Corriere Etneo, 29 VI 2022
Al “Premio Carlotta” d’Architettura i paternesi Finocchiaro e Mirenda: per il recupero di “Villa Gina” a Nicolosi
Il “Premio Carlotta X Architettura”, istituito dopo la scomparsa di Carlotta Reitano – architetto e dirigente regionale, già presidente della Fondazione degli Architetti PPC della citta’ metropolitana di Catania – conclude la sua seconda edizione 2022 con la presentazione dei progetti partecipanti nella prestigiosa cornice di Palazzo Platamo- ne a Catania.
Soddisfazione è stata espressa da Alessandro Amaro, architetto, marito di Carlotta Reitano e dai presidenti dell’Ordine e della Fondazione degli architetti pianificatori, paesaggisti e conservatori, Sebastian Carlo Greco ed Eleonora Bonanno.
Tra i partecipanti, meritevoli di menzione, il gruppo officina 21 che opera tra Catania e Paternò, e che ha presentato – nella sezione restauro – il recupero di Villa Gina, un’opera realizzata da Francesco Fichera nel 1929 a Nicolosi. Una villa in campagna che racchiude mille misteri e un atlante di dispositivi formali e tecnologici innovativi e sperimentali. Un’opera oggetto di vincolo monumentale che è stata restituita a nuova vita grazie alla sensibilità dei suoi attuali proprietari.
Il tema del lavoro non era solo il recupero fisico del manufatto, l’eliminazione delle patologie e dei dissesti ma l’indagine della fabbrica, della sua natura più intima, progettata da Francesco Fichera, che ha permesso di scoprire una metodologia processuale, una coerenza culturale e una visione futuristica già nel 1929. Il rilievo e l’indagine conoscitiva ha permesso di costruire un quadro delle conoscenze utili per realizzare un progetto “totale”.
Soddisfazione hanno espresso i progettisti, gli architetti Francesco Finocchiaro e Giuseppe Mirenda, per il rapporto con la committenza (Giuseppe Rizzo), l’impresa (Rosario Indelicato) e i fornitori (Guglielmino Group), lo strutturista (Angelo Amato) e non ultima l’alta sorveglianza della Soprintendenza di Catania (arch. Salvo Sorbello) e per il risultato ottenuto sul piano della ricerca scientifica. Abbiamo restituito alla collettività un bene che sembrava avviarsi verso il declino e l’abbandono e questo dimostra che i privati sono capaci di recuperare il patrimonio monumentale.
La partecipazione al premio Carlotta X l’Architettura ci sembrava – dicono i progettisti – un dovere nei confronti dell’amica Carlotta ma nello stesso tempo era la necessità di narrare un’opera – quella del Fichera – che merita maggiori attenzioni e che contribuisce a svelare quel DNA culturale degli architetti etnei. Un’opera che restituisce identità e valore se pensiamo che nel 1930 il progetto fu pubblicato nella rivista internazionale ‘Casabella’.