Andrea Cinquegrani, La voce delle voci, 23 III 2020
ECCO IL MAXI “ITALIAN VILLAGE” NEL CUORE DI WUHAN
Pochi lo sanno, ma da pochi mesi è finita la realizzazione di un mega “Italian Village” nel cuore della Cina.
Sapete dove? A Wuhan.
Ad animarlo centinaia di piccole imprese del made in Italy, impegnate nel progetto “Itaway” lanciato nel 2014 dal colosso giallo Greenland Group.
La notizia è sconvolgente, perché non è mai salita alla ribalta delle cronache di casa nostra, ben oscurata nei cassetti delle redazioni, mai trapelata. Pur se di iniziative, nel ricco cuore della Lombardia da cui proviene la gran parte delle aziende coinvolte nel maxi progetto, ne sono fiorite parecchie (e pubbliche) nei tanti mesi di preparazione.
Solo sporadiche news hanno fatto capolino. Ultima, in ordine di tempo, quella pubblicata da Class Editori per inneggiare allo spirito ardimentoso delle imprese del Nord di casa nostra. Leggiamo alcuni passaggi firmati da Sofia Ferigoli e datati 20 novembre 2019.
“Sarà un vero e proprio portale culturale e commerciale tra Cina e Italia. ‘Il primo di una lunga serie’, spiega Lui Song, presidente di Itaway, fondatore del progetto Italian Village di Wuhan, realizzato in collaborazione con il gruppo Greenland Holding. L’Italian Village sorgerà al centro di Greeland City, un mega progetto che prevede l’edificazione di un’intera società satellite per un’area complessiva di 5,6 chilometri quadrati, ispirata a modelli architettonici europei. Realizzata per una clientela appartenente ai ceti medio-alti, Greeland City avrà una propria economia che ruota attorno alla sinergia tra gli aspetti residenziale, turistico e commerciale. Itaway rappresenta la punta di diamante di questo investimento da 40 miliardi di yuan, oltre 5 miliardi di euro”.
Prosegue la narrazione di Sofia Ferigoli: “La scelta di rivolgersi per la ricerca commerciale ad aziende 100 per cento italiane con prodotti Made in Italy, unita alle architetture e alle atmosfere italiane, crea una sinergia per cui agli occhi del visitatore cinese la garanzia di ‘italianità’ del centro è data proprio dalle aziende e dai prodotti presenti”. E ancora, scrive la reporter a novembre dello scorso anno, un mese e mezzo prima che scoppiasse la bomba del Covid 19:
“La scelta di aprire a Wuhan, piuttosto che alle (in Italia) più famose Shangai, Pechino, Shenzen non è dipesa dal caso: capoluogo della provincia dello Hubei, Wuhan conta più di 10 milioni di abitanti e rappresenta un hub fondamentale dove si concentrano economia, finanza, commercio, tecnologia, storia e cultura dell’intera Cina Centrale. Quando negli anni Trenta Shangai era chiamata la Parigi d’Oriente, Wuhan rivaleggiava in attrattiva ed era conosciuta come le Chicago della Cina, con importanti presenze straniere (tra cui anche una discreta presenza italiana)”.
Non è finita: “Ora Wuhan – descrive Ferigoli – nei piani del Governo cinese deve tornare ad essere la perla sul fiume Yangtze che la attraversa, e dovrà guidare lo sviluppo dell’economia di tutta le Cina Centrale. ‘Wuhan rappresenta per noi e per l’offerta che le piccole e medie imprese italiane possono proporre la città di partenza ideale’, spiega Liu. ‘Le condizioni locali tra la popolazione, pil pro-capite e infrastrutture hanno fatto di Wuhan il punto di partenza obbligato per questo progetto, che prevede anche l’apertura di altri due Italian Village entro 5 anni dalla nascita del primo. Se saranno sempre a Wuhan? Vedremo’”.
Sì, staremo a vedere. A meno che le autorità cinesi non temano – via italiani – il Coronavirus di ritorno…
FLUSSI CONTINUI LUNGO L’ASSE CON WUHAN
Dunque, un maxi progetto che ha visto per anni mobilitarsi lungo l’asse con Wuhan un altrettanto maxi flusso di addetti ai lavori, piccoli imprenditori, tecnici, progettisti e via di questo passo. Persone, come detto, provenienti in gran parte dal cuore produttivo della Lombardia, province di Bergamo e Brescia in pole position.
