Sudpress, 30 I 2016
Inaugurato a Catania l’Anno Giudiziario.
La presidente Tafuri: “Quadro per nulla confortante.”
La presidente facente funzioni della Corte d’Appello di Catania Carolina Tafuri ha aperto l’anno giudiziario presentando la relazione sull’amministrazione della Giustizia nel periodo 1 luglio 2014- 30 giugno 2015.
E’ un corposo documento di 113 pagine quello presentato dalla presidente Tafuri innanzi alle massime autorità cittadine, e comincia con i ringraziamenti ai colleghi che hanno collaborato alla sua stesura: il dott. Filippo Pennisi, Presidente di Sezione del Tribunale di Catania, la dott.ssa Concetta Maiore, Presidente di Sezione della Corte, la dott.ssa Grazia Longo, consigliere della Corte di Appello, la dott.ssa Dorotea Quartararo, Presidente di Sezione della Corte, la dott.ssa Maria Francesca Pricoco, Presidente del Tribunale per i Minorenni.
La presidente ha ribadito con forza che non è “per nulla mutata in quest’ultimo anno la disastrosa situazione degli uffici catanesi, insufficienti nelle strutture e dispersi sul territorio cittadino, con conseguenze pesantemente negative sul regolare e dignitoso esercizio della giurisdizione locale, e, per di più, per come si dirà, limitativa di una seria prospettiva di miglioramento del servizio al Cittadino.”
Indecorosa è stata definita la condizione degli immobili adibiti ad attività di giustizia: “Anche il Tribunale per i Minorenni e il Tribunale di Sorveglianza di Catania hanno segnalato l’insufficienza e l’inadeguatezza dei rispettivi immobili, per di più distaccati in altre aree della città; in particolare il primo lamenta l’evidente insufficienza dell’unica aula d’udienza disponibile e, stante la peculiarità della funzione della giustizia minorile, anche la necessità di disporre di spazi adeguati per l’ascolto protetto.”
Anche per la Procura della Repubblica la situazione logistica comincia ad essere insostenibile considerato che “la dislocazione dei propri uffici in ben tredici siti cittadini, la maggior parte dei quali di proprietà privata, sia fonte di enorme dispersione di energie umane e finanziarie, oltre ad avere riflessi in termini di sicurezza di persone ed impianti.”
E ancora, “anche l’Ufficio del Giudice di Pace di Catania sottolinea la grave situazione della sua sede, pur essa decentrata e assolutamente inadeguata alle esigenze, sia per il numero dei locali (specie di quelli da destinare ad aula di udienza) che per la scarsa ampiezza della maggior parte degli stessi.”
E chiude questa prima analisi con un laconico: “Il generale quadro logistico catanese non è quindi per nulla confortante.”
E’ un vero e proprio grido d’allarme rivolto espressamente ai rappresentanti istituzionali presenti, anche considerando il trascinarsi della scandalosa inerzia sull’ex Palazzo delle poste di viale Africa: ” Se ne è voluto dare un quadro pur sinteticamente dettagliato per approfittare dell’importante occasione istituzionale e del qualificato uditorio e segnalare l’ormai evidente drammaticità del problema, anche in termini di concreti rischi di un calo motivazionale nel personale e negli operatori costretti ogni giorno ad adattarsi a condizioni di lavoro sempre più degradate. Innumerevoli riunioni tra esponenti dei vari soggetti istituzionali interessati (Ministero della Giustizia, Uffici giudiziari catanesi, Regione siciliana, Comune di Catania) non hanno sortito fin qui effetti concreti, nonostante oscillanti ipotesi di soluzione (in parte impraticabili fin dalla loro presentazione) e fermo restando l’ormai risalente acquisto, da parte dell’Amministrazione statale, dell’importante e noto immobile sito in questo viale Africa, che per l’appunto è rimasto da sempre inutilizzato e nel tempo è stato pure “vandalizzato”.”
Più chiara di così la presidente Tafuri non avrebbe potuto essere e l’analisi prosegue con una serie molto dettagliata di dati statistici che dimostrano l’enorme lavoro svolto dal Distretto che rischia di essere vanificato dalla mancanza di supporto da parte delle altre istituzioni.
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Nel PDF a seguire la Relazione integrale della presidente Tafuri.