorni migliori siano finiti. Dopo un secolo di grandi cambiamenti e di innovazioni che sono state il carburante della crescita, i progressi compiuti dall’uomo sono destinati a esaurirsi. Mokyr, 67 enne anche lui economista di lungo corso, immagina una nuova era di grandi invenzioni…
*
Le grandi invenzioni sono finite? Si, no. E’ duello alla Northwestern University tra Robert Gordon e Joel Mokyr sul futuro economico del XXI secolo. Gordon, 73 anni, è un decano docente dell’Università convinto che i giorni migliori siano finiti. Dopo un secolo di grandi cambiamenti e di innovazioni che sono state il carburante della crescita, sostiene il professore di economia, i progressi compiuti dall’uomo si stanno pian pian riducendo e sono destinati ad esaurirsi.
Mokyr, 67 enne anche lui economista di lungo corso, immagina al contrario una nuova era di grandi invenzioni, compresa un terapia genetica per allungare la vita, e semi miracolosi con cui sfamare il mondo senza ricorrere ai fertilizzanti.
La strana coppia di veterani della Northwestern University sono il riflesso di un Pianeta al bivio, due poli opposti, da un parte il partito dei robot, delle stampanti tridimensionali, della tecnologie «cloud» per le comunicazioni, dall’altra quello della prolungata disoccupazione, dei salari stagnanti e di crescente sperequazione e diseguaglianza sociale. Due visioni differenti che vanno oltre il mero esercizio accademico.
Per molti americani, e non solo per loro, la recessione ha lasciato una carenza occupazionale ampia, livelli retributivi bassi e ha eroso i prezzi delle case, anche se a macchia di leopardo. La domanda è se i tempi duri portino a un svolta positiva. La risposta dipende dall’interlocutore. «Sono convinto che il tasso di innovazione stia diventando sempre più veloce», dice Mokyr. «E quali sono le prove? – ribatte Gordon – Tu parli di progressi per allungare la vita, ma se non si cura l’Alzheimer, vuol dire che la gente può camminare ma non pensare».
Il positivismo di Mokyr affonda le proprie radici dalla sua storia di sopravvissuto dell’olocausto e di figlio di madre vedova dal carattere tutt’altro che ottimista: «Ha vissuto una vita difficile», dice. Di qui la sua reazione di segno opposto. Dall’altra il decano dell’Università di Chicago spiega che altri prima del suo collega si sono professati cassandre del declino del mondo, già dalla Grande Depressione, ma sono stati smentiti. Gordon, il più famoso della strana coppia, figlio di economisti, sostiene invece che l’economia ha bisogno di progressi tecnologici, dottrina questa divenuta popolare negli anni Cinquanta con il Nobel Robert Solow.
Il problema per lui è tuttavia che i grandi cambiamenti epocali, come l’introduzione dell’energia elettrica o gli antibiotici, sono storia. Si tratta di due innovazioni che hanno cambiato del tutto il modo di vivere e lavorare, mentre le invenzioni più recenti, come Internet e i cellulari, non hanno avuto lo stesso impatto.
«I rapidi progressi compiuti negli ultimi 250 anni – dice – sono un fatto unico e irripetibile nella storia dell’uomo». Cosa accadrà nel futuro non è dato saperlo, magari le sorti si decreteranno da qualche parte tra i due poli della Northwestern University, ma se non altro il duello della strana coppia di economisti tiene vivo e arricchisce un dibattito che solo qualche anno fa, nel vortice della peggiore crisi contemporanea, era complicato anche solo ipotizzare.