Un flusso che si è svolto indisturbato fino allo scoppio dell’epidemia, quindi con ogni probabilità fino all’inizio di gennaio, quando le autorità cinesi hanno lanciato – con evidente ritardo – i primi allarmi.
Come mai – incredibile ma vero – nessuno ha mai parlato del mega progetto e dei suoi possibili riflessi?
Era stata del resto Itaway ad illustrare via internet il suo stesso progetto a metà 2018, per la precisione il 26 giugno, quando fa capolino in rete un articolo titolato “Wuhan chiama Italia: con ITAWAY Cina più vicina per imprenditori italiani”. Ne riportiamo qualche passaggio dedicato, in particolare, ad una ricostruzione storica del maxi progetto:
“Qui a Wuhan nasce il primo Italian Village, all’interno del progetto Itaway scaturito da una collaborazione con Tongling Dingling Business Co Ltd e Greenland Holding Corp. (società con capitale di 20.000.000 di dollari a partecipazione statale, annoverata tre le più grandi società immobiliari cinesi) che mira a ristrutturare tre aree cittadine, tra cui la costruzione del grattacielo ‘636’ nella parte direzionale della città”.
NEL CUORE DELLA CORAZZATA GIALLA GREENLAND
E poi: “Nata nel 1992 per sviluppare il verde pubblico a Shangai, Greenland dal 2010 si occupa di sviluppo urbanistico e opera in vari paesi mentre su Wuhan sta sviluppando tre aree tra cui quella nel cuore economico della città con il grattacielo ‘637’ a 120 piani (secondo al mondo per altezza e dove Itaway disporrà di uffici direzionali), il parco tecnologico con il grattacielo ‘406’ e poi l’area di Hannan dove sorgerà nel 2019 il complesso commerciale Itaway, su una superficie lorda di 100.000 metri quadrati”.
Per la precisione, “il progetto Itaway è nato nel 2014 con lo scopo di cambiare totalmente l’approccio di molte aziende italiane nei confronti del mercato cinese. Il Centro Itaway costruito da Greenland parla italiano sin dalla progettazione. L’architetto Leonello Zago frequenta la Cina da circa 15 anni. In Cina coordina un gruppo di studio che lavora alla renderizzazione a ai controlli normativi, circa 50-60 persone”.
Pochissimi, quindi, a parlare dell’iniziativa. Da segnalare una mosca bianca, ossia la Confartigianato di Biella, che nella primavera 2019 segnalava l’inaugurazione: “Manca poco al completamento del primo Italian Village nato dalla collaborazione tra Itaway e il Gruppo cinese Greenland. Il 29 maggio, nella cornice dell’Hotel Primus a Wuhan si è tenuta la Cerimonia della Firma (le maiuscole sono contenute nel testo diramato da Confartigianato l’anno scorso, ndr) tra Itaway e la Confartigianato Impresa di Biella. L’evento si è svolto all’interno del complesso residenziale-commerciale ‘Greeland City’, realizzato dalla Greenland Holding Corp., una tra le prime 500 imprese più grandi al Mondo. Il progetto di Greenland City, al cui interno sorgerà l’Italian Village di Itaway, è uno dei fulcri attorno ai quali ruota lo sviluppo e la riqualificazione del distretto di Han-nan a Wuhan. Greenland City è pensata per ospitare 200-250 mila persone, per una città in fortissima crescita che si candida a diventare la Shangai della Cina Centrale”.
Qualche dato ancora su Greenland Holdings Corp. Ltd. Si tratta di uno “sviluppatore” immobiliare cinese quotato in borsa. A partire dal 2014, possiede beni e proprietà per circa 58 miliardi di dollari, non poco. Secondo alcune stime elaborate dalla super holding, nello stesso anno è diventato il più grande sviluppatore immobiliare al mondo per superficie coperta in costruzioni e ricavi di vendita.
Un anno cruciale, il 2014, visto che il suo raggio d’azione si è andato man mano sviluppando in mezzo mondo, con colossali investimenti negli Stati Uniti (in particolare a Los Angeles), in Europa (soprattutto a Londra), in Australia (Sidney), in Canada (Toronto).